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Immagine del redattoreIndieVision

Verona Digital Music Fest, il live report delle due serate di festival!

Verona Digital Music Fest, o VDMF per i più pigri, è un festival, un evento e un’esperienza che si tiene tra le mura della città scaligera da ormai tre anni. Si, la prima edizione risale al 2021, un periodo particolarmente caotico per il mondo dello spettacolo e la musica dal vivo, tra restrizioni e qualsivoglia divieto: i primi passi di questo festival si sono quindi mossi proprio nella rete, tra piattaforme live come Twitch e video caricati su Youtube, trasformandosi poi nelle due successive edizioni in un vento phygital da poter fruire in presenza così come anche online. La parte davvero interessante di questo festival? Oltre alla variegata proposta artistica, i ricavati sono interamente devoluti alla Ronda della Carità, associazione impegnata nell’aiutare i senzatetto di Verona.


Introduzioni a parte, il via alle danze è dato il 31 marzo dall’esibizione di Matteo Bonini, il quale inaugura il palco del The Factory scrollandosi di dosso molto rapidamente il gelo che una prima esibizione potrebbe portare con sé. Lui è deciso, attira fin da subito alcuni presenti sottopalco e inizia a diffondere le prime positive vibes che hanno contraddistinto e accompagnato l’intero evento. Il microfono passa poi nelle mani di Claudia, in arte Evra, giovane artista che ha fatto dell’R&B il suo timbro di qualità: una voce delicata ma che dolcemente ti trafigge, accompagnata da testi e melodie ricercate che rimbombano nel locale come piacevoli sussurri. Il palco poi si affolla, sempre di più: è il momento dei Parco Natura Morta. Band local, che richiama un famoso parco naturalistico del veronese, sorprende tutti con una formazione da capogiro. Gli strumenti sono ben affilati, alternano attimi di puro furore ad altri più intimi e meno caotici, seppur questo caos è stato egregiamente ammaestrato. Fuori uno dell’altro l’altro. Direttamente da Vicenza è il turno dei Folks, Stay Home. Anche su di loro non c’è molto da dire, la musica parla da sé. L’energia è palpabile, il pubblico intona le loro canzoni e ben presto la pista del The Factory diventa un secondo palco: uno dei momenti più belli di questa terza edizione del VDMF. Siamo quasi al giro di boa: MoltoBello e Gazebo Penguins. I primi sono in due, con loro portano oltre che a qualche strumento molta simpatia che, condita da ottime melodie è la chiave perfetta per portare up l’umore dei presenti. Umore che ben presto verrà preso, lacerato e lanciato in orbita dalla band emiliana di casa Garrincha Dischi. La folla è carica, urla, salta e sbraita: corpi ammassati che poeticamente si scontrano ripetutamente, un quadro surrealista che si scompone canzone dopo canzone. Nulla da dire, ineccepibili.



Palla al centro, inizia il secondo giorno, ancora tutto è da decidere. La serata del 1° aprile parte con una sorpresa: Sugar. Quest’ultima, solita a performare su sequenze, decide di stupire portando con sé un’intera band: il risultato è tutt’altro che banale, pensiero che ci fa credere che forse dovrebbe provare a riarrangiare anche le sue future produzioni dandogli questo taglio più accattivante. È il momento di due esibizioni che, seppur distanti tra loro, hanno in comune il risultato finale: scaldare il cuore dei presenti. I primi sono i Canostra, band veronese che fa accende le prime torce in sala, tra delicate armonie che lasciano il segno, raccontando storie come attorno a un falò (“Fare il morto a galla”, unica loro release, fa muovere le prime bocche). Si passa quindi da suoni navigati e vissuti, a una voce altrettanto professionale: Elvira Caobelli. Quest’ultima la voce la padroneggia, egregiamente anche. Un timido pop influenzato da R&B e Soul è quello che si sente al The Factory, tra tecnicismi che fanno vibrare i bicchieri di cristallo (in questo caso di plastica e riempiti da birra). È il turno poi di due band: The Foolz e Antartica. I primi sono acclamati a gran voce, probabilmente la boy-band che fa impazzire il pubblico femminile: se fosse solo questo però sarebbe poco, loro infatti convincono anche per le canzoni, la grinta e la sfacciataggine tipica dei ventenni (ma quella educata e accattivante, sia chiaro). Morta una band se ne fa un’altra: avanti gli Antartica, direttamente da Vicenza. Con loro, così com’è stato il giorno prima con i MoltoBello, le positive vibes fioriscono nell’aria rigogliose. Il pubblico sa praticamente tutte le loro canzoni: a ritmo di “Flower Power” e “Blu” si arriva quindi alla fine (il bis avrebbe dovuto essere obbligatorio). Ainè, non c’è molto da aggiungere. Sale sul palco a mezzanotte inoltrata, ma come una stella in cielo illumina il cuore di tutti e si prende ogni sguardo. Presenza scenica? 10. Voce? 10. Ecletticità? 10. Il suo è un live che consigliamo calorosamente di vivere.


Noi, stanchi ma felici, torniamo dunque a casa provati da questa edizione del Verona Digital Music Fest ma con il sorriso stampato in faccia, le gambe che ancora si muovono a tempo e la testa piena di bei pensieri.


Foto Credits: Laura Rosaspina.

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