Negli anni '70 molti dischi d'esordio dei più importanti cantautori della musica italiana vennero pubblicati dalla It, casa discografica romana fondata da Vincenzo Micocci, già direttore artistico della RCA Italiana e della Ricordi. Tra i nomi che Micocci scoprì si possono annoverare Francesco De Gregori, Antonello Venditti, Giorgio Lo Cascio, Rosalino Cellamare, noto ai più come Ron, Gianni Togni, Enzo Carella e molti altri ancora.
Nonostante i nomi citati in precedenza siano diventati, nel corso degli anni, delle figure imprescindibili per la musica d'autore italiana, gli album d'esordio di questi artisti finirono spesso per vendere pochissime copie, diventando così delle vere e proprie rarità per i fan e collezionisti.
Il Sabato del Vinile di oggi è dedicato all'album d'esordio di un cantautore calabrese trapiantato a Roma, il quale vendette pochissime copie, nonostante l'alto livello qualitativo sia musicale che testuale. Il disco in questione è "Ingresso Libero", il primo album in studio di Rino Gaetano pubblicato nel 1974 dalla It.
Rino Gaetano (dolce diminutivo coniato dalla sorella di Salvatore Antonio Gaetano) nacque a Crotone nel 1950, ma già intorno al 1960 si trasferì con la famiglia a Roma. Nel 1967, dopo aver terminato gli studi presso un seminario in provincia di Terni, tornò a Roma stabilendosi nel quartiere di Monte Sacro.
Nello stesso periodo iniziò a suonare in giro con i Krounks, un gruppo musicale composto con qualche suo amico che si dilettava a suonare cover. Fin dagli albori, il giovane Rino iniziò a scrivere alcune canzoni inedite prendendo come punti di riferimento De André, Battisti, Bob Dylan, i Beatles e Jannacci.
Nel 1969 Rino Gaetano si avvicinò al teatro, un mondo che lascerà un segno sia nel suo modo di scrivere che nelle sue esibizioni dal vivo, e iniziò a bazzicare il Folkstudio, luogo frequentato da molti giovani artisti romani, tra cui Antonello Venditti e Francesco De Gregori. In questo periodo iniziarono ad emergere alcune caratteristiche dello stile di Gaetano, in primis il suo modo di cantare ruvido e la sua voglia denuncia, critica e sociale presente nei suoi testi a volte celata da una forte ironia e a volte senza peli sulla lingua.
All'inizio degli anni '70 Rino si diplomò in ragioneria e suo padre gli trovò un posto di lavoro in banca. Da subito capì però che i suoi progetti da giovane cantautore erano distanti da quelli del genitore. Fece così un accordo con suo padre: se entro un anno non fosse riuscito a sfondare nel mondo della musica, avrebbe messo i suoi sogni nel cassetto e accettato il lavoro in banca.
Nel 1972 Rino conobbe Vincenzo Micocci, il proprietario della It, ed incise un provino per la milanese Produttori Associati, il quale però non venne mai pubblicato. L'anno seguente, per la It, incise il suo primo 45 giri, "I Love You Maryanna / Jacqueline", con lo pseudonimo Kammamuri's, in omaggio ad uno dei personaggi del romanza d'avventura i Pirati della Malesia di Emilio Salgari.
Nonostante la scelta di nascondersi dietro ad uno pseudonimo per via della timidezza e dell'insicurezza del cantautore calabrese, il quale si considerava un autore, più che un vero e proprio cantante per via della sua voce ruvida, sporca molto distante agli standard del periodo, già in questi due pezzi si vedono le sfumature dello stile di Gaetano, uno stile ironico e anche ambiguo, ad esempio "I Love You Maryanna" potrebbe essere dedicata sia alla nonna del cantautore, come sostiene la sorella Anna, o alla marijuana.
