"Tra le mura di casa immaginiamo un mondo
Fare i turisti nell'appartamento
Dimenticarsi del cemento"
Una chitarra acustica e un pianoforte, tutto senza impianto, tra le mura della redazione del giornale Film Tv: questi sono gli strumenti che hanno dato via ad un concerto così intimo e speciale, dove Nicolò Carnesi è stato il protagonista.
In occasione di Festa Lab insieme ad altre 50 persone ci siamo immersi nel profondo di questa situazione così particolare, trovando il cantautore siciliano così timido ed emozionato che si alternava agli strumenti, suonando con gli occhi chiusi e facendoci emozionare.
"Il file rouge di Ho bisogno di dirti domani - come ci racconta Carnesi tra una canzone e l'altra - è nel rapporto di noi esseri umani con il tempo nel quale viviamo, dove intrecciamo relazioni con gli altri ma soprattutto con noi stessi. Nel momento in cui si va a ritroso, si guarda a quello che è il passato si vengono a creare alcune delle più belle emozioni che proviamo che sono la nostalgia e la consolazione. La musica è molto adatta a questi tipi di sentimenti, perchè proprio nel momento in cui ascoltiamo qualcosa che ha fatto parte della nostra vita in un periodo passato"
Nicolò Carnesi ha iniziato questa serata presentandoci brani così nuovi e introspettivi proprio come "Ho bisogno di dirti domani" e "Carta da parati". Nicolò descrive la nostra epoca, in una notte che si perde tra le note dei locali, in una situazione così dove il brano "Fotografia" risulta perfetto, dove noi ci sentiamo solo numeri all'interno di un’equazione, come può essere il mondo e la nostra vita, dove i conti sembrano non tornare mai.
"Quando ero più giovane pensavo a futuro, influenzato dai libri e dai film di fantascienza. - l'aneddoto di Nicolò per descriverci il pezzo "Futuro" - Pensavo al 2020 come fatto di macchine volanti, con gente che ha capito che si può stare bene in un modo o nell'altro, ma ora mi sto rendendo conto che invece stiamo andando a ritroso."
Ma il cantautore palermitano oltre a farci immaginare come turisti in un appartamento, nelle sue canzoni allunga lo sguardo verso lo spazio e l'ignoto, un po' come il futuro, dove cambiano le dimensioni, gli ideali, ma resta la speranza di trovare qualcosa di migliore dietro al nostro sguardo come un amore che uccida l'inverno o un posto dove l'odio non esiste. Ma nelle nostre galassie nell'armadio comprendiamo quanto davvero noi, figli del duemila, siamo complicati, facciamo fatica a socializzare, sempre pronti a disintegrarci.
"Mi sono perso a Zanzibar" e "Motel San Pietro" sono tra i brani più famosi del suo repertorio e che ieri non potevano affatto mancare, come anche "Levati", pezzo pubblicato 10 anni fa ma che non smette di esser vero, e "Spogliati", che evocano la liberazione dai vestiti, dalle paure del millennio, lasciandoci andare per scoprire la nostra interiorità senza schemi e filtri imposti dalla società.
Nicolò Carnesi conclude la serata con "Cara" di Lucio Dalla, brano che ci racconta essere importante per lui e per la sua formazione come musicista e come persona, e che risulta perfetto per noi turisti in questa redazione del giornale, che anche in questa occasione abbiamo scoperto quanto la musica di Carnesi ti scavi dentro il profondo e ti lasci senza parole.
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