Di Martina Strada e Marco Anghileri
Sembrava non arrivare in più e invece eccola qui: la serata delle cover di Sanremo!
Visto che la Martie mi ha concesso l’intro, ne approfitto solo per ringraziare tutti i ragazzi e le ragazze di IndieVision per il lavoro che stanno e stiamo facendo, anche quest’anno è un piacere riempire di pixel su schermo questa serata cover e duetti ricostruendo il vostro dinamico duo preferito.
Ricordo, inoltre, due apprezzabilissime novità introdotte da Conti relativamente alla serata cover: le esibizioni di questa sera non incideranno sulla classifica della kermesse, e, a mio avviso scandaloso che prima fosse possibile, agli artisti in gara non sarà permesso portare pezzi propri. Resterà comunque una premiazione per il migliore, eletto da televoto (34%), sala stampa (33%) e giuria radio (33%).
Iniziamo con Geppi Cucciari e un minimo riferimento, seppur ironico, ad un nostalgico periodo storico che i vostri due eroi non tollerano.
Prima immagine dall’Ariston: Conti immobile in cima alle scale insieme a Benigni, pronto per i suoi 20 (venti) minuti di comparsata. Mi ricordano quelle volte in cui arrivavi a scuola e alla prima ora avevi la verifica di matematica, stavi fino all’ultimo a sperare che fosse uno scherzo, che saltasse per qualunque motivo, che ci fosse sciopero, e invece no, manco il tempo di entrare e immediatamente in classe ad aspettarti c’era l’immancabile prof con la busta gialla delle verifiche in mano, lo stesso sguardo.
Benigni fa un simil monologo tirando in ballo Giorgia, Elon Musk e un paio di battute simil politiche ma che speriamo sfocino in qualche polemichetta. Dio quanto ci mancano le polemichette! E a proposito di assenza e divinità, Roberto chiude con un “Dio vi benedica”, evidentemente basta poco per essere visto di buon occhio da questa Rai, e ahinoi, per come sta girando, dal paese tutto.
Dopo l’annuncio dei 26 codici per televotare gli artisti, ecco Rose Villain (pronunciato Ros Villèin) e Chiello con “Fiori di rosa, fiori di pesco” ed è subito Twist n' Shout al Magnolia, vestita da pin up dei poveri alle 3.30 am con intorno gli amici cantare come se non ci fosse nessuno. Sembra il karaoke del vostro bar cinese di fiducia, l’intonazione dei due non fa nulla per alzare il livello (però li vedo felici, questo mi fa venire un bel sorrisone).
Accogliamo Mahmood in cosplay da Kim Jong-Un che per niente agitato che lancia la pubblicità e ci regala il primo momento “pit stop” della serata.
Al rientro il jingle che ormai popola anche le nostre poche ore di sonno e un impostatissimo Mahmood presenta la combo urlatori… ehm, i Modà e Francesco Renga con “Angelo”. Mai nessuno che porti “Angela” di Checco Zalone e in questo caso è assolutamente un’occasione persa. Sempre impeccabile Renga nell’assolo di sorriso (scusate battuta che da contratto devo fare ad ogni edizione).
Non è ancora scesa le scale e già Geppi sta tirando frecciatine a Conti, alla rai, al regolamento con una reference al “Vince Fausto Leali, il Festival è truccato”, agli antani e scappellamenti, rigorosamente, a destra e via dicendo.
Clara, che bravona, e Il Volo -cos’abbiamo fatto di male- portano “The Sound Of Silence”. Attendiamo urlo del trio più amato dalle nonne mentre Clara finalmente fa sentire la sua voce potente e pazzesca e emoziona. L’ho già detto finalmente? Quota azzurra invece qui vede solo una canzone semplice e bella per la sua delicatezza, epicizzata inutilmente dai 4 e rovinata dall’arrangiamento.
Noemi e Tony Effe portano la sigla della Zanzara e mentre sto aspettando di capire quando si faranno sentire le lezioni di canto prese da Tony Effe, Noemi, che si stava mangiando il compagno di esibizione frena e si abbassa al suo livello per non infierire, son scelte.
