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Poplar 2024: quando un festival riesce a stupire, far cantare e ballare - Live Report

Anche quest'anno sul Doss Trento si è tenuto il Poplar Festival, manifestazione musicale che, da sette anni a questa parte, scalda i cuori e l'aria di inizio settembre della città trentina.



Il festival, che quest'anno aveva come motto No Geography, tra il 12 e il 15 settembre ha portato su i due palchi situati sul Doss, il Doss Stage e il Volt Stage, diversi artisti di caratura nazionale ed internazionale come Young Lean, Ele A, Kid Yugi, Mount Kimbie, Sofia Kourtesis, Fulminacci, Laila Al Habash, I Hate My Village, Marco Castello, Viagra Boys e molti altri ancora.

Oltre a questi nomi, a Trento si sono esibiti anche alcuni degli artisti emergenti più interessanti del panorama musicale indipendente italiano tra cui, solo per citarne alcuni, Altea, Cheyenne, Anna and Vulkan, Lamante, Visconti, Atarde, gli Hrtbrkr, Tripolare, Faccianuvola, Giovanni Ti Amo e HÅN.


Durante i giorni del festival, ai piedi del Doss, nella località di Piedicastello si è tenuto, come da tradizione, Poplar CULT!, una serie di talk, incontri, attività legate alla musica, all'arte, alla letteratura, alla contaminazione socio-culturale e al confronto intergenerazionale che ha visto come protagonisti diverse personalità come Ludovico Tersigni, Giulia Torelli, i componenti del Decennio Breve e Gianvito Fanelli di Vita Lenta.


Quest'anno, noi di Indievision, abbiamo avuto il piacere di assistere dal vivo alle date del Poplar del 13 e del 14 settembre.


 

Poplar Festival - 13 Settembre.


Il 13 settembre il Poplar ha ospitato la sua serata più elettronica e di caratura internazionale. Nonostante un vento gelido, una volta salito in cima al Doss l'atmosfera si è subito scaldata grazie ad una birretta e al sound di Cheyenne, un jazz elettronico e strumentale davvero di alto livello, il cantautorato di HÅN, impreziosito da una splendida cover di "Ossa" di Maria Antonietta, e al neapolitan sound di Anna and Vulkan.


Dopo questi tre nomi, ecco salire sul palco del Volt Stage gli Zimmer90, band tedesca alternative, dream, indie-pop che per un'ora ha fatto ballare ed emozionare tutti gli spettatori.


Subito dopo gli Zimmer90, sull'altro palco, quello del Doss Stage, si sono esibiti gli Yīn Yīn, gruppo proveniente dall'Olanda che ha incantato ed incuriosito i presenti con il suo sound funk e disco music, contaminato da sonorità asiatiche ed orientali.


Dopo aver viaggiato in Oriente, via Olanda, ecco che sul palco del Volt è salita Sofia Kourtesis, artista che grazie alla sua musica elettronica ci ha fatto ballare ed emozionare, facendoci respirare, a tratti, anche l'aria della sua terra d'origine, il Perù.


Terminata l'esibizione, una sorta di rituale liberatorio e danzereccio, di Sofia Kourtesis, sul palco principale, quello del Doss, è andata in scena la magia dei Mount Kimbie, duo, ora diventato quartetto, che ha rapito per un'ora e passa tutti gli spettatori del Poplar grazie al suo indie-rock dalle sfumature lo-fi ed elettroniche.


Non ancora ripresomi dalla magia dei Mount Kimbie e con in mano un piatto fumante di canederli, sull'altro palco ecco iniziare lo show istintivo e travolgente dei Fuera, i quali, grazie ai loro pezzi elettronici, psichedelici e a tratti ambient, sono riusciti a far pogare, ancora una volta, tutto il popolo del Poplar.


Subiti dopo la fine dell'esibizione dei Fuera, sul palco del Doss è salito Apparat con un dj set sofisticato ma che, onestamente, solo sul finale mi ha davvero colpito.


