Con il nuovo disco di Mac Miller, CIRCLES, il cerchio si chiude. Cercherò di non soffermarmi troppo sulla sua morte, vorrei dare importanza alla musica perchè, in fin dei conti, è questa quella che conta.
È un disco a tutti gli effetti, non un b-side, ultimato dal produttore Jon Brion e come concept, percorre la scia di SWIMMING (2018). I dubbi dell’artista nascono, con le parole, in Swimming e terminano in Circles. È un disco Hip Hop, dove di rap c’è poco o nulla, Mac canta, canta tanto, su produzioni soft, chill, ma allo stesso tempo r&b e funk, come in “Complicated”. L’unica che, forse, si avvicina al panorama rap è Hands, per il resto le voci mantengono un mood rilassato.
L’autoanalisi è il tema principale del disco. Ansia, depressione, dipendenze e ricerca di indipendenza, “Brand Name” è il brano dove questo emerge maggiormente. La sensazione che ho provato ascoltandolo è stata quella di un respiro dopo una lunga apnea, come se avessi tirato fuori l’aria immagazzinata nei miei polmoni.
È un disco che mi fa riflettere sul senso della vita, sdraiato a letto, mentre mi fumo una sigaretta e guardo il soffitto.
Dodici brani pubblicati dalla famiglia di Miller sono il segno che la musica sopravvive, resta per sempre, indipendentemente da quello che succede ogni giorno. L’arte non muore mai.
“Alcuni dicono di voler vivere per sempre, io cerco solo di sopravvivere a questa giornata” - Complicated, Mac Miller
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