Geppi Cucciari entra in scena in ritardo di 0,3 secondi e viene redarguita da Carlo Conti perché c’è una time table da rispettare, BRAVO! Edit del sabato mattina: Carlo manderà in vacca tutto l'anticipo tra circa un paio d'ore. Ne segue un battibecco non organizzato e bello proprio per la spontaneità, basterebbe davvero poco per alzare il livello.
Franci Michielin, il suo malleolo e Rrrrrkomi presentano una delle canzoni di Cesare Cremonini più belle di sempre: lei in bianco al pianoforte, lui in nero con il suo corsivo. Francesca, che deve aver fatto pace con lo stylist, trascina Mirko nonostante una prova non impeccabile.
Tuttalitalia-tuttalitalia-tuttalitalià, e si torna sul palco.
La cover più attesa? La cover più attesa. Lucio Corsi e Topo Gigio portano sul palco dell’Ariston il brano italiano più famoso nell’intero cosmo: “Nel Blu, Dipinto di Blu” (per l’amor d’iddio non chiamatela “Volare”, che se no il padre dell’azzurra quota inizia a polemizzare). Lucio alza il livello scenico, il duetto è divertente e nonostante tutto si muove molto bene su un brano che è infinitamente meno facile di quanto possa sembrare. Sta moralmente vincendo il festival, e lo sta facendo a suo modo, provando a far vivere all’Ariston qualche sprazzo del mondo dei sogni che da anni dipinge nelle sue canzoni.
Topo Gigio chiama Mahmood sul palco, selfie con Gigio e gag sull’autotune.
Seguono Serena Brancale e Alessandra Amoroso (sbuffò lei sonoramente) con “If I ain’t got you” di Alicia Keys. La Brancale riesce a rendere la sua compagna di cantata piacevole da ascoltare… che sia l’unica soluzione per farsi piacere l’Amoroso? Ai posteri l’ardua sentenza. Veramente meravigliose.
Geppi rientra sul palco annunciando: “Topo Gigio ha spaccato il camerino”. Forse un riferimento al Volo che aveva lasciato la stanza di hotel in condizioni diciamo pietose? Non lo sapremo mai ma vogliamo illuderci di sì.
Irama con Arisa (ma davvero? Non l’avevo tenuto a mente che c’era anche lei!) portano una canzone facilina, “Say something” di A Great Big World e Christina Aguilera. La canzone originale è potentissima, questa versione scricchiola forte come la porta in un film horror. Per la platea, incredibile ma vero, è delirio. La battuta sulla parrucca… ma chi sei, Ariana Grande? No perchè in caso ne devi mangiare di cereali sottomarca per arrivarci (cit.)
Gaia col grande Toquihno porta “La voglia, la pazzia” della Vanoni. Gaia deve aver litigato con la make up artist, ma il pezzo sta su (lui se la suona dibbrutto) e anche la concorrente sta decisamente più a suo agio qui che sulla cassa dritta di Petrella, tu guarda… stiamo forse proponendo una petizione popolare per avere più autori nella kermesse e meno nello stesso pezzo? Chi lo sa.
Parte la pubblicità dell’Amaro del Capo e io la scambio per la sigla del Festivàl (product placement per il quale non abbiamo ricevuto un centesimo, ma credo ormai sia chiaro a chiunque che lo facciamo solo per la burla).
Sulla cover di “Rossetto e caffè” credo sia il momento di andare a prendermi una birretta… o farmi un gin tonic? Tentativo di Stashizzazione (neologismo) di “Rossetto e caffè” decisamente da rivedere.
Dal Suzuki Stage si esibiscono Benji e Fede, la persecuzione musicale della vostra Martie. Scattano i meme nella chat con le amiche e dev’essere una sensazione ma il brano dura circa 12 ore.
Avete presente la prof di matematica di cui ho parlato nell’intro? Ecco, quella prof era Marcella Bella (jazz music stops). Per “L’Emozione non ha voce” parte un altro momento karaoke e avverto i vicini lamentarsi. Di me, non di Marcella, per l’amore del cielo. Conti oggi ha tempo da perdere e fa esibire a tempo perso i Twin Violins che avevano accompagnato Marcella Bella. La SIAE dei Coldplay ringrazia.
