Il 29 settembre è uscito per Panico Dischi "Sfumature", il primo Ep di Clemente Guidi, uno degli artisti più interessanti dell'attuale panorama musicale indipendente italiano. In occasione di questo esordio discografico, abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con Clemente sul disco, sulle sue influenze musicali e su il suo futuro tour, in partenza l'8 novembre da Forlì.
Ciao Clemente, benvenuto su IndieVision, come stai? Lo scorso 29 settembre hai pubblicato “Sfumature”, il tuo primo Ep, cosa stai provando ora che è uscito da un paio di settimane ed è disponibile per tutti?
Ciao! Sto davvero bene. Sinceramente sono molto emozionato. Dietro a “Sfumature” c’è un grande tempo trascorso, fatto di nuovi orizzonti, viaggi, incontri e pensierosi discorsi.
Sono in fibrillazione dalla curiosità. Ora che è finalmente fuori, vorrei poter viaggiare come le canzoni e intrufolarmi nelle sensazioni di chi ascolta, per curiosare e scoprire tutti i possibili intrecci con le vite delle persone.
Noi della redazione di IndieVision ti abbiamo scoperto grazie alla tua presenza nella compilation “Sugar Undercover” per cui hai realizzato una bellissima e fresca versione di “Azzurro”, indimenticabile brano di Adriano Celentano, ma la tue influenze non si limitano alla musica italiana visto il tuo forte legame con la scena indie e folk inglese e americana, Mumford & Sons, Bon Iver, etc. Volevo chiederti che rapporto hai con la musica e qual è il tuo primo ricordo legato ad essa?
Vi ringrazio. Cantare quella canzone è stato un grande regalo e un grande onore.
Ma sì, se penso alla mia di musica, torno molto indietro. Io nasco come un completo ingenuo a sedere su uno sgabello di batteria, più alto di me, all’inizio della prima elementare.
Ho sempre continuato nel modo più disinteressato fino ad oggi, quando ricollegando un po’ i puntini, mi sono reso conto che non c’è dimensione più spontanea di questa in me.
Senza porre definizioni, dal momento che di accademia alle spalle non ne ho, succede che se inizio a viaggiare con la testa e penso ai mille suoni che ho raccolto qua e là, inventare capita spontaneamente. Ho ascoltato un po’ di tutto, in modo anche molto incoerente.
Nell’indie folk ho ritrovato i suoni in cui sento maggiore appartenenza. È stata la musica che è arrivata nel momento in cui si cresce e il mondo dei grandi sta un po’ stretto. In questa musica ho trovato un mondo caldo e entusiasta, che mi racconta di avventura e un po’ anche di casa portando emozioni forti fino a piangere.
Ascoltando le cinque tracce dell’Ep si sente come la tua musica non si possa incanalare, del tutto, in un filone, poiché ogni brano ha, scusami il gioco di parole, una sfumatura che mette in mostra ogni volta un tuo lato diverso. Quanto è stato importante per te sentirti il più libero possibile durante la registrazione dell’Ep? Con quali parole descriveresti “Sfumature”?
Che bello, questo mi rende orgoglioso e per me è un grande complimento!
Faville di idee balzano in testa in qualunque momento, ma quando si tratta di chiudere e rifinire un progetto, personalmente ho bisogno del mio spazio e della più totale libertà. È l’unico modo per arrivare diretto alle decisioni che fanno la mia identità.
“Sfumature” è colorato, Nostalgico come “È che”, “Diverso”, morbido come la notte, contento di essere “Lento”.
L’Ep è composto da cinque brani che sono legati assieme da un filo rosso, ossia il fatto di essere una sorta di “pennellate che dipingono momenti di vita vissuta e tanti cambiamenti” e “Sfumature”, l’omonima traccia che apre l’Ep, sia musicalmente, che testualmente è la canzone manifesto del disco. Com’è nato questo brano? Per te quant’è importante saper vivere cogliendo le varie sfumature, positive e negative, di quello che ci potrebbe accadere?
Sfumature nasce da una registrazione al piano.
