Ormai è chiaro: i Nu Genea non sono più soltanto una band, sono un fenomeno culturale. Al loro concerto al Mamamia di Senigallia, durante il Bar Mediterraneo Club Tour, ne abbiamo avuto la prova.
Dopo "The Tony Allen Experiments" (Planet Woo Cometrecords, 2015), con gli album "Nuova Napoli" (NG Records, 2018) e "Bar Mediterraneo" (NG Records & Carosello Records, 2022) il duo composto dai producer napoletani Massimo Di Lena e Lucio Aquilina si è infatti lanciato nell’esplorazione del suono mediterraneo di Napoli negli anni Settanta e Ottanta, mescolato a funky, jazz, italian disco e afrobeat: il risultato è una pozione magica, inebriante, che sta avendo successo non solo in Italia, ma in tutto il mondo.
Ad affermare questa popolarità che non accenna a diminuire ci ha pensato il pubblico del Mamamia, celebre club di Senigallia, dove i Nu Genea e la loro band di otto elementi si sono esibiti lo scorso undici marzo: un gruppo calorosissimo di spettatori che ha seguito il concerto (sold out, va da sé) con trasporto ed entusiasmo, senza mai perdere il ritmo.
Il live dei Nu Genea non ha pause: è una carrellata di dodici brani che si susseguono uno dopo l'altro ("Vesuvio", "Parev’ ajere", "Praja Magica", "Disco Sole", "Marechià", "Bar Mediterraneo", "Nuova Napoli", "Gelbi", "Straniero", "Tienaté", "Doje Facce" e "Je Vulesse") e vengono approfonditi rispetto alla loro durata in studio, arricchiti di incredibili assoli di sax, flauto, percussioni, synth, chitarra. La gente in pista (di età diversissime tra loro) canta, ma canta di tutto, non solo seguendo la voce – pazzesca, impeccabile, primordiale, purtroppo a volte sommersa dagli strumenti – di Fabiana Martone, nel suo vestito da sirena che nasconde un mantello simile a un enorme paio di ali da sfoggiare a sorpresa, un po' Venere di Botticelli un po' Priscilla: La regina del deserto: canta le tastiere, canta l’inconfondibile intro di "Tienaté", l’incipit funky di "Marechià", il vorticoso solo di synth di "Bar Mediterraneo"; canta in napoletano, in francese, in arabo su "Gelbi" con Marzouk Mejri. Non c’è praticamente bisogno di coinvolgerlo, fa tutto da sé e questo aumenta l'immaginario di discoteca suonata, che dalla pista fa fare il giro del Mediterraneo.
La big band sul palco è composta di musicisti eccezionali: Fabiana Martone alla voce, Marcello Giannini alla chitarra, Paolo Petrella al basso, Andrea De Fazio alla batteria, Paolo Bianconcini alle percussioni, Pietro Santangelo al sax e al flauto traverso, Marzouk Mejri alla voce, alle percussioni e al flauto arabo Nay. Massimo Di Lena e Lucio Aquilina, entrambi alle tastiere, si pongono all'inizio e alla fine di questo semicerchio di professionisti, quasi nell'ombra a non volerli sovrastare, e si sfidano a colpi di assoli di synth.
Che dire, i Nu Genea ci sanno proprio fare. Hanno deciso di frugare all'interno di un vaso di Pandora che suona benissimo, riportando in luce una scena vintage, fatta di luci stroboscopiche e ottima musica, e il pubblico sembra volerne sempre di più.
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