Artista campano con ospite campano porta un brano di Pino Daniele. Avanguardia pura. Rocco Hunt e Clementino a casa, e non solo per la semplice battuta sul territorio, la spingono grazie anche ad un paio di campionamenti fatti bene, l’esibizione spacca (concedetemi di dire che l’abbraccio strappalacrime sotto la foto è una sceneggiata che ci saremmo risparmiati volentieri) ma in ogni caso, se serve a valorizzare quella che resta una buona prestazione, ben venga.
Di rosso (s)vestito si esibisce Mahmood in un medley dei suoi brani. Non sto solo cantando ma sto ballando le coreografie originali, quelle improvvisate. Esibizione più bella di un ospite nazionale di quest’anno e senza necessariamente durare 40 minuti (ogni riferimento alla prima serata non è casuale). Dalla regia tecnica ci fanno notare che l’esibizione però è stilisticamente uguale a quella del buon Marco Mengoni dell’anno scorso, con la -non troppo trascurabile- differenza che a pensarla sono stat* dell* coreograf* divers*.
Segue gag che ci ricorda i momenti che meno rimpiangiamo della gestione Amadeus. No dai, a me non è spiaciuto. Sarà che questa edizione non ci ha regalato altri momenti simpatici finora.
Francesco Gabbani e Tricarico portano “Io sono Francesco” ma il secondo, che, oltre che "Francesco", è anche autore, non si ricorda il brano qua e là. Giocano la carta “Mr Rain” aka bambini sul palco e quindi via con le mamme pancine a spolliciare dai loro telefoni con le cover a portafoglio per questi ragazzoni vestiti uguali tanto carini.
Momento qualità: Giorgia e Annalisa portano “Skyfall” di Adele. Le due portano un pezzo apparentemente paraculo, ma sono davvero brave a non sbagliare di un centimetro. Bonus dimmi che sei una pro vera senza dirmelo, inizia Giorgia: chiede il permesso ad Annalisa per poter fare l’ultimo acuto. Ariston in piedi ad applaudire.
Segue un’interpretazione composta, pulita ed elegante de “La Cura” del maestro Battiato da parte di Cristicchi e della compagna Amara. Piccola macchia gli urli sul finale, da parte di entrambi, quasi a rompere un po’ la bella atmosfera creatasi fin lì, peccato.
Sarah Toscano pesca in Francia una band che fa qualcosa di incredibilmente già sentito anche in Italia. Esibizione tiepida che nemmeno qualche stacco chitarra e voce riesce a riscaldare. Che occasione sprecata.
Spazio per l'immancabile sviolinata all’esercito italiano, il cui ospite della serata in rappresentanza è l’ufficiale di marina Neal McBeal the Navy Seal a cui Bojack Horseman, esclusiva IndieVision, ha appena ricomprato un pacchetto di muffin.
“Sanremo sta finendo”, cassa dritta, tutto il teatro balla: i Coma_Cose giocano facile facile e il pezzo con (e di) Johnson Righeira funziona e darà loro una bella spinta nella classifica della serata. Ah lei è veggente? “Piacere, Mago Merlino” (cit)
Joan Thiele e Frah Quintale si esibiscono in una bella cover di “Che Cosa C’è” di Gino Paoli, infinitamente meglio lei di lui e vorremmo dirci stupiti ma questa sera le concorrenti femminili accompagnate da uomini stanno facendo sempre una figura ottima.
Goran Bregovic e quella spettacolare passione nel mandare in caciara tutto. Gli voglio troppo bene e mi sembra di essere ad un concerto dei Gogol Bordello: poco importa chi c’è sul palco con lui, anche perché Olly fa veramente ben poco, si balla! Io invece porgo un quesito: perchè quando un artista ha un difetto di pronuncia devono fare solo allitterazioni di quel difetto? Jovanotti la esse, Olly la erre…
Geppi salta sul palco citando Elio, e mi basta questo.
“Uno maggio a Roma… Un Omaggio a Roma” siamo così disperati che ridiamo.
Sono una brutta persona se quando sento “A mano a mano” penso a Tony da Milano? Il duo Lauro-Elodie alterna alti e bassi portando due brani su Roma unendo la parte più “classica” con quella più tamarra in cui entrambi gli artisti si sbottonano. Letteralmente. Lauro intona anche “Ancora, ancora, ancora” dedicandola a tutte le ragazze per San Valentino mentre Elodie cerca di divincolarsi e portarlo via dal palco. Per un momento abbiamo temuto il limone.
