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Immagine del redattoreMarco Anghileri

"Pericolo Giallo" è il nuovo disco di Giorgio Canali: non è un futuro distopico, è il 2023

Come Giorgio Canali sia entrato nei miei ascolti è una cosa che non ricordo, o forse la mia memoria salvificamente si rifiuta di ammettere che è stato merito di qualche strano algoritmo di Spotify, per evitare di dire cose tipo “ha fatto anche cose buone”. Come Giorgio sia entrato in un certo modo nel piccolo olimpo degli artisti che mi porterei in .mp3 su una chiavetta su un'isola deserta, invece, lo ricordo bene: settembre ‘18, Milano, un parco in centro. Un momento un po’ tanto giù, un momento di quelli che ti fanno mettere in discussione pressoché tutto quello che sei stato fino a lì, uno di quelli in cui ti imponi di smettere di pensare. Metto le cuffie, una scrollata a Facebook e scopro che è uscita “Fuochi Supplementari” che poi sarebbe stato il primo estratto di “Undici Canzoni di Merda con la Pioggia dentro”:


“Accendi un fuoco Per ogni treno che hai perso Per ogni rimorso Per ogni rischio che non hai corso Accendi un fuoco Per ogni vuoto lasciato Per ogni abbraccio mancato Guardati attorno C'è qualcosa che non si è incendiato?”

Ko tecnico, che non so neanche cosa voglia dire, insomma, steso. Un groppo alla gola devastante per un brano che ogni volta che ci ripenso mi stringe un pochino e mi riporta lì, esattamente come ora mentre sto scrivendo queste parole. Perché Canali è così, le tira quando meno te l’aspetti, ed è forse il mio cantautore preferito anche per questo.



A distanza di qualche anno da quell’autunno, venerdì 13 ottobre ha visto la luce “Pericolo Giallo” (La Tempesta Dischi), decimo lavoro in studio, nono di fila coadiuvato dagli inseparabili “Rossofuoco”: Stewie DalCol (Frigidaire Tango e Vindicators, chitarre e tastiere), Marco “Testadifuoco” Greco (Macromeo e Bugo, basso e chitarre) e Luca Martelli (Litfiba, Mezzosangue e Atroci, batteria). Completano la rosa di artisti presenti Luana Sallicandro (basso su “Morti per niente”) e Aleph Viola (chitarra e tastiere su “La Fine del Mondo”, di cui è anche autore).


Un album che non ha bisogno di chitarre sfasciate al suolo per essere rock, che non ha bisogno di un culo di fuori per dare lezioni di rivoluzione, che non ha bisogno degli elogi della critica, probabilmente attualmente ancora impegnata a parlare del-culo-di-cui-sopra, e che non ha bisogno di Targhe Tenco per farci considerare Giorgio Canali uno dei migliori cantautori in circolazione.


Si può vedere “Pericolo Giallo” come una seconda parte del suo predecessore “Venti” (2020): uno sguardo alla nostra società con le sue contraddizioni, gli abusi di potere e le ingiustizie che ne derivano senza più un vento che spazza via tutto, ma con un sole che illumina ogni essere umano allo stesso modo.

“C’è anche qui, come è già successo in precedenza per altri album di Rossofuoco, un fil rouge che idealmente unisce i miei pensieri: il sole, in tutte le sue accezioni, positive o terrificanti. Un album “solare” insomma... e mi scappa da ridere.”

Paradossalmente, tuttavia, il nostro a tre anni di distanza risulta ancora più tagliente ed incisivo, ma allo stesso tempo più tenero, sia relativamente alle tematiche interiori che troviamo in alcuni pezzi (“Solo stupida poesia”, “Meteo in quattroquarti”, “A occhi chiusi”), che alla flebile, ma non per questo spenta, fiammella di speranza nei confronti delle nuove generazioni.


“Ho sempre sostenuto che se si è felici non si riesce a scrivere perché non si ha molto da dire. Qui mi smentisco: sono molto felice e ho risparato fuori un altro album con dei testi della madonna.”

Dal punto di vista musicale, invece, lo strappo dal precedente è abbastanza definito, o meglio, se in “Venti” le soluzioni musicali erano molto più vaste, qui il ventaglio si stringe, e ci troviamo davanti ad un album prettamente rock, schitarrato come fosse folk ma con una sezione ritmica quasi punk, un po’ tanto Clash, un disco che a Strummer and co. piacerebbe, ne sono quasi certo.



Batteria, tappeto di Ebow (che sarà una costante di “Pericolo Giallo”) e basso cavalcante: il compito di aprire le danze è del primo, unico, singolo “C’era ancora il sole”. Testo post-ottimista a sfondo nuova guerra fredda, o quasi: “fino a ieri l’altro era fantascienza del dopo-bomba ma, si sa, la fantascienza è una roba americana per lo più”.


"Poi chissà com'è Iniziano a volare Lacrimogeni, sassi, pugni, calci E ogni altra forma di amore universale"

Con il suo groove clamoroso, ordinaria amministrazione in casa Martelli/Greco, “Un filo di fumo” è, come da stessa definizione dell’autore, “Un piccolo manuale di sopravvivenza per la nuova generazione che non è assolutamente così idiota come vorrebbero farle/farci credere”. Da 26enne che si sente ancora “nuova generazione”, fa molto piacere.


