Mai come in questa generazione, ci sentiamo tutti “di fretta” o “in ritardo” rispetto ad una tabella di marcia che ci viene imposta dalla società. E' una sensazione condivisa anche da Nicolaj Serjotti, che abbiamo avuto il piacere di intervistare. “Faccio un sacco di cose, faccio tutto quello che penso di dover fare, e mi sento sempre di non arrivare abbastanza dove vorrei o dove dovrei.” Il giovane rapper, di base nella periferia di Milano, riesce ad esprimere perfettamente questo senso di “affanno” all’interno del suo nuovo singolo, “Come ok”, uscito il 24 marzo sotto La Tempesta Dischi, con la solita base azzeccata del solito Fight Pausa, producer da sempre insieme a Nicolaj.
Il singolo segue “Sbagli” e “Sparami”, che insieme anticipano l’uscita del nuovo impronunciabile progetto, “????”, di cui ancora non sappiamo la data di pubblicazione. Quello che sappiamo, però, è che Nicolaj riesce ad essere chiaro in quello che spiega attraverso le sue barre, che scorrono in maniera fluida e corposa, proprio come un flusso di coscienza. Le basi del producer Fight Pausa sono il perfetto tappeto sonoro per un’artista che è sicuro del progetto che sta portando avanti. Un progetto che, dopo due anni passati in studio a lavorarci, sarà presto pubblicato e portato live in giro per l’Italia, dopo un periodo in cui non si poteva cantare neanche sotto la doccia.
Ciao Nicolaj, come stai?
Bene, bene, grazie e tu?
Come è nata la tua passione per la musica?
Diciamo che è iniziata un po’ in contemporanea con la passione per la scrittura, nel senso che verso i 13/14 anni si è creata una situazione in cui mi sono trovato a scrivere, ad esprimermi senza farmi troppe domande, come fosse una valvola di sfogo, un modo anche per determinarmi a livello personale, soprattutto nella scrittura rap.
Ascoltando un po’ il tuo primo album, Milano 7, ma anche i singoli più recenti, come “Sbagli”, quello che emerge è soprattutto la tua attitudine, le tue rime si incastrano come se fossero un flusso di coscienza, da chi prendi solitamente ispirazione? Quali sono i tuoi riferimenti musicali?
Penso che se ti facessi vedere gli album che ascolto su Spotify, non riusciresti a trovare la mia ispirazione (ride, ndr), perché passo spesso da un genere all'altro. Mi fa piacere il fatto che tu evidenzi che le rime scorrono così fluidamente, se ti dovessi dire, qualcuno che rivedo in questa attitudine è Mac Miller. Soprattutto nel suo “Watching Movies with the Sound Off” (album di Mac Miller del 2013), ho sempre notato questa cosa. C’è un flusso in cui ti rendi conto che ci sono rime incastrate perfettamente, e tutto scorre, mi ritrovo molto in questo modo di scrivere. Che poi è uno degli artisti che sicuramente mi hanno influenzato di più. Ma tra gli artisti che ascolto ultimamente, ci sono gli Injury Reserve, Aminè, 21 Savage. Provo a cercare il mio universo senza ispirarmi a nessuno, ma ispirandomi un po’ a tutto sia musicalmente sia a livello di scrittura, senza identificare una fonte d’ispirazione precisa.
Proprio su “Sbagli” dici, “Ho speso quasi metà dei miei migliori anni su questo pianeta a commettere Sbagli”. Come vivi l’errore, lo sbaglio? Come vivi l’uscita di un album, di un singolo, hai mai paura di non essere capito? Soprattutto durante un periodo del genere, dove tra pandemie e guerre è facile sentirsi “soli”.
Dal punto di vista di non essere capiti, non è che mi preoccupi più di tanto, perché mi sembra di avere la fortuna di essere abbastanza capito, dai feedback che mi arrivano. Ho questa fortuna di avere la tendenza a scrivere delle cose che possano essere capite, e mi sembra che le persone che le ascoltano le capiscano, e capiscano dove voglio andare. La preoccupazione che ho per quanto riguarda le uscite, gli album, i singoli in generale, è più un fatto strutturale di bidimensionalizzazione di quello che facciamo, perché abbiamo speso due anni per creare qualcosa che sia valido dal punto di vista musicale e visivo. Quando esce su una piattaforma, ho un po’ la sensazione che venga bidimensionalizzato, con la speranza che magari, suonando dal vivo, tutto ciò possa rientrare in qualcosa di più tridimensionale. Però gli sbagli che penso di fare sono più collegati ad un’attitudine di come vivere la vita, piuttosto di come fare la musica. Sono sempre contento delle cose che escono dal punto di vista musicale.
