"Sunday Vision" è la nuova rubrica domenicale targata IndieVision che amplia le nostre conoscenze musicali andando talvolta a riscoprire brani che hanno fatto la storia della musica italiana e internazionale, talvolta a scoprire nuovi brani del momento da tutto il mondo, indipendentemente da genere, lingua o convenzioni ma sempre con il fine ultimo di scoprire nuova musica che ci faccia emozionare. Ad affiancare questi brani speciali anche un focus sull'autore settimanale scritto dalla nostra redazione.
Questa settimana diamo inizio a questi speciali andando indietro nel tempo, più precisamente al 6 Luglio 1957, e ci spostiamo a Liverpool nella chiesa di St. Peter. Immaginiamo di dover andare ad una classica festa parrocchiale anni '50 di quelle che si vedono spesso nei vecchi film inglesi con festoni ovunque, il buon vecchio Joe al barbecue, il prete che canta bevendo vino, e tutti con dei vestiti a fiori o con un completo con tanto di farfallino. Mentre guardate la cugina del vostro vicino di casa, un gruppo di nome "QuarryMen" scende dal palchetto dopo aver suonato qualche brano e il loro leader John Lennon conosce per caso, tramite un compagno delle elementari, il quindicenne Paul McCartney, che viene invitato sul palco a cantare con loro una canzone dal nome"Long Tall Sally".
Qualche mese più tardi, Paul entrerà ufficialmente nei QuarryMen come secondo frontman e porterà con lui un suo compagno di scuola, George Harrison, che entrò nel gruppo a seguito di un provino eseguito a bordo di uno scuolabus. Questi cambiamenti nel gruppo porteranno un vero e proprio cambiamento anche da un punto di vista musicale, cosicché poco dopo John decise di dare anche un nuovo nome alla sua band, e dopo una decina di prove nel 1960 nacquero i Beatles. Mancava però un batterista fisso, finché non arrivò il 4 settembre 1962, giorno dell'audizione della band nella sala d'incisione di Abbey Road, quando a seguito di alcune discussioni interne con l'ex batterista Pete Best il gruppo decise di sostituirlo con Sir. Richard Starkey, in arte Ringo Starr.
In effetti i Beatles nascono un po' per caso, come (quasi) tutte le cose belle d'altronde, e fa sorridere ripensare a come una delle band più famose al mondo che ha fatto la storia della musica mondiale sia nata da due adolescenti che si conoscono suonando ad una festa. Il primo brano mai pubblicato dei Fab Four fu "Love Me Do", insieme a "P.S. I Love You" sul lato B, composti da Paul McCartney ed entrambi inclusi nel loro album d'esordio "Please Please Me", uscito nel 1963. In qualche vecchia intervista dichiararono che il loro manager del tempo, Brian Epstein comprò egli stesso diecimila copie del disco, a dimostrazione della sua fiducia nel gruppo e nella loro musica. Il 1964 arriva il momento più alto (in quanto a statistiche, classifiche e concerti) del gruppo, con l'uscita del loro terzo album "A Hard Day's Night". Nel 1968 ci fu la produzione di "Revolver", uno dei loro album più amati e nello stesso anno Lennon e McCartney fondarono la società della Apple. Proprio da quel palazzo, in via 3 Savile Row (Londra), il 30 gennaio 1969 i Beatles diedero vita a uno dei più influenti gesti situazionisti dell’epopea rock: un concerto live dalla loro terrazza. Un evento per pochi, non annunciato, allestito al freddo senza particolari attrezzature ma che regalarono 45 minuti di pura magia, un ritorno ai Beatles dei primi anni in un periodo con non poche difficoltà per i quattro. Probabilmente nessuno presente a quel concerto avrebbe immaginato che sarebbe stata una delle ultime esibizioni live della band. Il 10 aprile 1970 Paul dichiarò ufficialmente che i Beatles si erano sciolti.
"Life is what happens to you while you're busy making other plans." (John Lennon)
La poetica dei Beatles si fece strada un’Inghilterra devastata dalla crisi economica del tempo, ricevendo l’apprezzamento delle masse grazie ai loro messaggi rivoluzionari e il romanticismo più puro fino a diventare una vera e propria moda, conosciuta col nome di "Beatlemania". Nel corso della loro carriera pubblicarono ben 23 Album, moltissimi singoli ed ep. Tra questi uno dei più controversi, rivoluzionari e progressisti fu proprio "Yellow Submarine", da cui è tratto il nostro disco della domenica "All you need is Love" , tra tutte le tracce forse la più innovatrice al tempo e di sicuro tra le più famose della band.