Il momento di svolta per Rino Gaetano fu il 1974, anno in cui Vincenzo Micocci della It decise che era giunto il momento di pubblicare l'album d'esordio del cantautore calabrese, "Ingresso Libero". Nonostante la timidezza e l'insicurezza di Rino, il quale provò a convincere Micocci a far sì che le canzoni che avrebbero composto il disco sarebbero state migliori se cantate da altri artisti, il direttore della It persuase il cantautore calabrese a registrare e cantare questi pezzi.
A differenza di tutti i successivi lavori di Gaetano, il titolo dell'album non deriva da una traccia contenuta nel disco; "Ingresso Libero", infatti, sembra riferirsi in pieno stile ironico al debutto, senza nascondersi dietro a nessun pseudonimo, del cantautore calabrese sulla scena musicale italiana. La copertina del disco, invece, raffigura un'immagine sfocata del cantautore calabrese, che ricorda i celebri Uomini che camminano dello scultore Alberto Giacometti, davanti alla sua prima casa romana, sulla cui porta è presente un cartello con una scritta nera che riprende il titolo del disco "Ingresso Libero".
Il fatto di aver utilizzato il suo nome per questo album ma, allo stesso tempo, di aver messo in copertina una sua immagine sfocata ed irriconoscibile, mostra ancora tutta la titubanza di Gaetano a pubblicare questo suo lavoro non celandosi dietro a nessun pseudonimo o alter ego. L'artwork della prima edizione di "Ingresso Libero" presentava una copertina apribile al cui interno, in negativo, veniva ripresa l'immagine di copertina che faceva da sfondo ad un breve racconto nonsense di Gaetano e ai testi della nove tracce del disco, senza però fare alcuna menzione ai musicisti che lavorarono insieme al cantautore calabrese alla realizzazione dell'album.
Nonostante la presenza di alcuni brani di alto livello come "Tu, forse non essenzialmente tu", brano che riscosse un discreto successo e venne inserito diverse da Renzo Arbore e Gianni Boncompagni nella scaletta del programma Alto Gradimento, "Ingresso Libero" non riscosse successo e, secondo leggenda, le copie non vendute dell'album vennero mandate al macero, rendendo ancor più raro e ricercato per i collezionisti questa versione dell'esordio di Rino Gaetano.
A differenza del singolo "I Love You Maryanna / Jacqueline", alcune canzoni presenti in "Ingresso Libero" iniziarono a presentare tematiche più impegnate e sociali riguardanti la società italiana del periodo e il divario tra nord e sud. Oltre ai brani di critica sociale, spesso filtrata dal tono ironico di Gaetano, all'interno di questo lavoro si trovano sia pezzi di stampo novellistico medievale, i quali torneranno anche nei lavori successivi, sia canzoni con elementi quasi autobiografici, dietro ai quali, abilmente, il cantautore calabrese riusciva ad inserire, quasi sempre, doppi sensi ambigui riguardanti la società del periodo. In questo esordio, dunque, si stava iniziando a delineare lo stile caratteristico di Rino Gaetano, uno stile fortemente ironico, a volte nonsense dietro al quale si celava una forte denuncia e critica sociale che riusciva a far breccia negli ascoltatori grazie al modo di cantare ruvido, sporco ma naturale e spontaneo di Gaetano.
Lato A
Il disco si apre con "Tu, forse non essenzialmente tu", l'unica canzone di "Ingresso Libero" estratta come singolo. Considerata da molti una canzone d'amore, questo pezzo, in realtà, è stato ispirato a Rino dall'amicizia con Bruno Franceschelli, che conobbe nel 1974 presso il Bar Barone di Monte Sacro e con cui iniziò a passare le serate giocando a dama e bevendo birra chiara in lattina. Dunque, prendendo spunto da questi elementi reali e dal sentimento scaturito da queste forte amicizia, in "Tu, forse non essenzialmente tu" Gaetano verso dopo verso si incammina verso temi dalle sfumature filosofiche come l'irreversibilità del tempo, davanti alla quale l'uomo non può fare niente, e la difficoltà nel trovare un momento per fermarsi e guardarsi dentro, per cercare dentro sé la propria anima essenziale, primordiale. Da un punto di vista musicale, questa canzone è caratterizzata da un crescendo musicale in cui la fa da padrone una meravigliosa chitarra elettrica che fin dalle prime note accompagna questa impeccabile poesia a metà via tra la quotidianità e la filosofia.
