"Molte volte mi rendo conto di far schifo, di non essere all’altezza di quello che vivo, come fossi in difetto rispetto al mondo, che va avanti, mentre io rimango indietro".
Queste sono state le ultime parole di Meda169 durante la nostra ultima intervista su IndieVision. Ve le siete ricordate? Bene, adesso, dimenticatele. Perchè dopo un processo di crescita scandito da tanta gavetta e vari appuntamenti live, il giovane cantautore pugliese sta riuscendo a scrollarsi di dosso ansie ed insicurezze, avvicinandosi sempre di più ad una nuova maturità artistica.
La partecipazione ad Area Sanremo con "I respiri tuoi" e "Alice", una ninna nanna a cuore aperto uscita quest'estate, hanno creato il terreno perfetto per l'uscita del suo nuovo singolo: "Ti porterò un fiore". Ascoltando il suo nuovo lavoro, uscito il 22 settembre scorso, ci si rende subito conto di come Meda sia cresciuto, superando tante insicurezze, e abbracciandone tante altre. è anche questo il bello della vita: sconfiggere i propri demoni, se possibile, oppure cercare di conviverci in armonia. Grazie ad un sound rinnovato e una freschezza raggiunta anche grazie al produttore Andrea dell'etichetta Kate Records, ci troviamo davanti ad un pezzo che segna l'allontanamento dalle canzoni più cantautoriali di Nicola, strizzando l'occhio alle nuove tendenze musicali. Tutto frutto della sua ricerca stilistica che prevede colpi di scena da qui in avanti, come per esempio uno o due EP...
Anche il significato del titolo non è banale, durante l'intervista ne abbiamo ampiamente parlato, non ti resta che andare a leggere!
Ciao Nicola! Come stai? Allora, parlami di questo nuovo singolo. Ascoltandolo ho avuto l’impressione che fosse una canzone che fa da ponte tra la fine di un percorso, e l’inizio di qualcosa di nuovo...
Ciao Luca, tutto bene grazie. In effetti sì, in questo singolo sento una certa maturazione, che è data dalle esperienze che ho vissuto ultimamente. Ed è bello vedere come la mia crescita vada di pari passo con la mia musica. È un progetto che avevamo deciso di portare a Sanremo Giovani lo scorso anno, sarebbe stato il singolo da cantare nella gara dei big, mentre per “Area Sanremo” mi sono presentato con “La stella polare”, un altro singolo a cui sono molto legato. “Ti porterò un fiore” vuole inaugurare il nuovo Meda, che ha deciso di discostarsi dal vecchio percorso autoriale, per scoprire nuovi percorsi alternativi.
C’è un evento in particolare che ti ha fatto decidere di cambiare rotta e allontanarti dal Meda più cantautorale?
Più che altro ci sono stati molti feedback da parte di persone a me care, che mi hanno fatto capire che il mio vero essere non sarebbe venuto fuori solo dal Meda più cantautoriale. Non sarei riuscito ad esprimermi al 100%. Perciò ho pensato che, sperimentando nuovi suoni e generi, avrei potuto tirar fuori il vero me, dando quella svolta che prima non c’era.
E qual è il sound che hai in mente? Come state lavorando tu e Andrea di Kate Records?
Sicuramente, come sono cambiato io nel tempo, è cambiato anche il mio produttore. Andrea mi sta dando una grande mano, soprattutto per quanto riguarda l’arrangiamento. Stiamo rischiando di più, decidendo di inserire dei suoni che prima non avremmo mai immaginato di utilizzare.
Parlaci un po’ del testo di questa canzone
Questo brano non è una storia autobiografica, il processo è stato simile a “I respiri tuoi”. Mi sono ritrovato a pensare ad un’esperienza che attualmente non stavo facendo, ma che avrei voluto fare. Come un’ipotetica relazione in “I respiri tuoi”. Ho pensato di provare a scrivere un’altra storia non mia, ma che potrebbe essere di tanti che mi ascoltano. In questa canzone, mi immagino prendermi cura di un’altra persona, anche stavolta ho cercato di immedesimarmi nel ruolo.
Il titolo della canzone è molto interessante perché rimanda ad un gesto forse non più di moda oggi, ma che mantiene comunque una certa poesia.
Sì, esatto. Mi piace scrivere di cose che magari la maggior parte delle persone non scriverebbe, anche perché altrimenti come potrei distinguermi dagli altri? Chi nel 2023 scriverebbe “Ti porterò un fiore”?
Nella canzone dici “a volte bisogna perdersi per ritrovarsi”. Quanto c’è di Meda in questa frase?
C’è molto di Meda in questa frase. E non parlo solo di relazioni amorose, ma anche in amicizia. Solo quando perdi una cosa capisci quanto era importante. Un difetto su cui sto lavorando. Ho sempre avuto paura di perdere le persone per capirne solo dopo il valore. Molte volte mi chiudo in me stesso e non riesco a dare quello che vorrei. E poi perdo la possibilità di avere una bella relazione o un’amicizia. È anche un modo per fare un mea culpa generale, per dire al mondo che ho questi difetti e che lo so. Ma che ci sto lavorando.
Che tipo di feedback stai ricevendo riguardo questo ultimo singolo?
I feedback sono molto positivo, e sono molto contento di questo. Ma soprattutto, sono contento che molti hanno captato la mia maturazione e l’avvicinamento ad un nuovo sound.
Cosa dobbiamo aspettarci dopo questo nuovo singolo?
Vedremo cosa ci riserverà il futuro. Sarà un periodo in cui io e Andrea sperimenteremo tanto, per poter dare un nuovo sound alle canzoni. Anche strizzando l’occhio a quello che va più di moda oggi in Italia. Ci siamo resi conto che spesso andare fuori dagli schemi non viene capito appieno dalle persone, quindi, stavolta cercheremo di fare qualcosa di più accessibile. Sto ascoltando tantissima musica ultimamente, soprattutto straniera. E anche quello mi sta aiutando nel dare un nuovo stile al progetto. Mi prenderò anche una pausa per mettermi a scrivere un po’ di cose, e vediamo che succede.
Visto che hai parlato di ascolti stranieri, ti piacerebbe scrivere in inglese?
All’inizio della mia carriera avevo pensato di scrivere in inglese, ma poi ho lasciato perdere subito perché il mio livello non era buono. Adesso che il mio inglese è migliorato, però, sto pensando di tornare a farlo. Dato che l’inglese è più musicale rispetto all’italiano, sarebbe una bella sfida. D’altro canto, sento che il linguaggio italiano sia quello che possa far esprimere Meda al meglio. E poi, non vorrei ricevere critiche per la mia scrittura in inglese. E quando io non sono sicuro di qualcosa al 100%, difficilmente la faccio. Un’altra cosa che mi piacerebbe fare, è un progetto totalmente diverso dal mio, dove scrivo e canto, ma senza un filo logico. Non vorrei neanche comparisse il mio nome. Sarebbe un’esperienza interessante.
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