di Edoardo Previti e Martina Strada
Lo scorso 29 novembre è uscito "Nati Stelle", il primo album in studio dei Comrad, band punk/emo made in Puglia composta da Pierpaolo Caldarola, Marco Fischetti, Giovanni Lisena, Francesco Loconte e Giò Sada (vincitore di X-Factor 2015).
Il disco uscito per Kallax Records, etichetta indipendente specializzata in "musica per le nicchie", è un lavoro realizzato da 5 ragazzi del Sud Italia che hanno sempre aspirato a dimostrare la propria consapevolezza verso il posto dove vivono perché la propria terra non è un dormitorio o un parco giochi per turisti.
In occasione di questa pubblicazione, abbiamo avuto il piacere di fare due chiacchiere con Giò Sada e di parlare delle curiosità dietro a "Nati Stelle", del ruolo della musica punk al giorno d'oggi e di quanto la musica dal vivo sia importante per questo quintetto pronto a prendersi tutto il successo che si merita.
Ciao Giò Sada e benvenuto su Indievision! Il 29 novembre 2024 è uscito “Nati Stelle”, il primo album dei Comrad, un progetto che definite “la voglia di accorciare le distanze in un momento in cui il distacco è considerato la cura dei nostri giorni”. Come è nata questa vostra necessità di avvicinarvi?
Ciao Indievision :) grazie dell'invito.
Il progetto è nato in origine durante il primo lockdown. I quattro coinvolti me compreso risiedevano ognuno in un luogo diverso, Bari, Cassano delle Murge, Roma e Manchester.
Tutti avevamo a disposizione uno studio e dopo aver scritto di getto i pezzi del primo EP "Restiamo vicini" li ho condivisi con loro e così ha preso forma.
Eravamo forzatamente lontani, era appena entrata in vigore la Brexit (Andy il primo basso dei COMRAD è indigeno di Manchester), insomma era il nostro modo di dire che non sarebbe stata la distanza a fermarci. Dopodiché nel 2022 appena riaperto tutto è nata la band vera e propria.
In questo periodo storico dove la trap e il rap sembrano avere la meglio nelle classifiche e tra i più giovani, credi che il tornare a fare e ascoltare punk pop o punk rock possa essere ancora un modo diverso di approcciarsi al mondo e alla vita?
Nel 2012 facemmo uscire un disco con i Waiting for Better days la band in cui ho cantato per anni e all'interno inserimmo una frase: "quando c'è crisi il punk va di moda".
Era una provocazione per dire che quando la crisi sociale arriva a livelli insopportabili e il piattume culturale dilaga, il Punk diventa un bene rifugio, lo strumento con il quale manifestare il proprio dissenso e la voglia di sovvertire ciò che viene imposto come "normalità".
Niente è normale oggi, è tutto da riscrivere.
“Nati Stelle”, è un disco che picchia forte sulla batteria e suona forte con le chitarre.
Ogni brano del disco inizia senza crescendo, diretto al punto: qual è la ragione di questa scelta?
La ragione credo sia l'urgenza di dire che non abbiamo più tempo. Non c'è più tempo di riflettere su cosa accade. Sappiamo benissimo ciò che sta succedendo. Catastrofe climatica, guerre, Un genocidio in Palestina, una classe dirigente vergognosamente mediocre e distaccata dal popolo, considerato solo come macchina da lavoro (sottopagato), neofascismi che crescono e apatia umana. Bisogna svegliarsi.
“Io e Te” è uno dei brani che più mi ha colpito nel profondo fin dal primo ascolto per via del suo sound forte e trascinante e per via del suo testo speranzoso.
Volevo chiederti, com’è nata questa traccia? Come si fa, secondo te, a riuscire a scegliere un filo nella matassa e a seguirlo fino alla fine, senza farsi prendere da paure o distrazioni?
È una delle ultime nate per il disco.
Non so di preciso da dove è arrivata, probabilmente dalla necessità di dire come ci sentiamo, come le altre. Costretti sempre a prendere la decisione più conveniente, più legata alla mega produttività per dimostrare di essere in linea ma non siamo in linea. Credo che seguire un filo nella matassa sia una Resistenza e se si resiste non ci si può permettere di avere paura anche perché è poco importante cosa diventi in vita o quanto tu venga riconosciuto per quello che fai quanto quello che lasci come eredità.
“Dolcedorme” è il brano fulcro dell’album che tratta il tema del lasciare qualcuno e cosa resta dopo la morte. C’è stato un evento preciso che ha ispirato questo brano o è stato frutto di uno scambio di esperienze e vissuti?
Dolcedorme è stata ispirata dalla morte di mio padre ed averlo visto senza vita ma col sorriso sulle labbra come se stesse dormendo dolcemente. Un punto di riferimento per me fondamentale, ed è di questo che parla infondo, quando si perdono punti di riferimento, motivazione e si cade in una paralisi esistenziale che a tutti i costi si deve affrontare e superare. Ho provato a scrivere sulla traccia strumentale che aveva invece precedentemente scritto Pierpaolo (chitarra) ed è uscita di getto.
“Lunedì Di Settembre”, l’ultima traccia del disco, è un featuring con gli Elephant Brain ed è un brano che unisce perfettamente le due band: come è nata questa collaborazione e come è stato lavorare con i vostri colleghi umbri?
È nata perché avevamo un brano a metà e ci sembrava perfetto condividerlo con loro, con i quali avevamo avuto un contatto precedente online e non solo per alcuni di noi. È stato tutto molto naturale e spontaneo, a noi piace quello che fanno, gli abbiamo scritto e c'è stata una presa a bene generale.
Ricollegandomi alla domanda precedente e tralasciando generi, budget e etichette, c’è un artista con cui voi Comrad vorreste collaborare?
Le band con cui vorremmo collaborare sono: Origami Angel, Blink 182, Green Day, Propagandhi, Tricot.
Quest’anno si festeggiano i dieci anni dalla tua vittoria a X Factor. Come è cambiata la tua visione del mondo della musica e il tuo approccio alla sua industria?
Diciamo che non è mai cambiato, 10 anni fa con la presunzione dei 20 anni credevamo fosse possibile entrare in un mondo e provare ad andare dove volevamo ma non è così. E l'ho pagata ma al tempo stesso ho capito dove volevo andare e così è stato.
È un mondo molto ricco e credo nella ridistribuzione, se questa non avviene, l'approccio Robin Hood è più che legittimo.
Personalmente credo che slegare la musica dalla profondità dei contenuti e da una visione sovversiva della realtà sia un "Lentamente Morire" Cit.
Ora che è uscito “Nati stelle”, avremo l’occasione di vedervi suonare questo disco, e le altre vostre canzoni, dal vivo? In un mondo musicale che, tristemente, si sta sempre di più basando sui numeri virtuali, quanto è importante per la vostra musica la dimensione live, il contatto con il pubblico?
Abbiamo presentato il disco in un super concerto a casa nostra e abbiamo diverse date in programma più altre che arrivano in divenire. Il live è fondamentale, è la forma più importante, suoniamo per questo, per dare e ricevere l'energia che ci serve per continuare a seguire il filo nella matassa e darci man forte per affrontare le nostre vite senza farci ingannare dalla consuetudine e dalla paura.
Ci vediamo ad un live IndieVision, grazie ancora!
Comments