Dopo questo disco (Milano 7), ti prepari ad uscire con "????", sempre prodotto da Fight Pausa e pubblicato per La Tempesta Dischi. Come mai questo nome?
Questo disco è una raccolta di diversi pezzi che hanno ognuno una propria identità, per questo abbiamo deciso di farli uscire in 6 episodi. Ognuno sta uscendo con una sua identità sia musicale che visuale. Abbiamo girato l’Italia per scattare delle copertine specifiche per ogni brano. Secondo me tramite questo disco siamo riusciti a definire meglio quello che è il progetto che stiamo portando avanti, l’identità sia dal punto di vista sonoro che dal punto di vista di quello che dico io in primis. Ci sono varie sfaccettature che emergono meglio da questi ultimi lavori. Per esempio, sono uscite fuori delle caratteristiche più ironiche e sarcastiche, che non erano uscite così tanto in Milano7 che è un album più rap, più crudo. Le tracce di questo nuovo progetto rappresentano 6 facce della stessa medaglia, la stessa idea declinata in 6 diversi modi. Per esempio, tra Sbagli e Sparami ci sono sicuramente tante differenze, ma non si escludono a vicenda. Sono due sfaccettature della stessa cosa. Questo progetto è un manifesto più completo, perché descrive appieno un universo sonoro e d’immagine. Per quanto riguarda il nome, abbiamo cercato un nome che non fosse pronunciabile.
Parliamo ora di “Come Ok”, il tuo nuovo singolo appena uscito che anticipa il tuo disco “????”. Come nasce questo brano?
“Come Ok” è forse il primo singolo a cui abbiamo lavorato per questo progetto. Ha una struttura particolare, molto minimal, in cui diventano centrali i sample vocali che accompagnano per tutto il brano. Io l’ho visto tutto dentro la mia macchina, nel ritornello si capisce che io guido, sono in ritardo, faccio di tutto per arrivare in tempo, quasi mi schianto, ma comunque arrivo in ritardo. Tutto ciò crea un mood strano, è forte a livello di sound, ma io lo sento anche molto delicato, molto essenziale. Mi piace molto questa dualità che si viene a creare. Come dicevamo prima, cito un disco di Mac Miller (Watching Movies with the Sound Off) che per me è molto importante e che ho ascoltato molto in macchina.
Effettivamente si nota molto questa immagine che mi hai descritto. Anche il fatto che la canzoni non duri tantissimo, mi ha trasmetto l’idea di un messaggio vocale mandato di fretta. In questo brano dici “Sempre di fretta, sempre in ritardo. Come? Le 9 e mezza, le 10 e un quarto” Sei un tipo ritardatario? Come vivi la quotidianità, gli appuntamenti in studio, o anche con gli amici.
Ti dirò, lo ero una volta, adesso non lo sono più. Però probabilmente qui l’essere in ritardo è una cosa più figurativa del fatto di essere sempre di fretta e di non arrivare mai, più che agli appuntamenti, la paura di essere metaforicamente in ritardo, nei confronti della vita. Perché faccio un sacco di cose, faccio tutto quello che penso di dover fare, e mi sento sempre di non arrivare abbastanza dove vorrei o dove dovrei, quindi forse è più metaforico come paragone.
In Milano 7 hai solo un featuring, con Generic Animal, in questo nuovo progetto, hai valutato l’idea di inserire collaborazioni?
In realtà, per questo nuovo progetto sono partito dall'idea di fare un disco per esprimere me stesso al 100%, nel senso che mi piacerebbe aprirmi a delle collaborazioni in futuro, ma non adesso. Questo è proprio un disco che voglio sentire dall'inizio alla fine e dire: sono al 100% io, le produzioni sono al 100% Fight Pausa (il suo producer).
Sappiamo che il primo aprile suonerai al BIKO di Milano, hai in programma altre date? O magari un tour estivo?
L’8 aprile avrò l’apertura del concerto di Generic Animal al Monk di Roma. Poi stanno arrivando varie proposte, spero di poterle concretizzare in un tour estivo, perché mi piacerebbe molto vivere sulla pelle questa cosa che stiamo creando. Penso che ce ne sarà occasione. Ho in mente di fare un live molto rap, in cui potenzialmente sono sul palco il più delle volte da solo. Nelle occasioni che ho avuto di fare dal vivo, ho capito che la dimensione live mi diverte molto, mi diverte molto stare sul palco a proporre quello che faccio in un modo più diretto.
Chiudiamo l’intervista con un’ultima domanda: un album, o anche solo un singolo, che ultimamente stai ascoltando a manetta?
Adesso torni a casa, di Marco Fracasia. È un EP davvero incredibile che è uscito qualche settimana fa. Lui è un ragazzo di Torino che è molto forte. Lo sto ascoltando a manetta.
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