Il 2 Dicembre abbiamo avuto l'occasione di partecipare alla conferenza stampa di presentazione del nuovo Ep dei Pinguini Tattici Nucleari: AHIA!, stesso titolo del romanzo scritto dal cantante Riccardo Zanotti per la Mondadori. La conferenza ha avuto un modulatore di eccezione: Valerio Lundini, rivelazione della seconda serata di rai 2 con il suo programma "Una pezza di Lundini" (che ricordiamo ha solo critiche positive).
Questo 2020 doveva essere l'anno dell'affermazione per la band, dopo esser arrivati al podio della settantesima edizione del Festival di Sanremo, ma la pandemia ha stravolto i piani.
«Il 2020 doveva essere un anno colmo di impegni e, perché no, di successi per noi, e invece è stato uno degli anni più difficili di sempre, quindi Ahia! ci è sembrato il titolo perfetto per questo lavoro».
La band con questo nuovo ep, vuole parlare alle persone in maniera diretta, uscire dalla nicchia e andare davanti al grande pubblico esplorando nuovi orizzonti, come ci raccontano durante la presentazione:
«Quando il mondo intorno a te cambia ed è in costante evoluzione, quando gli artisti più ascoltati sono Tha Supreme, Sfera Ebbasta ecc. ti devi accorgere che, professionalmente, anche il mondo intorno a te sta cambiando, c'è un nuovo modo di vedere e di fare musica e devi stare al passo. Ma non è tanto il cambiare se stessi per andare incontro alla moda, ma cercare di capire il valore di un linguaggio nuovo».
AHIA è la prova di queste affermazioni: passa dall' urban e modern soul di "Scooby Doo", all'essere super pop con "Scrivile scemo" con una cassa in 4 quarti che fa ballare su un passaggio dal sogno alla verità. Non mancano le sonorità british e il pop scanzonato in "Bohemien", c'è la ballad triste e profonda di "Pastello Bianco", una sorta di "breakup song" romantica e triste in cui le intrecciate storie d'amore non hanno un lietofine.
C'è poi l'influenza di Alberto Fortis e del cantautorato di Cattaneo in "Giulia" che ci dimostra come un tradimento a volte non basta a scalfire un sentimento e si finisce con il folk più puro che di "Ahia!", che si ispira ai Bon Iver.
Riccardo Zanotti non ha voluto scrivere un concept album, ma raccontare tante storie, alcune delle quali strettamente collegate al suo romanzo omonimo, come per esempio la storia d'amore finita male cantata in "Pastello Bianco" e la stessa "Ahia!" che riprende il finale del libro, una vera e propria lettera d'amore semplice e romantica.
Ma allo stesso tempo canta il coraggio, l'importanza di essere se stessi, senza nascondersi dietro a delle maschere, la leggerezza nell'essere giovani Bohemien.
I pinguini tattici nucleari con questo ep sono cambiati ed è proprio questo il loro intento, cambiare rimanendo sempre loro stessi.
«Quando fai Sanremo metti in conto di poter per qualcuno incorrere e per qualcun altro correre in una gara diversa, quella del mainstream e del pop. Non sono parole che mi fanno pensare tanto al consumo, al commerciale. Gli stessi Area (Area Popular Group) si chiamavano così perchè volevano diventare popolari, parlare alla gente e alle persone. Ma prendiamo anche i Genesis, che partono da una musica elitaria e più sofisticata. Noi invece siamo su un altro binario, un binario Pop-Art ed è la posizione da cui partiamo. Arrivare a tanti è positivo e bello. La scena indie degli ultimi anni ha sdoganato questo concetto». «Tra l'altro la parola "Mainstream" ricorda anche l'ultimo disco di Calcutta - aggiunge Elio - che è stato una svolta per la scena indie».
Probabilmente, complice anche il loro ingresso in Sony, il cambiamento dei PTN da "Il Re è Nudo" ad oggi era inevitabile. Inevitabile e auspicabile, aggiungerei. Perchè in un mondo costituito di cambiamenti fino al cuore, l'idea di non cambiare mai sarebbe di per sé il peggiore dei cambiamenti. Spesso parlando di musica, di nuovi dischi, di artisti emergenti cerchiamo sempre qualcosa di "diverso", ci piace quando un artista sperimenta e ci regala qualcosa di nuovo, e specialmente in campo musicale, il rinnovarsi e sperimentare sono alla base del completamento e della definizione dell'artista stesso. In un mondo che cambia e con noi che cambiamo e cresciamo con la musica che ascoltiamo, rimanere sempre fermi nella propria comfort zone sarebbe deleterio. Ovviamente c'è poi la "sfera personale", per cui non è detto che un cambiamento di per sé sia un cambiamento positivo, può piacere e non piacere e forse non c'è nulla di più democratico della musica, quindi si può scegliere di accogliere o meno la trasformazione. Da una band, come i Pinguini, che da sempre cerca di creare qualcosa di nuovo, non dovremmo mai aspettarci qualcosa di simile al passato. I tempi cambiano, la musica cambia, noi cambiamo e ben vengano quei gruppi e cantanti che continuano a mettersi in gioco e a rinnovarsi, giorno dopo giorno, canzone dopo canzone.
«Per chi invece ci accusa di non essere più quelli che eravamo prima e di esserci svenduti, beh, ormai siamo abituati a questo tipo di polemica che inizia e finisce online. Sono poche voci singole, i nostri veri fan capiscono la nostra evoluzione, sono abituati a capire che 9 volte su 10 siamo morigerati e ci comportiamo bene a tavola ma l'ultima volta mettiamo i piedi sul tavolo e ruttiamo. E ci va bene così, abbiamo tante anime diverse e il nostro pubblico l'ha capito».
di Michela Ginestri e Ludovica Petrilli.
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