Fa quasi impressione dirlo ma il 2 novembre 2023, a 22 anni dalla morte di George Harrison, a quasi 53 anni da quella di John Lennon e dopo 28 anni dall'ultimo brano targato Fab Four, è uscita "Now and Then", l'ultima canzone della storia dei Beatles.
La genesi di questo pezzo risale al biennio 1977/78 quando John Lennon, ritiratosi dalle scene musicali per passare più tempo con suo figlio Sean, registrò su alcune cassette delle demo, in vista di un futuro disco o, chissà, una impensabile riunione dei Fab Four. Alla fine, un disco uscì, “Double Fantasy” ma, ahinoi, l'idea di una reunion dei Beatles venne stroncata quel funesto 8 dicembre 1980 quando Lennon, a pochi passi dalla sua casa di New York, venne brutalmente assassinato e, per via di questo tragico destino, alcune di quelle registrazioni fatte in casa finirono in un cassetto a prendere polvere.
Il secondo atto di questa storia, invece, ha luogo ben quattordici anni dopo l'omicidio di Lennon, nel 1994, quando i Fab Four rimanenti, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr si riunirono, dopo ventiquattro anni, per lavorare ad un'antologia riguardante lo storico gruppo. Nello stesso periodo, su invito di McCartney, Yoko Ono, la moglie di Lennon, decise di rispolverare i vecchi provini di fine ‘70 del marito e di affidarli ai Beatles rimasti per vedere se, in un modo o nell’altro, avrebbero potuto completarli. Dal lavoro in studio dei tre baronetti tra il 1995 e il 1996, uscirono l'inedito “Free as a Bird” e il semi-inedito "Real Love", già noto in una versione solo chitarra e voce di Lennon. Tra i vari provini affidati ai tre musicisti da Yoko ce ne era uno intitolato "Now and Then". Per via della registrazione non di altissima qualità, dove il pianoforte offuscava la voce di Lennon, i rimanenti Beatles, incluso Harrison, provarono a lavorare su quell'inedito, abbozzarono qualcosa, ma decisero di mettere quella demo da parte fino a quando non ci sarebbe stata la tecnologia necessaria, adatta per estrapolare la voce di John.
Così il tempo iniziò a scorrere silenziosamente e lentamente come solo lui sa fare e si arrivò al 2001, anno che portò via anche il Fab Four più giovane, George Harrison. A seguito di questo lutto, dunque, si iniziò a pensare che la demo di “Now and Then” sarebbe rimasta sempre tale e quale, per via della mancanza di due Beatles su quattro e dell’assenza, ancora, di tecnologie adatte per estrapolare pulire il cantato di Lennon.
Come un Deus ex machina, però, tutto cambiò quando vennero affidati a Peter Jackson i filmati del 1969 che riprendevano i Fab Four in studio di registrazione alle prese con la lavorazione di quello che sarebbe diventato il loro ultimo album in studio "Let It Be". Grazie al lavoro effettuato da Jackson, durato più di quattro anni e venuto alla luce solo nel 2021, nacque così “The Beatles: Get Back”, una miniserie televisiva dalla durata di sei ore, da noi recensita. Jackson per realizzare questo documentario si affidò alle tecnologie più all’avanguardia, con le quali riuscì a restaurare alla perfezione i filmati e, soprattutto, gli audio originali del 1969, spesso registrati non in maniera ottimale o sovrastati da suoni ambientali. Paul e Ringo, davanti allo stupefacente lavoro del regista della trilogia de "Il Signore degli Anelli", decisero di utilizzare le nuove tecnologie dietro a “Get Back”, per provare a recuperare la demo di “Now And Then”. Il risultato andò ben oltre le aspettative poiché, grazie ad un lavoro meticoloso e all’applicazione di un software all’avanguardia, dal nastro originale si riuscì ad estrapolare la perfetta, pulita e limpida voce di John Lennon.
Ottenuta così il cantato, Paul e Ringo, decisero che era giunto il momento per poter portare a termine l'atto finale dei Beatles. Infatti, oltre a recuperare la voce di John, i due Fab Four, aiutati dal produttore e cantante Jeff Lyne, ripresero le bozze di chitarra accennate da Harrison nel 1994/95 e alcuni suoi cori da vecchi nastri risalenti al 1966 e 1969, come quelli per "Because", etc…
Nel 2022 così, partendo dalla bozza di melodia al pianoforte e dal cantato, ora cristallino, di Lennon, dalle prove degli anni '90 di chitarra elettrica di Harrison e dai nastri degli anni '60, i superstiti Fab Four si sono ritrovati in studio per completare la canzone. Ringo si occupò della batteria, mentre McCartney, oltre alla linea di basso, incise e completò anche le parti di pianoforte e di chitarra, tra cui un slide guitar solo in stile Harrison pensato per essere sia un omaggio a George e sia perché il modo con cui suonava la chitarra il più giovane dei Fab Four tanto piaceva a John e Paul, come si vede in una scena di "Get Back", dove Harrison dice di voler suonare alla Eric Clapton, ma gli altri due baronetti gli risposero che non serviva, poiché loro volevano un assolo, una chitarra in stile George Harrison.
McCartney, dopo aver buttato già la struttura portante del pezzo, decise che doveva esserci anche una sezione di archi alla “Strawberry Fields Forever”, alla “Yesterday”, ossia una composizione orchestrale in pieno stile beatlesiano. Per realizzare quest'ultima parte i due baronetti, restando in famiglia, chiesero un piccolo aiuto a Giles Martin, il figlio di George Martin, storico produttore dei Fab Four, e alla sua orchestra, la quale, in realtà, pensava di star lavorando ad un pezzo solista di Paul e non all’ultima canzone dei Beatles.
Una volta registrate tutte queste parti e mixate insieme ecco finita "Now and Then", canzone pubblicata, ufficialmente e finalmente, dopo un'odissea durata più di quarant'anni. Anche se non possiamo sapere come sarebbero intervenuti Harrison e Lennon su questo provino, se fossero stati ancora in vita, questo brano non si può e non si deve considerare una semplice trovata commerciale, ma l'ultimo vero e proprio tassello del gruppo che ha cambiato la storia della musica poiché, seppure in decenni differenti e non contemporaneamente in studio, nel questa è l’ultima incisione a cui i Beatles hanno lavorato insieme.
Potrà piacere o meno, ma, a parer mio, "Now and Then" va valutata ben oltre la semplice canzone, seppur di ottima fattura, ma va considerata per la sua storia. Infatti, va tenuto in considerazione tutta la perseveranza dietro il processo che ha portato alla sua pubblicazione e l’intrinseco valore simbolico che risiede in questo brano, un vero e proprio omaggio al genio dei Beatles, sempre alla ricerca dell’avanguardia musicale e tecnologica, e a quella speciale amicizia, mai del tutto finita, che portò quattro semplici ragazzi di Liverpool a rivoluzionare per sempre i canoni musicali e ad entrare nell’olimpo della musica e non solo.
Infine, quasi fosse una coincidenza o, forse, come perfetta chiusura di un cerchio, le ultime parole pronunciate da Lennon a McCartney, davanti al famigerato Dakota Building di New York, furono "Think about me every now and then, old friend", le quali rendono ancor più emozionante, e per certi versi malinconico, il sipario che "Now and Then" cala sull'ultimo atto del gruppo più importante della storia della musica.
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