Oggi venerdì 4 marzo esce per Dischi Sotterranei e Needn't "Baobab!", l'EP d'esordio di Baobab!, il nuovo ed interessantissimo progetto musicale di Gaia, giovane cantautrice torinese intenzionata a ritagliarsi un proprio spazio all'interno dell'attuale panorama pop d'autore italiano.
In occasione dell'uscita di questo lavoro, prodotto da Carlo Corbellini dei Post Nebbia, abbiamo avuto l'occasione di fare una piacevolissima chiacchierata con Gaia, la quale ci ha parlato della nascita e degli inizi del progetto Baobab!, delle influenze musicali dietro a questo EP e dei 5 brani che compongono questo folgorante esordio che si muove tra "synth onirici e chitarre vintage" e tematiche generazionali che raccontano, in maniera diretta e non banale, esperienze e situazioni in cui l'ascoltatore si può facilmente immedesimare.
Ciao Gaia, benvenuta su Indievision! Per prima cosa volevo chiederti come stai? Sei felice di veder finalmente pubblicato il tuo primo EP?
Ciao, sto bene dai, grazie. Comunque, sì, sono molto felice di vedere l’uscita, quindi sì, è molto figo.
Come nasce il progetto e perché hai scelto di utilizzare questo nome legato al mondo delle piante?
In realtà è molto casuale la scelta del nome, nel senso che è, forse, più estetica data dal punto esclamativo che molti in realtà non mettono quindi, non c’è un vero e proprio significato, ecco. Anche appunto il fatto che sia un albero, ecco non c’è proprio un significato, se bisogna cercarlo. Mi ricordo che avevamo provato, insomma, anche solo a crearglielo il significato ma ha più senso che non ce l’abbia secondo noi, secondo me adesso.
Il progetto Baobab! quando nasce?
Il progetto nasce a fine 2018 grazie a Marco ed Alessandro che adesso non ci sono più e quindi adesso sono da sola. Un giorno hanno deciso di provare a mettere su questa cosa che si potesse avvicinare ai Beach House come situazione, quindi l’idea iniziale era un po' quella ma poi ovviamente c’è stata un’evoluzione nei nostri gusti musicali. Subito, appunto, avevamo partecipato al Talentarm dei Tre Allegri Ragazzi Morti e avevamo aperto all’O.G.R. e quindi diciamo che era partito super bene come progetto.
Nel comunicato stampa dell’EP vengono citati i nomi di Battisti e dei Matia Bazar, due pezzi da novanta della musica pop italiana, per caso hai qualche ricordo legato a questi due artisti?
Sicuramente Battisti, c’è un legame molto forte con Battisti soprattutto, sia perché è un mio ascolto abbastanza costante, non ho mai dei periodo in cui, ovviamente ci sono, però è abbastanza costante come ascolto da quel punto di vista lì.
Quali sono state le maggiori influenze, i tuoi ascolti durante la lavorazione di questo disco?
Sicuramente i Beach House, come dicevamo, poi appunto, anche dai miei ex-compagni, molto gli MGMT, Teme Impala, Mac DeMarco, tutta quella scena lì che ovviamente adesso ascolto molto molto meno, però sì ricordo che, comunque, anche Angel Olsen e , secondo me, in questo EP si sente anche molto l’impronta alla Tyler The Creator, quel r’n’b con questi sintoni un po' molto presenti. Direi principalmente questi poi, ovviamente, ce ne saranno stati altri sicuramente e poi anche in fase di produzione, le abbiamo definite mentalmente queste referenze.
Questo EP esce per dischi sotterranei e Needn't, due delle realtà più attente alla scoperta di nuove leve, ed è stato prodotto da Carlo Corbellini dei Post Nebbia, volevo chiederti com’è stato lavorare con lui ed insieme a queste due etichette e quanto l’universo di Corbellini ha influenzato il tuo e viceversa?
Devo dire che abbiamo lavorato maggiormente a distanza con Carlo e c’eravamo poi visti, tra l’altro sotto quarantene varie, a Milano, però era stato molto bello perché anche se c’eravamo visti credo un paio di giorni, perché appunto il resto l’avevamo fatto tutto a distanza, eravamo riusciti a capire, cioè dove volevo andare a parare a livello di suoni e di idee. Comunque, la sua impronta secondo me, cioè gli abbiamo anche lasciato molto spazio di sperimentare e di lasciare la sua impronta, però, allo stesso tempo, anche lui ha fatto molta attenzione a lasciare ovviamente presente la nostra impronta, quindi c’è stato un bel equilibrio ecco.
Dischi Sotterranei secondo me, cioè parlo di Dischi Sotterranei perché prima eravamo in un’altra etichetta e poi ci siamo spostati con Needn't, Dischi Sotterranei secondo me è un’etichetta molto umana, cioè a livello umano sono molto presenti e per me, personalmente, già quel lato lì è molto importante, in più dal lato discografico sono super professionisti e sono molto grata di avere loro nel team. Anche a Needn’t si sono rivelati super super professionali appunto, loro facendo anche booking ed ufficio stampa sono super, quindi è molto bello lavorare con entrambi.
Nel primo pezzo “Noel” dici di volere “fare finta di essere uno di voi”, chi sono questi voi e perché vorresti essere nei loro panni?