Sforata la mezzanotte grazie all'esibizione di Apparat, sul Volt Stage è andata in scena Whitemary che, per l'occasione, ha presentato in anteprima il suo New Bianchini Soundsystem, ossia il suo nuovo disco in uscita nei prossimi mesi. Senza alcun dubbio, l'esibizione di Whitemary è stata la migliore dell'intera seconda giornata di festival sia per via della sua difficoltà tecnica, l'artista da sola sul palco insieme ai suoi sintetizzatori old style, sia per il clima che è riuscita a creare. Infatti, la cantautrice elettronica è riuscita a creare un clima che ha visto ogni singolo spettatore, ancora presente nella location, ballare e divertirsi al ritmo di quei brani che andranno a comporre uno dei migliori dischi del 2024.


Infine, la seconda giornata del Poplar, la prima per me, si è chiusa in bellezza con il live di okgiorgio, un'esibizione che ha fatto tremare il monumento di Cesare Battisti situato alle spalle del Doss Stage e ha visto scatenarsi il pubblico, rapito dal sound di questo artista, produttore, nonché membro degli Iside, che rappresenta un unicum sul panorama musicale italiano.


 

Poplar Festival - 14 Settembre.


Dopo essere sopravvissuto alla gelida notte trascorsa in tenda al camping convenzionato dei Laghi di Lamar - super location che, grazie al Poplar, sembrava una piccola Bologna in Trentino - e dopo aver bevuto due the caldi, accompagnati da uno strudel, mi sono preparato per affrontare la mia seconda giornata al Poplar, nonché la seconda salita per raggiungere la location del festival.


Se la prima giornata, quella del 12 settembre, strizzava fortemente l'occhio alla scena rap, trap, quella del 13 settembre alle sfumature più sperimentali ed elettroniche della musica contemporanea e quella del 15 settembre al mondo rock, post-punk e punk, la terza giornata del Poplar, quella del 14 settembre, è stata quella dedicata al panorama indie italiano, in senso lato.


Ad aprire le danze della mia seconda giornata al festival è stata Altea che, nonostante fosse reduce dall'esibizione del giorno prima con i Thrucollected in occasione de "Les nuits de la Bomba - Bomba Dischi" a Parigi, ha incantato l'intero pubblico grazie alla sua voce delicata ma potente e il suo sound affascinante e sognante. Nota di merito, la sua versione da pelle d'oca e pianto facile di "Conchiglie" di Andrea Laszlo De Simone.


Finito lo spettacolo di Altea, sul Volt si è esibito Atarde che, dopo aver fatto il volontario del Poplar l'anno scorso, è salito sul palco e ha fatto breccia nei cuori di tutti i presenti con le canzoni estratte dal suo ultimo EP, nonostante qualche problema tecnico.


Dopo Atarde, come se fossimo della paline da tennis tanto care ad Jannik Sinner, tutti noi ci siamo girati e avvicinati per assistere allo show sul Doss Stage di Tripolare, artista dalla vena rock e rap che ha fatto pogare il pubblico sulle note del suo ultimo lavoro "Vitamina Life".


Terminata l'esibizione di Tripolare, sul Volt Stage è toccato a Giovanni Ti Amo - uno delle esibizione che più mi ha colpito della mia seconda giornata al Poplar - che ha fatto cantare a squarciagola e divertire tutti gli spettatori.


A seguire, dopo l'ottima esibizione di Giovanni Ti Amo, sul palco del Doss si è esibito Irbis che, nonostante una spalla lussata, ha fatto un'esibizione da lasciare senza fiato per la sua intensità e il suo coinvolgimento.


