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La storia della versione inedita di "Ciao amore, ciao" - Sunday Vision

Ci sono molti artisti che con le loro canzoni hanno cambiato la mia vita, uno di questi è Luigi Tenco.

Purtroppo conosciuto più per la sua misteriosa morte durante il festival di Sanremo del 1967 che per i suoi capolavori, Luigi Tenco faceva parte della "Scuola genovese" e insieme ai suoi colleghi Fabrizio De Andrè, Bruno Lauzi, Gino Paoli, Umberto Bindi, Sergio Endrigo e tanti altri rinnovarono la musica leggera italiana a partire dagli anni sessanta.

Tenco fu tra i primi a distaccarsi dalle canzoni d'amore degli anni 50, nei suoi testi affronta questo tema da un nuovo punto di vista, in un linguaggio schietto e quotidiano. Oltre a parlare d'amore affronta tematiche molto forti per l'epoca come: il divorzio, il matrimonio concepito non come vincolo indissolubile e la corruzione italiana.

Avevo 7 anni quando venni a conoscenza dell'esistenza di questo grande artista e mi innamorai all'istante di quella canzone che mise fine alla sua carriera "Ciao amore, ciao", presentata al Festival della canzone italiana, insieme alla grandissima cantate francese Dalida.

Il brano inizialmente era un grido contro la guerra e si intitolava "Li vidi tornare" e il testo era molto differente da come lo conosciamo noi:


"Li vidi passare vicino al mio campo ero un ragazzino stavo lì a giocare

Erano trecento eran giovani e forti andavano al fronte col sole negli occhi

E cantavano cantavano tutti in coro ciao amore ciao amore ciao amore ciao

Ciao amore ciao amore ciao amore ciao ciao amore ciao amore ciao amore ciao

Avrei dato la vita per essere con loro dicevano “domani” “domani torneremo”

Aspettai domani per giorni e per giorni col sole nei campi e poi con la neve

Chiedevo alla gente quando torneranno la gente piangeva senza dirmi niente

E da solo io cantavo in mezzo ai prati ciao amore ciao amore ciao amore ciao

Ma una sera d’un tratto chiusi gli occhi e capii e quella notte in sogno io li vidi tornare

Ciao amore ciao amore ciao amore ciao ciao amore ciao amore ciao amore ciao ciao amore ciao amore ciao amore ciao"


Il contenuto del testo non venne accettato perché non ritenuto valido per la gara canora. Accettando i consigli di Dalida, l'artista cambiò il tema e il titolo della canzone. Decise di parlare dell'emigrazione e di intitolarla con un titolo che potesse attirare l'interesse delle persone: "Ciao amore".

Il testo è quello che conosciamo noi oggi, ma sorge un altro problema.

Un'altra casa discografica reclama il diritto di proprietà del titolo "Ciao amore", già usato per un'altra opera musicale. Luigi lo modifica beffardamente aggiungendo un "ciao", così nacque il titolo del brano che non si risparmio un ulteriore lettera di richiamo con la quale viene contestata nuovamente la scelta del titolo considerata una mancanza di rispetto.

Ma un nuovo problema si aggiunge alla storia di questo brano: un problema di ritmo.

Durante le prove, Luigi pretende che la sua canzone venga eseguita con un ritmo differente da quello scritto sui spartiti. Vedeva la sua canzone andare in un'altra direzione e soprattutto il ritornello, sembrava avere uno stile da marcetta. L'artista voleva che la sua canzone venisse suonata con un rimo blues che poteva dare maggiore rilevanza a un brano che parlava di emigranti delusi. Il suo atteggiamento fece innervosire gli organizzatori del festival.

Il brano venne portato sul palco e venne accolto molto bene dal pubblico presente, ma come sappiamo il brano non passò alla finale e non venne neanche ripescato.

Da quel momento le voci sull'orchestrazione del festival si facevano sempre più rumorose e la notte tra il 26 e il 27 gennaio Luigi Tenco morì.

Il Festival del 1967 continua la sua corsa e come canterà poi Donatella Rettore nel 1977:


"E' morto un artista e invece di piangere, fanno festa".



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