Allora ti dico che questo pezzo qui è stato scritto principalmente da Marco (Fracasia) il chitarrista che adesso non c’è più e quindi sarebbe più appropriato chiederlo a lui però ovviamente adesso rispondo io perché abbiamo scritto entrambi, in realtà, il pezzo. Diciamo che tutto il testo gira un po’ attorno all’arroganza, tra virgolette, di volercela fare, poi nel mondo musicale di oggi dove comunque è super difficile più che farsi strada, spiccare. Quindi, appunto, tutto il testo gira attorno a questo sentimento di arroganza misto un po' a questa paranoia di non riuscire a farcela, un po' questo binomio.
In “Quindici” parli di un amore finto e che vorresti dimenticare, volevo chiederti secondo te quanto le esperienze, gli amori passati, nonostante la voglia di dimenticarli, influenzano i nostri comportamenti ed atteggiamenti e nel tuo caso la musica?
Sicuramente in generale sì, ma poi fanno soprattutto maturare, cioè è anche fisiologico avere delle situazioni amorose e quindi sì, secondo me totalmente. Sì queste esperienze influenzano anche la musica, poi ovviamente ci sono artisti che preferiscono parlare di altro. Diciamo che anche io personalmente vado abbastanza a periodi a livello di tematiche dei testi. Sicuramente "Quindici" fa parte di quella fetta di brani che ho scritto quando avevo iniziato a scrivere da neanche troppissimo tempo e quindi, ovviamente, la tematica dell’amore, cioè non dico semplice da trattare perché quello non è vero, però è tra le prime tematiche che si cerca di cantare.
"Sei sparito dentro il traffico Indeciso te ne vai via anche tu" (da "Quindici")
Il terzo brano è la strumentale “intermezzo”; com’è nato questo brano e perché hai deciso di inserirlo come spartiacque tra i primi due brani e gli ultimi due?
In realtà era un progetto di Alessandro, il bassista, quindi abbiamo anche deciso di portare il suo mondo dentro l’Ep e appunto anche Carlo (Corbellini) ci ha lavorato un po' e, ovviamente, ha aggiunto un po' il suo tocco, ad esempio ci sono dei dialoghi in sottofondo di una cassetta. In realtà non c’è un vero significato nell’averlo messo in mezzo, forse semplicemente il fatto che fosse un intermezzo, questo non va a significare che i primi due brani seguano un filone specifico e gli ultimi due un altro. Essendo anche il nostro primo lavoro volevamo mettere (lei e i suoi ex-compagni) le nostre idee e ci sembrava figo inserire questo intermezzo per il fatto che era prodotto da Alessandro.
In “Melatonina” tocchi una tematica cara alla nostra generazione di giovani ossia, il tema dell’ansia, volevo chiederti che rapporto hai con l’ansia e se per te la tua musica è un modo per esorcizzare, allontanare questa inquietudine?
Diciamo che di mio sì, sono una persona abbastanza ansiosa in generale e la musica mi aiuta moltissimo a sfogare questa parte di me e diciamo che si, anche “Melatonina”, è nata dalla scrittura mia e di Marco e non so cos’altro dire. (Risate e dialogo personale con l’ansia con l’artista).
"La sveglia suona, il mio cervello è ancora spento Seguo una pista che non mi porta mai a niente La luce filtra e io mi sento indifferente Vorrei un paio di maschere per coprire i visi falsi della gente" (da "Melatonina")
L’Ep si chiude con “B” che, a parer mio, è la canzone più romantica del disco; di questo pezzo mi ha colpito molto l’immagine del caleidoscopio dentro al petto e volevo chiederti che cosa intendi dire con questa metafora?
Il brano “B” è nato in modo abbastanza, non dico casuale, ma l’ho scritto molto di getto quel brano lì parlando di questa persona. Per caleidoscopio dentro il petto immaginavo il fatto che questa persona abbia tantissime possibilità ma che, all’esterno, non le faccia minimamente vedere, anzi faccia vedere proprio i lati più negativi. Quindi immaginavo un po' tutte le sue potenzialità, tutte le cose belle che ha dentro ma che non esterna.
A te è mai capitato di sentirti in questa situazione?
Oddio, forse sì, perché mi sottovaluto tantissimo, cioè non so essere autocritica perché lo sono troppo e quindi forse sì, cioè forse dall’esterno, magari, cerco di non far vedere tutte le qualità che potrei avere. Diciamo mancanza, alla fine, di autostima.
In questo EP si sente questa mancanza di autostima? C’è qualche brano in cui tratti prevalentemente di questa mancanza?
Secondo me traspare in abbastanza tutti i brani perché se lo sei, vuol dire che un po' lo fai trasparire poi avendo scritto i pezzi due/tre anni fa ovviamente sono cambiate tante cose, però credo di sì, credo che trasparisca.
Per quello che riguarda i lavori futuri mi piacerebbe avere ancora meno questo filtro qua, perché poi un po' di filtro lo sento ancora ma perché non c’era ancora quell’autostima di cui parlavamo prima e quindi, magari, riuscire a dire le cose senza filtri in modo da arrivare a chi ascolta, far provare emozioni più forti, comunque per me è molto importante anche quella parte lì.
Quali piani ha in serbo per te il 2022? E se ci sarà, visto che si sta avvicinando la primavera, modo di portare in giro per l’Italia questo disco?
Sicuramente lo porteremo live, infatti non vedo l’ora assolutamente, con una nuova formazione; stiamo settando principalmente una formazione in duo o in trio con il batterista, se necessario in qualche data, però sì, assolutamente lo porteremo live. Progetti per quest’anno? Direi date, si spera tutta l’estate, e poi magari in autunno iniziare a lavorare ai brani nuovi sarebbe molto bello.
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