Settecentesimo pezzo di Pino Daniele, che comunque anche questa volta è uno di quelli che funzionano meglio: i Neri per Caso spingono Massimo Ranieri sulla reinterpretazione di “Quando”. Massimo parte zoppicando ma si riprende alla grande, nel complesso una buona esibizione.
Peyote, evidentemente su consiglio di Noemi dopo la prima serata, si spara 3 sigari immediatamente prima di salire e la paga esibendosi quasi senza voce. Ditonellapiaga come sempre bene, mentre Zampaglione colleziona, nell’ordine: una prestazione canora non delle migliori, un assolo brutto su chitarra acustica e la dimenticanza di citare Battiato, anche su invito di Carlo Conti.
È il turno di Darione Brunori che si porta sul palco Dimartino e Sinigallia, quest’ultimo alle prod. dell’album uscito oggi (consigliatissimo) in cui, ovviamente, è contenuto anche “L’Albero delle Noci”, il brano in gara. La dedica, sentita anche e soprattutto da chi vi scrive, è per Paolo Benvegnù, che avrebbe compiuto oggi 60 anni. Conti non lascia finire nemmeno l’applauso e cita altre persone. È proprio destino che a questo pubblico non ti ci vogliano far arrivare, ti vedo lì che ci stai ridendo su, Paolino, tanti auguri!
Noi non siamo fan del drama (che falsità) per cui ci limiteremo a commentare questa versione di “Bella Stronza” di Fedez con Marco Masini in maniera lapidaria, come è stata commentata in redazione: “Madonna santa / manca solo il suo nome sulle strofe / pure commosso”.
Solidarietà a Cristiano de André che deve rifare dopo quella che è probabilmente la take migliore della vita. Una cover delicata, snella, fedele all’originale: quota rosa si trova con il groppone per questo brano che la riporta al mare, al lungomare nelle sere di primavera, ad un po’ di pace. Bresh sorpresa di questo Sanremo? Sì.
Shablo, Gue, Joshua, Tormento e Neffa ci regalano una chiusura con “Amor de mi vida” e soprattutto “Aspettando il sole”, brano che non ha bisogno di presentazione, arriverà al pubblico sanremese? Purtroppo sappiamo la risposta, come sappiamo che il quartetto anche questa sera non è sceso a compromessi, regalando al pubblico generalista uno spaccato importante di un genere che purtroppo o per fortuna non ha mai sbancato totalmente nel mainstream.
Si esibisce Paolo Kessisoglu con figlia, potrebbe anche essere stato il pezzo più toccante del mondo (spoiler: …), ma nella nostra testa, inevitabilmente:
Variazione, nella mia testa invece, Paolo sul palco di Sanremo è questo:
Parte "Crueza de Mar" per la terza volta, chissà se quota rosa si sarà stancata delle passeggiate sul lungomare. Vorrebbe poter dire di sì ma se guarda fuori dalla finestra non c’è il mare ma solo il buio di Milano.
Dopo il collegamente con Radio2 e la pubblicità il trio di presentatori della serata si accinge ad annunciare il vincitore della serata cover con anche il presidente della regione Liguria, Tot...ah no. Mario Bucci (aspettavamo da tempo questo momento).
Segue quindi la top 10:
Giorgia con Annalisa
Lucio Corsi con Topo Gigio
Fedez con Marco Masini
Olly con Goran Bregović e la Wedding & Funeral Band
Brunori Sas con Riccardo Sinigallia e Dimartino
Irama con Arisa
Rocco Hunt con Clementino
Elodie e Achille
Clara con Il Volo
The Kolors con Sal Da Vinci
Grandi applausi e gioia per l’artista e la compagna di viaggio.
Mentre Carlo Conti passa la linea al DopoFestival e ad Alessandro Cattlen il vostro duo preferito vi ringrazia per aver seguito la serata più divertente di Sanremo insieme a noi che ci siamo ripromessi essere l’ultimo in dad. Dall’anno prossimo in diretta dall’Ariston o niente.
A stasera con la finale di Sanremo!
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