"Ragazzi che giocano con gli estintori Sbirri che sparano dalla camionetta Stragisti parastatali che passeggiano fuori E, dentro, 41bis per vendetta"

“Morti per niente” si apre con una citazione a “Circondati” da “Venti”, che appunto nell’originale si sarebbe chiusa con “Morto per cosa?”, e corre veloce tra eventi, racconti e riflessioni dal dopoguerra a Berlusconi che, per fortuna, non salta più.


"Saltano treni, banche e stazioni E chi non salta è Berlusconi"

La numero quattro porta il primo momento di distensione: “Solo stupida poesia” è una bellissima canzone d’amore, un intreccio di chitarre molto bello su quella che è sicuramente la base più pop dell’album, chiuso da uno splendido assolo.


"E sai che c'è? Prendo fuoco quando mi tocchi E come in una stupida poesia Io mi perdo nei tuoi occhi"

La title track “Pericolo Giallo” riporta in alto atmosfera e sound: un colore per ogni pericolo mediatico degli anni passati e futuri in un bel pezzo drittone alla Canali, che coi Rossofuoco gioca indubbiamente in casa e si nota parecchio.


"E se qui tutto va in malora È colpa del pericolo nero Gente che se non la inghiotte il mare Va a delinquere o ti ruba il lavoro"

Trainato da un basso che potrebbe tener su il pezzo anche da solo, “Pulizie etiche” è l’ultimo brano prima del giro di boa: una riflessione sul connubio tra le teoricamente infinite possibilità espressive dei nuovi media e la cancel culture. Ciliegina la citazione a Mao Tse Tung.


"Cassonetti che s'incendiano Negli spot di regime La signora fa la fame Ma si preoccupa per le vetrine"

La seconda parte di “Pericolo Giallo” si apre con “Meteo in quattro quarti”, continuazione inevitabile dell’antecedente “Meteo in cinque quarti” di “Venti”: se prima parlavamo di una ballata per basso delayato e voce, qui un bellissimo intreccio di chitarre e piano fa d’accompagnamento ad un testo splendidamente malinconico, direi che la nebbia non se n’è andata ancora.


"Ho in mano una fotografia Ricordo, sorridevi a me un sorriso un po' malinconico Forse c'era un perché"

“Quando si spegne il sole” riporta alto il groove. “Giovanni Lindo Ferretti vs l’Universo” è il nome di una canzone di una band che mi piace un sacco, e qui direi che “Giorgio Canali vs Dio” sarebbe stato un altro titolo papabile (scelta di parole infelice), e comunque anche in questo caso saprei molto bene da quale delle due parti schierarmi.


"Quando il sole si spegne si accende un riflettore Su ogni fottuta celebrità che muore Chissà che meraviglie proverà a insegnare Ad angeli troppo idioti per imparare Troppo stupidi anche solo per capire Che fra vivere e crepare c'è di mezzo il mare"

Veniamo alla bomba. Sì, “A occhi chiusi”, fin dal primo ascolto, è stato il pezzo che mi ha preso maggiormente: un’altalena di dinamica costruita su due accordi, urla e sussurri, un Martelli clamoroso alla batteria e Canali chirurgico con le parole, non che nel resto del disco non lo sia stato, ma qui un po’ di più.


"Niente più lacrime di stato Né lacrimogeni in piazza Niente più gente che rompe il cazzo Per l'ananas sulla pizza E in questa orgia di rime Che si succhiano la lingua Mi basta il tuo sorriso e che tutto Tutto il resto si spenga"

“Come si sta (La Guerra di Pierrot)” è una continuazione delle tematiche di “Pulizie etiche”, in questo caso meno riflessiva e decisamente più incisiva in dieci punti secchi quasi quanto la sezione ritmica del brano.


"Dai retta a me Sono le piogge più dure Che dovresti temere di più"

Un’altra traccia che ho avuto modo di apprezzare parecchio è “Cosmetico”: un bel testo con qualche citazione impossibile da ignorare e una base su cui i quattro Rossofuoco si divertono parecchio, si sente ed è davvero difficile non muovere la testa durante l’ascolto.


"Zanne alla giugulare per un plurale non inclusivo E mandrie di bionde al pascolo all'ora dell'aperitivo Includiamoci pure le sorelle e i fratelli d'Italia E i treni di carri armati che partono per l'Ucraina Lo so, non c'è alcuna correlazione Ma si tratta delle nostre vite Salvaci da questa merda Nostra Signora della Dinamite"

Il compito di chiudere il tutto è di “Fine del Mondo”, “presa in prestito” da Aleph Viola: che fantastica sorpresa, difficilmente “Pericolo Giallo” si sarebbe potuto chiudere con un finale più bello, “Tanto il mondo finisce lo stesso / Non ci resta che ballare”.


"Maledetti, maledetti voi Che non sapete morire Me ne vado, ho paura, ma infondo Se ti guardo negli occhi Mi scappa un sorriso"

Mi sono dilungato decisamente troppo, e a voler leggere tra le righe una conclusione l’ho messa a metà dell’introduzione, non faccio bis e consiglio caldissimamente l’ascolto, possibilmente di notte.



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