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In "New Bianchini" Whitemary mette le corna ma non tradisce la sua identità. Al via il tour con i nuovi brani - Intervista

Come un toro che attacca quando vede rosso, o come il Diavolo della Tasmania, è tornata per rendere di nuovo la malinconia, un sentimento estremamente ballabile. OH! MA DAI, è tornata Whitemary.


"Lo senti mai mai mai mai Che siamo noi noi noi noi Che siamo dentro un movimento denso Esploderà mai mai mai mai"

Al secolo Biancamaria Scoccia, ora punto di riferimento per un tipo di elettronica martellante ed allo stesso tempo estremamente raffinata. La cantautrice e produttrice abruzzese non molla la presa neanche in questo secondo album, dove c'è tutto il suo universo sonoro, tirato a lucido per l'occasione.


NEW BIANCHINI non è solo un disco, ma un saliscendi di schiaffi in faccia, amalgamato con una scrittura semplice e onesta, che parla delle rotture di cazzo di tutti i giorni, dove si viene giudicati dagli altri e da noi stessi, dove ci si rompe e ci si riaggiusta. Perchè la verità vera, è che a volte ci fa male essere noi stessi. Difficile metabolizzarlo, ma necessario.


Frutto di un anno e mezzo di ricerca musicale, il nuovo album di Whitemary è un flusso di coscienza in cui suoni e parole si alternano come fossero un serpente ipnotizzato dal suono di un pifferaio magico. Il concetto è sempre lo stesso: Do it yourself! Anche in questo caso Bianca fa (quasi) tutto da sola: scompone la materia, divide l'atomo e riporta la giusta attenzione ai dialoghi interni, che lei esterna con noi ascoltatori, a cuore aperto. e questo è più difficile della storia della materia e dell'atomo.


Attraverso dieci tracce, anticipate dai singoli "DITEDIME", "OH! MA DAI" e "DENSO", Bianca ci regala una nuova pagina del suo diario personale, dopo quanto di buono già fatto in "Radio Whitemary". Ad ogni nuovo progetto, la diavoletta di 42Records e DNA Concerti riesce a distinguersi dal resto della proposta musicale elettronica, per originalità, ricercatezza e schiettezza. Ci troviamo davanti ad un altro gioiello tutto da ballare.


Il disco è di tutti ormai dal 29 novembre, e da poco è iniziato il tour di promozione, che ha già visto andare sold out la data di Bologna, e che vedrà prendere luogo al Monk una diabolica doppietta romana, il 6 e 7 febbraio. Inoltre, la data di Milano ai Magazzini Generali è stata posticipata al 22 marzo.


Whitemary new bianchini tour

Siamo sicuri sarà un grande spettacolo sonoro e visivo, un'occasione per ascoltare dal vivo il nuovo lavoro e i vecchi brani, che Bianca ha riarrangiato in maniera ancora più perfida. La troverete sul palco con le corna, insieme ai suoi musicisti, per dimostrarci ancora una volta di come la malinconia sia un sentimento estremamente ballabile.


 

Ciao Bianca, è iniziato il tour di “New Bianchini”, il tuo ultimo album, come sta andando?

Molto bene, grazie! La data di Bologna è stata super. È una città a cui sono molto affezionata, anche perché ci ho fatto una delle due serate di anticipazione del disco. La data di Milano invece l’abbiamo posticipata, per poterla fare di sabato e poter chiamare più artisti. Sarà una festa ancora più grande!


Parliamo un po’ dell’album, come ci hai lavorato e come mai questo nome?

Questo secondo album arriva dopo un periodo di pausa da un tour che è stato bello corposo. Avevo bisogno di fermarmi un attimo e ascoltare cose nuove, diverse, per poi rimettermi a scrivere. Inizialmente avevo una mancanza di stimoli, perciò ho sentito la necessità di partire dai testi in primis, per poi arrivare alla melodia. Perciò il mio approccio è stato un po’ diverso rispetto alla creazione di “Radio Whitemary”. Ho lavorato molto per trovare i suoni giusti da adattare ad una parte testuale così personale. è stato un lavoro di circa un anno e mezzo. “New Bianchini” perchè è letteralmente il nome della cartella in cui avevo iniziato a salvare un po’ di progettini che mi piacevano. Tra l’altro, “Bianchini” è il modo in cui mi chiamano i miei amici, perciò chiamare il disco così è stata anche una scelta di vicinanza verso le persone a cui voglio bene, fan o amici che siano. All’interno ci sono dei pezzi personali ed eterei, ed immagino sempre che chi ci si affeziona abbia delle affinità con me, o comunque delle emotività simili.


