"Maturità" è l'album di debutto dello "scienziato indie" Calabi.
Questo simpatico soprannome deriva dal fatto che l'artista è laureato in fisica.
L'artista ha scelto il suo nome d'arte "prendendo in prestito" il cognome del famoso fisico Eugenio Calabi, uno dei padri fondatori delle teoria delle stringhe. Oltre ad essere uno tra i cantautori emergenti più interessanti del momento, Calabi scrive libri per bambini e insegna a loro la matematica attraverso il linguaggio universale dell'estetica.
Molto originale l'idea di presentare l'album attraverso quattro miniserie. Ogni 15 giorni il cantante ha presentato due brani accompagnati da un video fino a rivelare l'intera tracklist dell'album.
"Maturità" è un album sincero dove la musica è libera da qualsiasi schema e le sue canzoni sono caratterizzate da una perfetta alchimia tra il cantautorato e la produzione elettronica di Federico Laini.
Ogni canzone è una fermata, una sensazione, un'emozione di un viaggio interiore che porta alla riscoperta di se stessi.
Questo viaggio metaforico inizia con "Viaggio post maturità" che ci invita ad abbandonarci nei ricordi, senza scoraggiarsi del tempo che passa, perché ripercorrendoli non fanno altro che mostrarci come eravamo e cosa siamo diventati ed è proprio come ripercorrere il nostro viaggio post maturità.
"Te lo ricordi il viaggio post maturità?
Avevi voglia di girare il mondo
E neanche ti accorgevi che ero io
Che ti giravo intorno"
Subito dopo arriva "Bon hiver", canzone d'amore che ci porta al ricordo di una notte passata a guardare un film francese e che ci dona uno di quei ritornelli che è impossibile da non cantare:
"E poi andrà come sempre se ci sei tu
Che leggi un libro con le gambe aperte
E mi passi sopra per prendere le sigarette
Si come sempre tanto decidi tu"
Successivamente arriva "Manifesto", è uno di quei brani che mi ha convinto ed ho apprezzato subito al primo ascolto. Affronta la paura di come potremmo essere considerati dalle altre persone e quali conseguenze derivano dai loro pensieri, ma tutto questo non deve scoraggiarci perché siamo molto di più di uno slogan su un manifesto da guardare e da commentare.
"E se la gente non ci capirà
Lo chiameranno amore fuori legge
Noi due da soli e loro il gregge
Vedrai, vedrai, vedrai
Vedrai, finisce male"
Segue "Diluvio" la ballad per eccellezza che non si può fare altro che ballare invitando il nostro amore ad ondeggiare in silenzio ascoltando la voce di Calabi che risulta leggera e limpida.
Molto curiosa è la definizione che il cantautore da alla canzone "Sferica". La sfera viene definita come una metafora del corteggiamento. Un lungo corteggiamento che è un lento rincorrersi su una superficie curva girando e rigirando.
Un titolo che mi ha incuriosito è " Madeleine (perché non ridi mai)". Il nome della ragazza mi riporta al liceo quando studiando letteratura francese mi ritrovai il termine sul libro "Madeleine de Proust". E' un termine francese che sta a designare una parte della vita quotidiana, un gesto ma più specificamente un odore o un sapore che evocano ricordi del passato, come successe al poeta francese Marcel Proust con una madeleine (tipico dolce francese) nel libro "Dalla parte di Swaan".
Non so se il cantautore ha usato questo nome per omaggiare il poeta, se non fosse così, lo ringrazio lo stesso perché è la prova che dopo cinque anni di liceo linguistico, qualcosa ancora la ricordo.
Per finire ci sono i due brani "Domani" e "Ieri".
Ho apprezzato tantissimo la scelta di inserire il brano strumentale "Ieri" per ultimo. Sono dell'idea che dopo la fine di un viaggio, non servano parole per spiegare ulteriormente ciò che è successo ed è bello farsi trasportare nella musica senza interferenze e assimilare ciò che si è vissuto.
Non ci resta che aspettare l'ultimo episodio per ascoltare per intero il suo album !
Buon ascolto!
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