La seconda traccia è "Ad esempio a me piace... il sud", brano già inciso in precedenza da Nicola Di Bari. Questa canzone è un viaggio del cantautore calabrese nei ricordi della sua terra natale, la Calabria, terra che lasciò quando aveva circa dieci anni ma a cui rimase sempre legato. Più che una canzone è una dedica al Sud Italia degli anni '70, una terra caratterizzata dal lavoro contadino, dalle donne che aspettano i mariti sui cigli delle porte, dai bambini che giocano liberi per le strade e a quei paesaggi naturali, ma spesso sconosciuti, che queste terre celano. La bellezza che si nasconde in questi ricordi, in questi luoghi, in questi avvenimenti però, il cantautore calabrese, fa capire che non può essere colta pienamente da tutti ma solo a qualcuno che "sarà senz'altro un altro come me", ossia solo a coloro che sono nati e cresciuti nel Sud Italia ma che per motivi lavorativi si son dovuti trasferire in qualche grande città o al Nord.
Il disco prosegue con "AD 4000 D.C." brano dall'aria folk e medievale. A differenza dei pezzi precedenti, fin dal titolo, in cui sono presenti due diciture dallo stesso significato Anno Domini e Dopo Cristo, si capisce che "Ad 4000 D.C." è una traccia dalla vena surreale in cui Rino Gaetano con la sua ironia sembra descrivere una folle e stramba società del futuro.
"A Khatmandu" è la traccia che chiude il Lato A. In questo pezzo, caratterizzato da un sound anni '70 in cui la fanno da padrona gli organi, la tastiere e una meravigliosa chitarra elettrica, il cantautore calabrese sembra che si sia ispirato a quei viaggi spirituali in località esotiche, molto diffusi a cavallo tra la fine dei '60 e l'inizio dei '70. In queste esperienze, fatte per lo più per ritrovare sé stessi, molte persone si affidavano ai guru e si lasciavano andare all'utilizzo di droghe leggere e non solo. Prendendo spunto da questi viaggi, Rino in "A Khatmundu" allude alle serate passate in compagnia dei propri amici a bere vino e a fumarsi qualche canna, in modo da staccarsi un po' dal grigiore della quotidianità. Dunque, non bisogna per forza viaggiare per trovare una propria Khatmandu, a volta basta anche solo un luogo in cui divertirsi, passare una serata in compagnia e parlare fino a tardi con gli amici di una vita o con delle nuove conoscenze.
Lato B
Il Lato B si apre con "Supponiamo un amore", la mia canzone preferita di "Ingresso Libero", nonché una delle migliori canzoni scritte da Rino Gaetano. In questo brano, che si basa su uno struggente e malinconico piano, il cantautore non tratta temi sociali o altro ma racconta semplicemente la nascita, lo sviluppo e la triste conclusione di un'ipotetica storia d'amore. Fin dalla prima volta che ho ascoltato questo brano, la mia mente ha subito pensato a questo pezzo come all'esempio perfetto dell'illusione in amore. "Supponiamo un amore", infatti, sembra una dedica del protagonista alla sua amata. Una poesia in cui, verso dopo verso, l'io narrante descrive tutta la felicità e la tristezza di quella storia d'amore che in realtà non è mai esistita: è il semplice frutto di una sua illusione di un amore mai stato ricambiato. Rino Gaetano con la struggente ballad "Supponiamo un amore" allude a tutte le fasi di una storia d'amore mai nata in cui, e qui sta il colpo di scena, decide di invertire i ruoli. Tramite il racconto di questa relazione mai sbocciata, vuole far provare quella miscela tra frustrazione e speranza che un amore non corrisposto genera alla persona che non ricambia questo sentimento, facendole vestire i panni della persona follemente innamorata ma non ricambiata.
