Con il suo ultimo singolo, "Lisbona", Sinisi ci invita a riflettere sul potere della nostalgia, esplorando un amore che vive solo nei ricordi. La canzone, intrisa di malinconia, parla di legami che restano impressi nella memoria come una melodia lontana, dolce e irraggiungibile.
Dietro il brano c'è un'artista che ha saputo fondere le esperienze musicali con il suo percorso di autore televisivo, costruendo un'identità creativa autentica e poliedrica. Ma "Lisbona" non è solo una canzone: è anche un’anticipazione del suo primo album, un progetto che promette di approfondire temi come la nostalgia, la vulnerabilità e l’amore in tutte le sue sfumature. In questa intervista scopriremo di più sulle ispirazioni che lo guidano, sulla sua evoluzione artistica e sulle emozioni che rendono "Lisbona" una tappa fondamentale del suo viaggio musicale.
Ciao Sinisi e benvenuto su IndieVision! "Lisbona", il tuo ultimo brano, è descritta come un viaggio nella nostalgia di un amore perduto. Come nasce l'idea di questo brano e qual è il ricordo o l'emozione che più ti ha ispirato?
L'idea di questo brano nasce dalla riflessione sulla difficoltà di lasciar andare ciò e chi ci ha reso veramente felici. "Lisbona" racconta di un amore che vive solo nei ricordi, come una melodia lontana che si fa sentire ma sfuma via, irraggiungibile. Molti di noi hanno vissuto un amore straordinario, ma allo stesso tempo incompiuto, come se ci fosse sempre qualcosa di essenziale che mancasse. È un amore che non ci abbandona mai, ma che ci costringe a fare i conti con la sua assenza, con quel vuoto che lascia dentro di noi
Cosa rappresenta Lisbona per te? È una città che hai vissuto, sognato o è solo un simbolo poetico?
Lisbona è una città che ho visitato alcuni anni fa e che rappresenta per me un momento personale felice e spensierato. Inoltre, Lisbona è strettamente legata al concetto di 'saudade' – una parola portoghese che non ha una traduzione diretta, ma che esprime una malinconia dolce, il ricordo nostalgico di qualcosa di bello che non tornerà più. Questa sensazione incarna perfettamente il cuore della canzone. In "Lisbona" ho voluto raccontare il contrasto tra la bellezza di ciò che è stato e il dolore di ciò che non potrà più essere, cercando di catturare quella sensazione unica che si prova quando un amore diventa solo un ricordo, tanto dolce quanto amaro.
La tua carriera musicale ha preso il via nel 2006 e da allora hai esplorato diversi generi e temi. Come descriveresti la tua evoluzione artistica?
Il mio percorso musicale è stato senza dubbio caratterizzato da lunghe pause, dovute anche al mio impegno nel percorso televisivo, che è stato spesso totalizzante. Tuttavia, ogni volta che ho pubblicato una canzone, l’ho fatto perché sentivo l’esigenza di esprimere qualcosa di autentico. È un cammino di continua ricerca e evoluzione, che ha sempre seguito il mio percorso personale. L'album che sta per uscire rappresenta un po' l'album della maturità, sotto ogni punto di vista.
Lavorare come autore televisivo in programmi come “Italia’s Got Talent” ti ha dato una prospettiva diversa sulla creatività rispetto alla musica?
In televisione la creatività è spesso legata alla capacità di raccontare storie in modo coinvolgente, in tempi molto brevi, e di adattarsi a un pubblico molto variegato. La sfida è quella di catturare l’attenzione in poco tempo, lavorando su emozioni immediate e universali. La musica, invece, mi permette di esprimere emozioni in modo più profondo e intimo, senza limiti di tempo, e di esplorare tematiche più personali. Questi due mondi, pur molto diversi, mi hanno arricchito entrambi. La televisione mi ha insegnato a lavorare con il ritmo e la narrazione visiva, mentre la musica mi permette di esplorare un’espressione artistica più pura. In entrambi i casi, la creatività è un esercizio continuo di scoperta, ma le modalità e gli strumenti con cui la esploro sono diversi.
Hai citato Lucio Battisti tra le tue influenze: quali altri artisti hanno segnato il tuo percorso e in che modo?
Sicuramente Mina ha avuto un ruolo fondamentale. La sua capacità di emozionare con una semplice frase o un cambiamento di tono è qualcosa che ho sempre ammirato. La sua capacità di reinventarsi nel corso degli anni e di giocare con la sua assenza sono stati per me fonte di ispirazione.
In “Lisbona” parli di malinconia, ma c'è un aspetto della tua musica o della tua vita che invece definiresti “solare”?
Nella vita di tutti i giorni sono una persona scherzosa, ironica! Mi piace stare in compagnia e sorridere. La malinconia non deve essere per forza associata alla tristezza: è un sentimento dolce e sfumato, fatto di nostalgia e riflessione, che regala una sottile bellezza nel ricordare e comprendere i ricordi del passato.
Con “Lisbona” ci hai dato un’anticipazione del tuo prossimo progetto discografico. Cosa puoi raccontarci del disco? Ci sarà un filo conduttore che lega le tracce del tuo primo album?
Nei prossimi mesi uscirà il mio primo disco che io definisco una sorta di 'concept album' perché tutti i brani si legano tra di loro, seguendo un filo conduttore che esplora tematiche come la malinconia, la nostalgia e la vulnerabilità dell’amore. E’ un viaggio emozionale, dove ogni canzone è una tappa di un racconto che si svela gradualmente. La ricerca del sound ha avuto un ruolo fondamentale: tra ballad, sonorità indie e influenze anni '80, gli arrangiamenti riflettono appieno la mia malinconia.
Domanda di fantasia per salutarci: se “Lisbona” fosse un film, quale sarebbe e perché?
Bella domanda! Forse Eternal Sunshine of the Spotless Mind di Michel Gondry. Nel film, i protagonisti, interpretati da Jim Carrey e Kate Winslet, cercano di cancellare dalla loro mente i ricordi di una relazione finita, ma, rivivendo quei momenti, emergono emozioni contrastanti di amore, dolore e nostalgia. Alla base di 'Lisbona' c'è proprio la ricerca di dimenticare qualcosa che è stato fonte di felicità, ma che ora porta solo sofferenza
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