Dopo Irbis e nel momento esatto in cui stavo per dare il primo morso alla mia pizza tanto attesa, sul Volt Stage è andato in scena l'Auroro Borealo Turbo Sexy Club, spettacolo che fatto saltare, divertire, piangere e cantare - probabilmente, anche, prendere una denuncia ad Auroro da parte di Mr. Potato, alias un ex-ministro, non troppo santo, che si è appena dimesso - per un'ora dal primo fino all'ultimo spettatore del Poplar. Momento più alto, se non consideriamo il crowd surfing con la chitarra di Auroro, per me è stata la rivisitazione in chiave punk di "Tempi d'Oro", brano cult del Duo Bucolico.


Non ancora ripresomi del tutto dal sexy e surreale show di Auroro Borealo, ecco che corro come se non ci fosse un domani, nonostante la pizza appena digerita e le birre in corpo, verso l'altro palco per non perdermi l'attesissima esibizione di Marco Castello. Il cantautore siracusano, accompagnato dalla sua fantastica banda, ha incantato tutto i presenti con le meravigliose canzoni estratte da "Pezzi della sera" - uno dei migliori album italiani usciti negli ultimi anni - e "Contenta Tu", intervallate da momenti strumentali da lasciare senza fiato e da divertenti e non tanto velate citazioni a Lucio Dalla.


Finita l'esibizione di Marco Castello, sul palco del Volt è salita Laila Al Habash. Con il suo show e la sua grinta, l'artista romana e palestinese ha ipnotizzato l'intero pubblico della manifestazione per più di un'ora.


Terminato il concerto di Laila, sul Doss Stage è arrivato il momento di Fulminacci, il quale, proprio a Trento, ha chiuso con l'ennesimo sold out il suo incredibile tour estivo. Anche in questa occasione, il cantautore romano ha proposto uno show travolgente e commovente che ognuno dei presenti si ricorderà per tutta la vita. La ciliegina sulla torta del live di Fulminacci, tolto il momento in cui, per via del pubblico, si è commosso e impappinato durante "Una Sera", è stata quando ha fatto salire sul palco Marco Castello per cantare "Magari", canzone uscita nel 2022, passata un po' in sordina, che è una vera e propria gemma nascosta delle discografie dei due cantautori.


Scesami l'adrenalina e asciugatomi le lacrime dopo il live di Fulminaci, mentre ero in cerca di un po' d'acqua, sul palco del Volt ha iniziato il suo set Faccianuvola, l'artista che più mi ha impressionato della mia seconda giornata al festival. Questo artista, che ha molti ricorda Pop X, è riuscito nell'ardua sfida di far rimanere e pogare, ancora una volta, il popolo del Poplar con i suoi inediti e con una meravigliosa versione, velocizzata e con cassa dritta, di "Summer On A Solitary Beach" di Franco Battiato.


A chiudere la giornata del 14 settembre, all'una già passata, ci hanno pensato i Jersey, duo composto da due fratelli francesi che ha fatto saltare e danzare, fino all'ultimo minuto, tutti gli highlander rimasti sul Doss.


 

In poche parole, il Poplar Festival, così come Poplar CULT!, è una manifestazione eccezionale e da proteggere perché per quattro giorni, ogni anno, porta a Trento migliaia di giovani e si trasforma, per loro, in una zona sicura in cui poter essere sé stessi, in cui godersi i propri artisti preferiti o scoprirne di nuovi, in cui fare nuove amicizie o rilassarsi ascoltando dell'ottima musica e in cui lasciare da parte le preoccupazione e le proprie ansie sociali e non solo.


Oltre a tutto ciò, Il Poplar è una realtà che si basa, oltre che sugli organizzatori che ogni anno fanno sì che una simile manifestazione possa esistere, sui volontari, i quali sono a centinaia, provengono da tutta Italia e non hanno paura di mettersi in gioco e che vorrei ringraziare per il loro immenso contributo poiché, senza di loro, al Poplar Festival e Poplar CULT! non si respirerebbe la magnifica aria che mi ha rapito e rubato il cuore.


Che dire, arrivederci all'anno prossimo, Poplar Festival.

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