La seconda traccia è "E la vecchia salta con l'asta", brano dall'ambientazione medievale ma con un sound che per certi versi ricorda il rock anni '70, come si può sentire dalla chitarrina alla Jimi Hendrix che caratterizza l'intero racconto. Il cantautore calabrese in questo brano mette i panni del cantastorie narrando un'immaginaria favola medievale dove un cavaliere, di nobili origini, decidere di lasciare il proprio castello alla ricerca del vero amore, nonostante avesse già tutto a disposizione.
Il disco prosegue con "Agapito Malteni il ferroviere", pezzo che nei temi riprende "La locomotiva" di Francesco Guccini e come musicalità si ispira a "Il bombarolo" di Fabrizio De André. Gaetano, prendendo spunto da questi due cantautori già affermati, narra di un ferroviere di Manfredonia di "buona educazione" ma "molto complessato" il quale, per protestare contro l'abbandono del meridione dei suoi conterranei per cercare lavoro e fortuna al Nord, decide di dirottare un treno. Questo suo piano di dirottamento, però, Agapito Malteni decise di condividerlo con l'altro macchinista "buono come lui ma meno utopista" il quale, dopo aver cercato di dissuaderlo con le parole, lo fermò con la forza prima che potesse compiere il gesto.
La penultima traccia di questo lato è "I tuoi occhi sono pieni di sale" brano che, eccezion fatta per l'introduzione, ripropone sempre le stesse strofe cambiando solo i soggetti e i verbi conclusivi di ogni verso. Caratterizzata da un sound pienamente prog rock, in questa traccia il cantautore calabrese sembra utilizzare il sale come metafora dell'amore, un amore che si ritrova negli occhi, nelle labbra, nel corpo e soprattutto nella mente della persona amata. Infatti, oltre all'amore fisico e carnale, il vero amore si basa anche su una affinità mentale, perché il sentimento derivante dall'aspetto esteriore con il tempo può passare, svanire, ma la chimica, l'amore che si instaura tra due menti difficilmente potrà essere scalfito dal tempo.
Il disco si chiude con "L'operaio della fiat "la 1100", brano ambientato durante l'autunno caldo del 1969 e 1970, quel momento di scioperi e sommosse operaie nei grandi centri industriali del Nord Italia. Con ironia e sarcasmo, il cantautore calabrese racconta la storia di un operaio della Fiat, il quale passa la settimana a lavorare senza sosta nella catena di montaggio dell'azienda torinese. Il protagonista, nonostante il lavoro sfiancante, non si pone problemi perché ogni fine settimana, è consapevole che lo aspetterà un weekend di riposo a Moncalieri insieme alla sua ragazza, i suoi amici e la sua Fiat 1100. Rino, dopo aver descritto l'alienante routine dell'operaio, nella seconda parte della canzone entra proprio nei momenti di attesa e di preparazione per il weekend di riposo di questo dipendente della Fiat. Giunto all'ultimo giorno della settimana lavorativa, infatti, il nostro protagonista, nonostante l'alienazione e la fatica della catena di montaggio, torna a casa tutto contento e prepara tutto l'occorrente per partire per il fine settimana di riposo ma, una volta giunto davanti alla sua macchina, in una Torino deserta si accorge che, durante le proteste e gli scioperi, la sua Fiat 1100 è stata bruciata e quindi il suo piano per il weekend va in frantumi.
"Ingresso Libero" è stato pubblicato originariamente nell'autunno del 1974 dalla It con il codice di catalogo ZSLT 70024 in due varianti: l'edizione normale con etichetta nera e l'edizione promozionale con etichetta bianca. Vista la difficile, se non impossibile reperibilità di questa edizione acquistabile solo per cifre da tre zeri, "Ingresso Libero" dal 2015 in avanti è stato ristampato varie volte in edizioni limitate e colorate. Quella in mio possesso, inviatami da Parole & Dintorni, è l'ultima edizione del 2024, non numerata, stampata da Sony Music con audio rimasterizzato in 24-bit/192kHz, in occasione del 50° anniversario dell'uscita di questo meraviglioso disco d'esordio del cantautore calabrese.
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