In un mondo dove tutti fanno featuring, tu fai quasi tutto da sola. Ti pesa ogni tanto, o va bene così?

Dato che i momenti in cui mi metto a scrivere sono molto personali e possono nascere agli orari più improbabili, per me è difficile programmare la scrittura, o organizzare le famose “session”. Infatti, le uniche “collaborazioni” sono state con Emanuele Triglia e Davide Savarese. Con Emanuele eravamo in studio insieme a cazzeggiare, e proprio da lì è nata una cosa che ci piaceva, cioè “Denso”. È stato qualcosa che è arrivato lì, ma che poteva non arrivare mai. Con Davide invece è stata “Oh! Ma dai”. Io avevo scritto l’intro, e mi serviva un orecchio per l’armonia, così ho chiesto aiuto a lui, ed eccoci qua.


Ascoltando “Un’esercitazione”, mi sono chiesto in che modo nasca il tuo processo di scrittura, che a quanto ho capito è più istintivo, che ragionato. Com’è andata per questo brano?

La musica è tutta la mia vita, ma paradossalmente la scrittura nasce in contesti diversi, quando esco “dalla bolla”. Per me è istinto puro, quindi decido di non essere metodica. A volte ci vuole un po’ di rottura. “Un’esercitazione” è nato dalla voglia comporre una traccia che partisse subito forte. Proprio per questo, I primi tre colpi di cassa sono tre veri e propri schiaffi in faccia. Mi piaceva dare questa sterzata. Il testo invece è una ripresa di qualcosa di oscuro che cercavo di abbandonare. Il “te” della frase “Fa male essere te” non riguarda gli altri, ma noi stessi. Non è facile accettare che ci sono delle cose di noi che, per quanto tu ti possa sforzare, non cambieranno mai. Questa canzone mi aiuta a digerire queste informazioni. Invece l’idea dell’esercitazione mi è nata pensando a quelle che facevo al liceo da piccola, in Abruzzo. Nella canzone volevo dare il senso di qualcosa di “finto”, perciò, ho pensato subito in quei momenti dove ci facevano evacuare dalla classe, e noi eravamo contenti di poter perdere tempo, piuttosto che pensare alla vera utilità di quel momento. Questa è la mia interpretazione personale, poi non so effettivamente cosa percepisca l’altra persona quando ascolta questa traccia.

 

“Denso” è, secondo me, il punto di raccordo tra “New Bianchini” e “Radio Whitemary”, nonchè il pezzo più figo dell’album. Sono curioso di sapere com’è nato, in particolare la melodia.

Ti vorrei dare una risposta precisa, ma la verità è che è nato tutto d’un tratto, non ti saprei neanche dire come. Mi sono esercitata tanto a pensare prima alla musica, dato che è una cosa molto difficile. Non sai mai cosa possa succedere nella tua testa. In questo senso il testo mi aiuta molto, perciò è nato prima quello. Poi ho inserito delle intuizioni che possono sembrare create al computer, ma in realtà le ho fatte io “fisicamente”. Per esempio, quando dico “esploderà mai, mai mai…” e lo ripeto, sono io che fisicamente mi avvicino ed allontano dal microfono per far sembrare che la voce si alzi ed abbassi. Non è fatto al computer ed io in generale cerco di modificare poco la mia voce. Anzi, le cose un po’ stonicchiate mi piacciono molto! Non sono neanche fan di fare tante “take” e scegliere le migliori, copiando e incollando. Faccio comunque tante “take”, ma dall’inizio alla fine, tenendo poi per intero quella che penso sia la migliore.

