Meda169 fa il suo ritorno sulle scene musicali con il nuovo EP “Primo Tempo”, pubblicato da Romolo Dischi e Kate Records. A pochi giorni dall'uscita, abbiamo avuto il piacere di intervistarlo per parlare delle emozioni e dei messaggi che accompagnano questo lavoro. Con grande entusiasmo, Meda ci ha raccontato il viaggio interiore e le sperimentazioni sonore che caratterizzano questo secondo EP, sottolineando l'importanza di comprendere meglio sé stessi e il mondo esterno, tra collaborazioni inaspettate, come quella con Circe nel singolo "Tutto un film", e la metafora della vita come una partita di calcio.
Ciao Meda e benvenuto su IndieVision! Da poco è uscito il tuo primo EP “Primo tempo”, che sensazioni hai provato nel pubblicarlo e quale messaggio vuoi trasmettere a chi lo ascolterà?
Ero e sono molto emozionato, questo è il mio secondo ep e penso sia una tappa molto importante per il mio percorso artistico (di sicuro non l’ultima tappa).
Vorrei che fosse una prima parte in cui ognuno possa capire meglio di sé, un viaggio interno ma che comunque poi va affrontato nel mondo esterno, con le le persone che ci circondano.
Come hai scelto di evolvere il tuo sound in questo nuovo lavoro? Ci sono influenze o stili musicali che hai voluto esplorare maggiormente rispetto ai tuoi precedenti lavori?
Volevo fosse un disco diverso da quello che è il mio mondo e penso di esserci riuscito soprattutto con i primi tre singoli. Non ci siamo limitati al compitino ma abbiamo fatto in modo che ogni brano potesse avere la sua peculiarità sperimentale.
Nel disco è presente anche un featuring con Circe per il singolo "Tutto un film", come è nata questa collaborazione? Puoi raccontarci come è stato lavorare insieme e cosa hai imparato da questa esperienza?
Il singolo con Circe è stata la mia prima collaborazione e non nego che all’inizio ho avuto un po’ di difficoltà ad “ambientarmi”. Ho scelto Circe con la prod. di Ness perché prima di tutto sono miei amici e avrei fatto una fatica immane a scrivere un pezzo con qualcuno di sconosciuto. Ci sono state sicuramente alcune difficoltà, come è giusto che ci siano, ma ho capito che mischiare i propri mondi per raccontare qualcosa certe volte è proprio bello!
Tra i brani dell'EP, c'è uno che senti particolarmente vicino a te o che pensi rappresenti meglio la tua evoluzione artistica attuale?
Penso che Mare di caos e Viale Tunisia siano i brani più miei, mentre per gli altri c’è stata un po’ ’ più di sperimentazione e anche più rischi.
Il titolo "Primo tempo" ci lascia immaginare che ci sia anche un "Secondo tempo". Quali sono le principali differenze tra questi due tempi e come si integrano nel contesto del tuo percorso musicale?
È esattamente così, a “Primo tempo” corrisponderà “Secondo tempo”. Posso dire soltanto che la seconda parte avrà una visione diversa dalla prima, una prospettiva diversa, soprattutto perche molte volte la vita è diversa rispetto da dove la guardi.
L'EP è stato descritto come una riflessione sulla vita vista come una partita di calcio. Come hai sviluppato questa metafora all'interno del tuo lavoro?
Il calcio è il mio sport preferito e lo vivo quasi ogni giorno, tra notizie, partite e molto altro e penso che le vite di ognuno sono un po’ come delle finali, si può vincere e si può perdere, ma la cosa importante resta sempre quella di giocare questa finale e non essere un semplice spettatore, metterci la grinta, la voglia e se si perde, fa nulla, si riprova ancora.
Ora che "Primo tempo" è stato rilasciato, quali sono i tuoi prossimi passi? Hai già in mente nuovi progetti musicali o collaborazioni future che desideri intraprendere?
Ora che Primo tempo è stato rilasciato, aspettiamo che anche Secondo tempo verrà pubblicato e poi al futuro penseremo più in la, sicuramente il desiderio è quello di poter suonare dal vivo tutti questi nuovi brani in full band, spero di poterlo fare in giro per tutta l’Italia.
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