Il clima rivoluzionario e innovativo si evince già dalla copertina: il gesto delle corna e la successiva affermazione di John Lennon “siamo più popolari di Gesù” portarono la Chiesa a definirli satanisti (il perdono gli è stato concesso solo nel 2010). Per questo le loro canzoni furono bandite in Russia, e i loro dischi venivano venduti come merce di contrabbando.
Yellow Submarine è in realtà un doppio album: sul primo disco troviamo brani tra il pop e il rock in pieno stile Beatles come Only a Northern Song, All Together Now, Hey Bulldog, It's All Too Much e brani più alternativi e di sperimentazione come All You Need Is Love o Yellow Submarine, mentre il lato B del disco presenta brani strumentali da orchestra composti dal loro produttore George Martin.
All you Need is Love, ultima traccia del disco composta da John Lennon e Paul McCartney insieme, è forse uno dei loro brani più amati. Rappresenta un vero inno all'amore, uno slogan per la pace senza età che insieme a "Imagine", "Blackbird" e "Give peace a chance" hanno accompagnato simbolicamente negli anni molti movimenti pacifisti. Musicalmente conta di una melodia molto semplice e un ritornello/slogan impossibile da non ricordare che punta ad un messaggio chiaro e
difficilmente fraintendibile: l'universalità dell'amore.
Il brano ha in sè una visione molto ottimista, a tratti contraria con la poetica tagliente che Lennon prediligeva in quegli anni. Era un messaggio positivo e spensierato: tutto quello di cui hai più bisogno è l'amore, è l'ingrediente segreto di ogni successo con il quale puoi arrivare ovunque e non c'è niente che tu non possa fare o dire nella vita, il resto sono solo scuse ("There's nothing you can do that can't be done"). La canzone venne scritta appositamente per un collegamento mondiale della BBC, John credeva che una frase semplice e diretta potesse unire la gente verso uno stesso futuro e farlo in mondovisione lo spinse a scrivere qualcosa di ancor più diretto. Si ispirò a molti brani di protesta pacifista, come "We Shall Overcome" di Baez o "Blowing in the wind" di Bob Dylan e fu così che nacque "All you need is love".
John dichiarò che la canzone era stata scritta con uno specifico intento rivoluzionario, una vera e propria musica di propaganda, dichiarando di essere <<un artista rivoluzionario. La mia arte è impegnata per il cambiamento>>. In effetti, se ci pensate, le canzoni che restano e che fanno la storia della musica hanno sempre un messaggio forte dentro. Ma le rivoluzioni iniziano sempre con delle proteste contrarie, (che sia questo il segreto per una vera rivoluzione?). Così accadde anche per All you need is love. La BBC commissionò ai Beatles una canzone che celebrasse al meglio il Regno Unito per un programma dal nome "Our World", e i Fab Four aprirono il brano con un'introduzione che riprendeva le prime famose sedici note dell'inno nazionale francese. Le proteste dei perbenisti non tardarono ad arrivare, ma i Beatles l'avevano previsto e questo portò solo ad aumentare la curiosità e l'interesse verso di loro. D'altronde se non hai paura di essere definito satanista, non puoi averne per quattro scettici patriottici che avrebbero preferito la classica "God Save The Queen".
Di certo uno dei brani della band che più è rimasto nei cuori delle persone, a prova della grandezza sia di John Lennon come compositore e artista, sia di tutta la band nel riuscire a dare sempre il giusto messaggio nel modo più semplice e diretto di tutti. Ancora oggi riascoltando le loro canzoni ci si stupisce come, nonostante siano passati ormai più di 50 anni, i loro testi siano di un'attualità unica. Brani come All you Need is Love, Let it be o Imagine raccontano il mondo attuale, a mio avviso, meglio di tanti brani usciti recentemente. Un inno all'amore così universale diventa ovviamente senza tempo e seppur in Italia sia stato utilizzato come sigla per programmi dal dubbio gusto culturale, rimane uno dei brani più amati.
Questa mattina, riascoltando l'album, ho realizzato che se ci fosse la possibilità di viaggiare nel tempo tornerei esattamente lì, sulla terrazza della Apple a Londra il 30 gennaio 1969, per il concerto più rivoluzionario dello scorso secolo con il primo gruppo che abbia mai ascoltato in vita mia. Signore e signori, in diretta da Savile Row, i Beatles con Don't Let Me Down.
Bonus track: i QuarryMen dopo essersi sciolti nel 1959 per anni si sono ritrovati a qualche conferenza o piccolo concerto per parlare dei nascenti Beatles. Nel 1997 si ritrovarono al quarantennale della festa di St Peter’s Church, dove suonarono il medesimo repertorio del giorno in cui John e Paul si erano conosciuti, ovviamente con una formazione diversa. A seguito decisero di incidere un disco e tutt'ora sono in attività.
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