 

In tutte le tue canzoni ho sempre percepito la necessità di togliere, anzichè aggiungere. Poche parole ma buone, dritte al punto. Sei così anche nei rapporti con gli altri?

Purtroppo per i miei amici sì! È una cosa che mi rimproverano spesso. Anche nella vita sono una persona molto pratica. I miei allievi mi dicono spesso che certe volte, quando mi fanno domande che non mi piacciono, perché mi fanno capire che non sono stati attenti, li fulmino con lo sguardo.

 

Sia nella copertina del tuo album, che nei tuoi show, sono spuntate fuori delle corna. Che cosa significano?

L’ho trovato un modo per riempire meglio lo spazio sul palco, dato che per alcune date sono stata da sola. Poi ho deciso di tenerle anche per il tour, come per dire “Sono sempre carina e piccolina, ma adesso guardatemi così”. Abbiamo deciso di tenerle per la copertina perché il mio fotografo le ha viste e se ne è subito innamorato. Tra l’altro io lavoro a maglia, e credo molto nello spirito “Do it yourself”, di conseguenza creo spesso accessori per me e la mia band, da indossare sul palco.


In “Mi nascondo” dici: “Mi rompo e poi mi aggiusto”. è un concetto che riguarda un po’ anche il cadere e rialzarsi. Come gestisci questi momenti, quando arrivano, nella vita di tutti i giorni?

Sto ancora imparando il modo giusto per gestirli. In generale credo che nella vita ci voglia pazienza per potersi riaggiustare dopo una rottura. La frase più forte di quella canzone, secondo me è “E mi disgusto”, che identifica come spesso ci si può sentire a volte. Spesso devo gestire un carico d’ansia enorme che mi rendo conto di mettermi da sola. Sono una persona determinata, ma gestire i propri sentimenti non è mai facile.


In “DITEDIME”, uno dei pezzi più chiassosi dell’album, parli delle critiche, delle “malelingue”. Tu come le vivi, quando arrivano?

Questo pezzo è nato proprio da un’esperienza in cui non sono stata capita. In quell’occasione, è stata una situazione che ho gestito molto male. In quel caso è stato più facile per me scriverci un pezzo su, piuttosto che parlarne direttamente con le persone interessate. Sto lavorando anche su questo! Delle volte pensi che determinate situazioni non potranno mai capitarti, poi un giorno ti succedono, e non sai come gestirle.


Fai un genere musicale molto internazionale e che arriva dritto al punto. Ma mi rendo conto che non è per tutti. Hai paura di non essere capita a volte?

Sì, molto spesso. Ma mi rendo anche conto che questo è un tipo di musica che forse ha bisogno di più tempo del solito per essere capito. C’è un mio super fan che è anche giornalista musicale. Mi segue da tanti anni, e un giorno scrisse un articolo bellissimo, dove però diceva di non aver inizialmente capito la mia musica. Anche quello mi ha dimostrato che certe cose hanno bisogno di essere metabolizzate per bene, prima di essere capite o accettate.


Cosa dobbiamo aspettarci per questo nuovo tour?

Per questo tour sarò in formazione insieme a due batteristi che avranno l’arduo compito di seguirmi in un viaggio pazzo. Si ballerà tanto, come sempre e forse anche di più. Ci sarà una grande cura a livello musicale, suonerò anche pezzi “vecchi”, riarrangiati in maniera ancora più forte.

 

Sei a Roma da tanti anni ormai, e farai due date consecutive al Monk. Cosa significa questa cittá per te?

Roma per me è casa ormai. È una città complicata, che avrebbe bisogno di un cambiamento, ma mi rendo conto che ci vuole molto tempo, e c’è bisogno che ognuno di noi faccia il suo. Ma è anche questo il bello.


Qual è un traguardo importante che vorresti raggiungere con la tua musica, da qui a qualche anno?

Mi piacerebbe molto suonare all’estero, in particolare organizzare un tour nei Balcani. Secondo me ci sono tanti posti lì dove sarebbe fighissimo esibirsi. Sarebbe bello organizzare un festival di musica italiana all'estero. Work in progress.



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