Muovo le mani su tre accordi e inizio a pronunciare parole nel tentativo di trovare un incastro immediato, senza frenarmi. Insomma su questa nota vocale le parole non scritte non sono poi così distanti da un senso e una forma. Riascolto: “che le cose van bene per la loro sfumatura” rimango colpito”. Vero! Pensavo di non saper scrivere canzoni e ora ho pubblicato il mio primo Ep. Sono sempre le sfumature. Tutto quello che succede ogni giorno, ogni momento, sicuramente, con fiducia, è tassello di qualcosa che guarda avanti.
In “Diverso” canti “Dai guarda un po’ che belli i tuoi sbagli / Ti basta sapere che non tutti sono guai”. Qual è il tuo rapporto con l’errare? Se potessi tornare indietro nel tempo, eviteresti alcuni sbagli che hai fatto o li rifaresti?
No. Credo che vada bene così. L’errore è un aspetto culturale, ha a che fare con il giudizio e il senso di colpa. Non me ne tiro fuori. Un senso di inadeguatezza mi capita di percepirlo e non sono sempre a mio agio nell’errore. Ma se dovessi rispondere dalla profondità, con certezza so che l’errore è l’elemento più giusto per crescere, se affrontato con grandezza.
Per quello che riguarda “Vola sopra i tetti la notte”, qualche giorno fa è uscito lo stupendo videoclip, nato da una tua idea, animata grazie ai disegni di Tommaso Neri e al montaggio di Emma Fragorzi. Da dove hai tratto ispirazione per una simile idea? C’è qualche collegamento tra il filmato del brano e la copertina dell’EP?
“Vola sopra i tetti la notte” è una canzone che mi porto stretto da anni. Volevo che ne uscisse una culla di tenerezza. Così anche l’idea del video segue questo filo, semplice come un’animazione per bambini. Dai mattoni pesanti delle città, leggera fino alle nuvole. Come noi persone, tutte. Tommaso ed Emma sono stati squisiti nel concretizzare un’idea, con mani di artigiani raffinati.
L’Ep si chiude con “Lento”, la mia canzone preferita del disco. Com’è nata questa traccia? In una società moderna iperconnessa e dove sembra che per sopravvivere sia obbligatorio solo correre il più velocemente possibile, che consigli daresti a quelle persone che si sentono lente, ossia sentono di non poter reggere, di non riuscire a tenere il passo con il ritmo frenetico di questo mondo?
Ma che bello a volte non tenere il ritmo! Il mio “problema”, se posso dire così, è che mi sento di aver viaggiato e visto già tanto. E nella mia testa c’è troppa abbondanza per poter credere a un modello così costringente. La corsa porta a qualcosa di breve, perché poi sfianca. A volte fermarsi a pensare e ad ascoltare evita grandi incomprensioni con se e con gli altri. Jovanotti dice “Se lo senti lo sai”, magari io mi permetto di dire, “Se è giusto lo senti” e allora nei tuoi tempi vai.
La sera dell’uscita di “Sfumature” hai organizzato un raduno con il tuo pubblico in una piazza di Bologna. Quant’è importante per te, le tue canzoni e la tua musica la dimensione live? Avremo occasioni di sentire le tracce dell’Ep, ed altri tuoi pezzi, dal vivo?
Ho dato un appuntamento per le 23:30 in piazza Aldrovandi. Niente di più di me e Pietro con due chitarre a cantare le canzoni nuove a squarciagola. Pensavo… “Non verrà nessuno”, “Sarà inadeguato?!” È stata una meravigliosa sorpresa! Eravamo in tanti, si è fatto subito tutto giusto, bello e emozionante. Io non credevo di cantare su un palco per davvero. Ho iniziato chiuso in cameretta, tanto per tentare e mettermi in gioco a creare qualcosa.
Invece ora è successo. E la dimensione che ho scoperto è affascinante. Ti senti vivo, impaurito, scoperto ma anche coperto. È tutto in divenire, e ho grandissima voglia di fare. Intanto posso darvi appuntamento per una tra le prime date di questo nuovo progetto, che sarà l’08/11 al Diagonal Loft Club di Forlì. Ci vediamo lì. Poi ho il presentimento che Milano e Bologna saranno altrettanto vicine, ci aggiorniamo!
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