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"Palla", l'elettrizzante pop-rock di Vittorio Poli dedicato alle bugie dei suoi amici - Intervista

Dopo aver attirato l'attenzione di pubblico e critica grazie alla partecipazione, con una sua versione di "Baciami piccina", nella compilation "Sugar Undercover" del settembre 2022, lo scorso 19 luglio il cantautore Vittorio Poli è tornato sulla scena con "Palla", suo quarto singolo pubblicato per Artist First.



Nato a Napoli, Vittorio Poli, nome d'arte di Vittorio Coppola, fin da piccolino è cresciuto circondato dalla musica, da Angus Young a Daniele Silvestri, e da quel sound magico e sognante che solo la città ai piedi del Vesuvio sa trasmettere. Le tracce del cantautore classe 2000 toccano temi come l'amore, la spensieratezza e la passione per le cose semplici. Anche in questo nuovo singolo, "Palla", Vittorio, utilizzando giochi di parole ed un ritmo vivace, ha preso spunto dalla sua esperienza personale per creare un ironico brano dedicato a tutte le bugie che i suoi amici gli dicono ogni giorno.


In occasione di questa pubblicazione, noi di Indievision abbiamo avuto il piacere di intervistare Vittorio Poli e di chiedergli qualche curiosità legata a "Palla", da dove nasce la sua passione per la musica e quant'è importante per la sua arte la dimensione dal vivo.


 

Ciao Vittorio, benvenuto su IndieVision, come stai?

Ciao IndieVision! Qui a Napoli va tutto bene, nonostante il caldo e le macchine in doppia fila.


Lo scorso 19 luglio è uscito "Palla", il tuo nuovo singolo e il tuo quarto brano pubblicato da Artist First. Com'è collaborare con questa realtà̀?

Devo dire che sono davvero entusiasta di lavorare al mio progetto affiancato dal team di Artist First. Sono stato anche a Milano da loro ed oltre al rapporto lavorativo è nata anche una sincera amicizia. Sono contento perché credo sia sempre importante creare un ambiente di lavoro sereno, soprattutto se si parla di canzoncine pop.


"Palla" è un brano "veloce e spontaneo che gioca con le bugie dei suoi protagonisti". Com'è nata questa canzone? Qual è la più grande "Palla/Balla" che hai detto e qual è la più grande “Palla/Balla” che ti hanno detto?

Questo brano l'ho scritto in dieci minuti, mentre pensavo a tutte le bugie che i miei amici raccontano agli altri e a loro stessi. Inoltre, mi piaceva l'idea di menzionarli tutti in una sola canzone. Infatti, è da tempo che molti di loro mi chiedono: "E una canzone su di me quando la scrivi?". Ecco fatto. Ho unito l'utile con il dilettevole.

La più grande palla che ho detto è che mi piaceva la pasta al sugo di nonna. Ma la palla più grande me la disse papà. Disse che Higuain non poteva mai andare a giocare alla Juventus.


Ascoltando le tue canzoni, già dalla tua partecipazione con "Baciami piccina" alla compilation "Sugar Undercover", il tuo stile mi ha subito ricordato alcuni cantautori, come Alex Britti e Fulminacci, per citarne alcuni. Qual è il tuo primo ricordo legato alla musica?

Wow, ti ringrazio davvero per il paragone immenso! La verità è che sono cresciuto in una casa con la tv ininterrottamente connessa a Radio Italia ed MTV (buon'anima). La musica leggera italiana è diventata parte di me già dai primi anni di permanenza su questo pianeta. Da qualche parte c'è un mio video iconico, quando ancora contavo un totale di anni 2, mentre ballo freneticamente "Salirò" di Daniele Silvestri. Ero ossessionato dal quel videoclip e cercavo di imitare perfettamente tutta la coreografia. Credo sia questo il mio primissimo ricordo legato alla musica.


Quali sono le tue principali influenze in questo momento?

Passata la giovane età della pre-adolescenza, ossia quando il rock è la migliore musica del mondo, ho sempre avuto un approccio totalizzante verso la musica. Non mi piace la divisione per generi. Per me esistono solo due generi di musica: quella bella…e poi c'è l'altro genere. Cerco di essere sempre pronto a lasciarmi ispirare da nuove sonorità e nuovi artisti, senza mai dimenticare il passato. Ascolto volentieri nella stessa giornata i mostri sacri del rock anni 70 e la nuova scena rap.


Quant'è importante per la tua poetica e il tuo stile il legame con Napoli, la tua città?

Napoli è sempre un punto fermo nel mio racconto. In ogni canzone, in ogni strofa, in ogni verso c'è tutta l'ironia, la cazzimma, la malinconia di Napoli (la "saudade", come disse qualcuno in Portogallo). Nonostante non abbia ancora pubblicato alcun brano in lingua napoletana, perché per me quella roba lì è sacra, la mia città la sento sempre addosso qualsiasi cosa faccia. Dice Davide Petrella in "Non esiste amore a Napoli": "ovunque vada è sempre casa mia", e tiene ragione.

 

La scorsa primavera, per far conoscere il tuo progetto, hai tenuto diversi live dagli ottimi risultati in giro per l'Italia. Volevo chiederti, visto che hai iniziato a suonare per strada, quant'è importante per te e le tue canzoni la dimensione dal vivo?

Suonare live credo sia il banco di prova per ogni canzone. Per me sta tutto lì. Suonare una canzone e sentire la gente che canta. Che piange. O magari suonare un inedito e captarne le reazioni involontarie, le micro-espressioni. Le urla quando parte il tuo pezzo preferito. Il live è davvero una parte fondamentale della mia espressione artistica e spero davvero che torni a svilupparsi, per i cantautori emergenti, com'era qualche anno fa. Credo che scoprire un nuovo artista ascoltandolo live dia delle vibes totalmente diverse dall'algoritmo di Spotify. Perciò ritengo di fondamentale importanza che il mondo della musica live torni davvero a pieno regime. Sono sicuro che ne gioverebbe la musica, tutta.


Quali sono le differenze più grandi, che hai notato, tra suonare per strada, come i buskers, e suonare in un locale o in un club?

Suonare per strada mi ha permesso di capire tante cose. Per strada l'attenzione della gente non ce l'hai, te la devi guadagnare. È lì che ho imparato qualche trucchetto per intrattenere il pubblico, anche con la semplice conversazione tra un pezzo e l'altro. E poi vedere la gente che sta lì ad emozionarsi non ha senso, è qualcosa di magico. La strada ha una dimensione quasi magica. È rozza e sporca, ma è vera. In un locale le sensazioni sono diverse. Magari ti ascoltano le stesse persone per tutta la sera e non sono nemmeno interessate a sentirti cantare. Mi è capitato anche questo. Ad ogni modo sono convinto che suonare per strada sia stato un primo passo fondamentale per il mio percorso artistico ed un'esperienza che porterò per sempre con me.


Nel breve periodo, avremo l'occasione di ascoltare le tue canzoni dal vivo o saranno mesi passati in studio di registrazione in vista di nuovi brani o, che ne so, di un album?

Sicuramente per tutto il resto dell'estate io e la mia banda saremo in giro a suonare, per i locali, in tutta la Campania. Ma le canzoni nuove ci sono già e non vedo l'ora di pubblicarle per chiudere il mio primo progetto in studio. IndieVision ci sentiamo presto!! Cià cià.




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