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Immagine del redattoreFederica Viola

Come naufragare nella malinconia con stile: il nuovo dream pop di SPZ - Recensione

Se con l’EP “Quattro” aveva già dato prova di un potenziale da tenere d’occhio, SPZ con il suo album d’esordio “NOI/GLI ALTRI”, uscito il 29 gennaio per Undamento, si conferma per originalità e doti all’interno di una scena indipendente che aveva esattamente bisogno di un prodotto come il suo: fresco, dream pop, slowcore per certi versi.


Il giovane cantautore, all’anagrafe Andrea Spaziani, nasce e cresce a Roma, inizialmente militando in vari ambienti musicali come cantante, ma scegliendo poi di dedicarsi all’attività da solista e produttore sotto l’etichetta milanese Grooviglio, tutt’ora in collaborazione con Undamento per l’uscita dell’album NOI/GLI ALTRI.


Il tocco del team Grooviglio è difatti ben presente grazie alla fotografia di Silvia Violante Rouge, che ha curato la grafica del singolo “Tra il dire e il fare”, tratta da una foto scattata sul set del video ufficiale, e quella della cover stessa del disco.


L’evoluzione dell’artista, a due anni dall’uscita del precedente EP, è ben chiara come ci aveva anticipato anche lui in questa intervista: i toni sono più evoluti, curati e caratterizzati da un uso di synth-riffs distorti che va oltre il semplice voler macchiare un brano e che anzi impreziosisce l’intero album, ponendolo all’interno di un contesto a tratti ben chiaro (come il dream pop) ma che tuttavia non impedisce ad Andrea di sperimentare e lasciarsi travolgere dagli animi del momento.


Prodotto da Domenico Finizio, chitarrista e co-fondatore dei Tropea, e Lapo Vecchi, vede anche la collaborazione di See Maw e Voodoo Kid nell’unico featuring del disco, “Vuoti - insieme”, e ancora una volta ci dà prova della buona penna di SPZ. I testi scorrono imprevedibili ma naturali, ci trasportano tanto nella dimensione di Andrea quanto in una continua introspezione di noi stessi da ricollegare al titolo dell’album stesso.


Traccia dopo traccia, tra echi che riportano all’estetica di Mac DeMarco ed altri di ritorno al passato slowcore dei Galaxie 500, torna facile immergersi nella natura dualistica di “NOI/GLI ALTRI”, per cui SPZ stesso ha dichiarato che “Ogni brano è un costume che ho indossato e che tutti quanti potrebbero vestire, rispecchiandosi nelle parole e negli stati d’animo che evocano”.


Con "Scenderei anche io", primo singolo ad anticipare l’album, se di primo impatto a colpire è una vaga assonanza con “Vinavil” di Giorgio Poi, il testo è poi un viaggio a parte: ci riporta alle scuole superiori, i cori per strada per invitare la gente a scendere e manifestare, i giornalisti ad ora di pranzo che poi ricordavano a noi ragazzi l’inutilità di un gesto. Tanto poi che cambia? credo sia la frase che più mi è stata ripetuta durante gli anni delle superiori, ed è la stessa che Andrea, con molta probabilità, si è posto in questo brano, ma allontanandosi dalla componente politica e pensando a sé stesso (Scenderei anch'io fosse utile, fosse utile lo farei, smetterei anch'io con le abitudini, quelle inutili).



A seguire "Bye Bye" e l’ingresso in scena di un tema caldo a nostalgici e romanticoni: la consapevolezza di una relazione ormai giunta al capolinea, da lasciarsi alle spalle, con un altro fiore che ormai ha conquistato il cuore del giovane a scapito dell’ormai ex.

Non credi che, in fondo, per noi ormai, sia giusto adesso dirsi ciao, bye bye?


"Bambino" colpisce subito per una semplice ma funzionale linea di basso protagonista di tutta la parte iniziale di brano, arricchita da sonorità scanzonate in linea con il testo, ed è seguita invece dall’ingresso in scena di See Maw e Voodoo Kid, grazie ai quali, un po’ per caso, nasce "Vuoti - insieme".

Riesce perfettamente nel dimostrarsi uno dei brani più intensi e carichi di tutto l’album, grazie alle diverse influenze e personalità convergenti al suo interno, nonché uno di quelli più vicini alla corrente chillwave che abbia mai ascoltato del panorama italiano odierno.


Restando sull’onda sperimentale, arriviamo a "IIGRANDEII", traccia in cui il groove tipicamente house, caratteristico in parte anche dei brani precedenti, incontra un indie rock psichedelico di chi non ha paura di osare, e si mostra in tutta la sua forza.

Il testo risuona come un’esaltazione al vivere stesso, e che in un periodo come quello che stiamo vivendo fa venire ancora più voglia di ritrovarsi sotto un palco, e perché no, pogare assieme.


Quasi di contrasto al precedente brano, troviamo in tracklist l’omonimo "NOI/GLI ALTRI", un mappazzone di temi, seppur in senso più che buono: dal ritornello in cui si affronta il problema ecologico a Roma ("Ti senti come un grattacielo grigio sopra un marciapiede sporco, buccia di banana gialla, stesa") si arriva alla seconda strofa, che oltre a far presagire una relazione in atto, riaffronta la dimensione dualistica del nostro essere affermando “Sono fatto di altri, solo altri, oltre a me”. L'imprevedibilità dell’autore però è tutta nel post ritornello, con una sezione ritmica trap che sorprende tutti e che aggiunge un pizzico di unicità in più al tutto.



Con l’avvicinarsi della chiusura dell’album, SPZ si apre definitivamente a noi ascoltatori: “Ho paura di guardarmi in fondo. Ho paura che le mie fantasie possano trasformarsi presto in manie”. Inizia quel viaggio introspettivo che è "HOPAURA", un lamento sofferto in cui le colorazioni dream pop ci trasportano ancora di più sulla stessa lunghezza d’onda dell’artista, portando a chiedere a noi stessi: ma cosa vogliamo?


Anche perchè poi si sa, "Tra il dire e il fare". Il secondo singolo ad anticipare l’album, di contro, è anche quello che SPZ sceglie di porre a chiusura del suo percorso. Un testamento, come ha dichiarato, in cui racchiudere la sua persona così com’è, con la stessa sincerità con cui si è mostrato nel corso di tutti gli altri pezzi, legati fra loro tanto dai suoni psichedelici e sperimentali quanto dal suo mostrarsi senza limiti, mutevole.


E se ognuno di essi rifletteva una maschera, un costume da poter indossare assieme a lui, con quest’ultimo brano SPZ si mostra a noi per l’Andrea che è: un semplice ragazzo di Roma, cantante e musicista, che dopo tanta gavetta e un pizzico di sperimentalismo ha trovato il suo spazio nel mondo. E per questo gli auguriamo il meglio.



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