“Questa pelle” è il disco della rinascita di Eva Pevarello. Dopo la sua partecipazione ad X Factor, l’artista decide di camminare da sola, scrivendo e coproducendo in totale autonomia il suo disco. In queste sette tracce la cantautrice si analizza e capisce che il suo scopo nella vita è fare quello che gli piace e vuole farlo in totale libertà, senza pensare al mercato musicale e senza qualcuno che gli dica cosa fare o meno.
Il disco vanta anche di preziose collaborazioni con Fabio Rondanini e Josè Ramòn Caraballo Armas che impreziosiscono il sound rispettivamente alla batteria e alla tromba nel brano "Da soli qui", e in "U Carea" Eva realizza il suo sogno adolescenziale di cantare con Danno dei Colle Der Fomento. In “Questa Pelle” l'artista torna allo stesso tempo alle origini cantando in sinto, omaggiando la sue origini gitane e mostra la sua anima attraverso sonorità black e psicadeliche che segnano il suo nuovo inizio.
Ciao Eva! Il 13 ottobre è uscito il tuo nuovo album “Questa pelle”. È un disco che segna un nuovo inizio in cui ti sei messa completamente a nudo, un lavoro che hai scritto e prodotto da sola, dove le leggi di mercato vengono messe da parte. Quando hai capito che era arrivato il momento di liberarti e di mostrarti per come sei veramente?
Diciamo che il Covid in questo ha dato una grande mano. Mi sono trasferita a Roma quattro anni fa per scrivere e registrare il mio disco e dopo un mese qui, ha chiuso tutto. Questo sicuramente mi è stato d’aiuto e mi ha fatto guardare dentro tantissimo, sono stata da sola con me per un sacco di tempo. In quel momento ho capito che quello che dovevo fare era tirare fuori me stessa al 100%, comprese le mie origini. E’ nato un po’ tutto naturale
Nel tuo disco canti anche in sinto. Quanto è stato importante riportare le tue origini gitane in un disco che segna l’inizio di un nuovo percorso?
E’ stato molto importate. Quando ho deciso di portare anche questa parte di me nella mia musica, si è sbloccato tutto come magia.
Il brano “Questa pelle” è stato il primo che hai scritto una volta arrivata a Roma ed è stata la canzone e che in un certo senso ti ha fatto capire molte cose su te stessa e sul tuo futuro. Cosa hai scoperto grazie a questa canzone?
E’ la prima che ho scritto quando mi sono trasferita a Roma, infatti il tutto è partito proprio da questa canzone ed è per questo che ho deciso di intitolare l’album nello stesso mondo. E’ stata la canzone più tosta da scrivere e grazie a lei ho scoperto quello che volevo fare. Fare musica senza avere vincoli liberarmi da tutte le etichette che mi avevano incollato addosso. Volevo far musica a prescindere dai risultati, che è una strada più difficile da affrontare rispetto a prima. Però sono molto più felice ora perché faccio veramente quello che mi piace e quello che mi rappresenta.
In “U CAREA” cantata insieme a Danno dei Colle Der Fomento, canti “Non ho bisogno che un sogno mi dica chi sono”. Quando ti sei resa conto che per svolgere la tua carriera artistica stavi inconsapevolmente mettendo da parte il tuo vissuto e le tue idee?
Il momento di Sanremo mi ha fatto capire questa cosa. E’ successo tutto al volo, ero con la major, sono andata con un brano non mio. Però trovandomi in quel contesto ero finita in un vortice e successivamente ho capito di dovermi fermare, prendermi del tempo per me per capire cosa volevo fare realmente.
C’è stato un avvenimento in particolare che ti ha fatto capire che non era la strada giusta da percorrere?
Non c’è un avvenimento in particolare, ma ci sono una serie di cose. Principalmente in quel periodo scrivevo già le mie cose, ma ogni volta che mandavo i provini ai miei collaboratori, avevo spesso e volentieri dei bei no che non erano costruttivi ma demoralizzanti, senza spiegarmi il perché non andassero bene. Quindi lì ho detto che alla fine le cose devono andare bene a me e non alla major, al produttore o al manager. Tutti quei no che mi sono presa, mi hanno bloccato. Mi hanno fatto perdere fiducia in me stessa.
Pensi che la musica attuale sia molto influenzata da queste regole interne?
Si, se accendi la radio è mono genere quello che viene proposto ed è impossibile che a molti artisti piaccia fare la stessa cosa. Vuol dire che qualcosa sotto c’è, nel senso che quando funziona una cosa, viene proposta soltanto quella, assicurando delle buone vendite. E’ difficile proporsi con cose più alternative quando stai ai piani alti. Poi per carità c’è chi l’ha fatto e ce l’ha fatta, non è stato il mio caso e per questo ho scelto di tornare indipendente con le mie cose
Per come sono andate le cose, rifaresti X Factor o sceglieresti una strada alternativa a quella del talent?
Lo rifarei, perché nella mia vita rifarei tutto anche le cose peggiori, perché alla fine ti insegnano molto di più di quelle positive. Con questo non voglio dire che X Factor è stata una cosa negativa, anzi mi ha dato la possibilità di capire che potevo realmente fare questo lavoro. Ad X Factor devo solo un grande grazie, sicuramente non è stata un’esperienza semplicissima. Vieni sparato a +10000 da zero, dal giorno alla notte e allo stesso tempo quando lo finisci sei sparato a -10000. E’ molto dura a livello psicologico affrontare tutto questo.
Negli ultimi anni hai avuto la fortuna di conoscere artisti molto importanti del panorama musicale italiano ed internazionale come Eddie Vedder, Franco Battiato, Carmen Consoli, Afterhours e Daniele Silvestri. Hai dei ricordi in particolare di queste esperienze che in un qualche modo hanno contributo alla tua crescita artistica?
Diciamo che tutto fa brodo e che tutte le esperienze con questi artisti hanno influito nella mia carriera. Ho avuto la fortuna di collaborare con artisti sconosciuti, molto conosciuti ma molto di nicchia perché hanno fatto la loro musica a prescindere da quello che andava in quel momento nelle radio. Mi sento molto affine a questi artisti come ideologia e come attitudine. Sono persone anche molto umane e umili, è stato bello lavorare con loro anche per questo, mi sono sentita subito a casa.
L’hai sempre trovata questa umanità nel mondo della musica?
No, ho avuto la possibilità di fare molte esperienze nel mondo della tv ed è pieno di gente di merda. Pieno di falsi, di rapporti di circostanza, di gente che ti elogia e poi il giorno dopo ti parla male alle spalle. E’ un mondo molto particolare, nel mondo artistico è un po’ così ovunque. L’importante è scegliersi le persone giuste.
Ci saranno dei live in cui presenterai “Questa pelle”?
Assolutamente si, non ho ancora delle date ma ci stiamo lavorando. Quello a cui punto è fare live che è la promozione più grande che un’artista può fare oggi. Bisogna suonare il più possibile.
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