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"Pista Nera": l'arte di raccontare il presente dei Post Nebbia - Recensione

Immagine del redattore: Lucia TamburelloLucia Tamburello

Completamente immersi in un panorama musicale e sociale che fatica sempre di più a svilupparsi ed evolversi, i Post Nebbia appaiono come una delle poche band consapevoli di questa circostanza. Continuano imperterriti il loro percorso musicale conservando il segreto della propria originalità nell’ostentazione dei loro riferimenti artistici.



Anche il quarto e ultimo album del gruppo veneto, “Pista nera”, pubblicato a novembre per Dischi Sotterranei, sembra rielaborare, ancora una volta, gli stilemi sia del rock più acido sia del post punk citando gli stessi lavori della band e dando una connotazione artistica positiva al concetto di autorefenzialità. Questo nuovo disco non si separa in maniera così netta dal precedente “Entropia Padrepio” né in termini di melodie né in termini tematici: si scrolla di dosso solo qualche synth per rappresentare in maniera più cupa lo stesso scenario disincantato di sempre lasciando sempre spazio ad un leggero sarcasmo. 


“Dimentica l’ambizione E fai la manutenzione Scegli la tua salamoia Restaci dentro per ore”

Carlo Corbellini (autore dell’album) riesce a rappresentare la condizione dei nati a cavallo tra gli anni ’90 e il 2000 tramite metafore non eccessivamente astruse, ma facendo comunque attenzione a non cadere in un linguaggio troppo semplicistico. Il concept del disco, “l’immagine” della pista sciistica che accompagna tutto il disco, fa da prova a questa qualità specifica dei Post Nebbia. “Pista nera” si apre, infatti, con l’intro “Leonardo”, caratterizzata proprio dalla voce di un altoparlante di un rifugio di montagna.


Dal punto di vista sonoro, uno tra i pezzi più innovativi è “Io non lo so” che unisce il krautrock ad una sezione ritmica più serrata. Anche “Statonautura”, la quinta traccia, risulta un pezzo particolarmente vivace grazie alla sua componente elettronica molto marcata. “Giallo”, soprattutto nella prima parte, rimanda a scenari berlinesi pre-caduta del Muro riportando elementi della Neue Deutsche Welle. “Municipio”, al contrario, ritorna ad un rock più classico e distorto adeguandosi al testo ricco di invettiva. Il resto dei brani non aggiunge nulla di nuovo alla discografia della band e orbita sempre attorno al funk e alla new wave.



“Pista nera” è uno dei pochi album, pubblicati nell’ultimo anno a livello nazionale, a conservare una specifica dignità artistica. Indipendentemente dall’evidente qualità con cui è stato scritto, arrangiato e registrato, ha la capacità di descrivere la contemporaneità oscurando qualsiasi bagliore di individualismo. Pur citando continuamente generi che per molti, ormai, risultano datati, i Post Nebbia sono riusciti, ancora una volta, a raccontare il presente come pochi.



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