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"Immobile", il nuovo EP di Rebecca nato dalla necessità di trovare un punto di equilibrio - Intervista

Lo scorso 20 settembre è uscito per Honiro Label "Immobile", il nuovo EP di Rebecca Antonaci. Dopo essersi affacciata al mondo musicale con diversi singoli e l'album "Morfina", uscito nel 2023 e accolto molto positivamente, Rebecca torna sulla scena con un nuovo lavoro frutto delle emozioni e dell'esperienze che ha vissuto in piena adolescenza, tra i 16 e i 18 anni.


Per l'occasione, ho avuto il piacere di intervistare l'artista classe 2004. Abbiamo avuto modo di parlare sia di "Immobile" e del suo rapporto con la musica, che della sua esperienza come attrice, culminata, per il momento, con il ruolo da protagonista nel film "FInalmente l'alba".


 

Ciao Rebecca, benvenuta su IndieVision. Come stai? Come ti senti ora che è finalmente uscito "Immobile" il tuo nuovo EP?

Ciao a tutti, grazie per quest'intervista e per l'opportunità! Ora sto abbastanza bene. È stato un periodo in cui avevo molti impegni ma sono molto felice che sia uscito l'EP. Era un progetto che avevo già da un anno pronto e non vedevo l'ora che uscisse.


Per curiosità, come mai hai impiegato un anno a pubblicare questo lavoro?

I brani sono stati scritti tutti in periodi diversi. Per esempio "Cartine", l'ho scritto quando avevo 16 anni ed è ricomparso fuori adesso e pian piano si è composto l'EP.


Oltre ad essere una musicista, la tua passione per le diverse sfaccettature dell'arte ti ha portato anche a sviluppare una promettente carriera nel mondo della recitazione, come dimostra il tuo ruolo da protagonista nel film "Finalmente l'Alba". Qual è il tuo primo ricordo musicale legato al cinema?

Bella domanda. Non lo so, sai? Ogni film che ho visto e che mi ha colpito aveva comunque una colonna sonora importante, perché sono due cose che vanno a braccetto. Se durante una scena hai una colonna sonora che ti segue e ti accompagna, anche il film stesso ne giova in questo senso forse la colonna sonora de "L'Esorcista" mi ha colpito particolarmente.


C'è un film per cui avresti voluto scrivere la colonna sonora?

La colonna sonora che avrei voluto scrivere potrebbe essere quella di qualsiasi film di Sofia Coppola.


Ritornando alla tua carriera musicale, all'interno delle tue canzoni inserisci i tuoi pensieri e le tue emozioni e parti del tuo vissuto: qual è stata la scintilla che ti ha fatto dire "voglio diventare una musicista"?

Ho iniziato a scrivere musica perché studiavo pianoforte fin da piccola, ma non avevo mai pensato di diventare pianista o musicista. Durante il lockdown, un ragazzo con cui mi sentivo e che scriveva musica mi ha spronato a provare. Abbiamo scritto un pezzo insieme, un po' per gioco e un po' per sfida, e mi è piaciuto. Da lì ho capito che scrivere musica era qualcosa che sentivo dentro e che mi faceva stare bene.


Quali artisti o ascolti hanno influenzato e tutt'ora influenzano la tua musica?

Quando ho iniziato a scrivere tutta la scena indie italiana principalmente, quindi parliamo di Calcutta, Fulminacci, Frah Quintale, etc… Adesso, invece, ascolto più musica elettronica, sto un po' cambiando.


Il tuo nuovo EP uscito lo scorso settembre 20 settembre per Honiro si chiama "Immobile". Da dove nasce questo titolo?

Il titolo "Immobile" è una metafora per rappresentare come mi sono sentita e come ho cercato di vivere durante il periodo di piena adolescenza. Lavorando e andando anche a scuola, ho sempre avuto una vita abbastanza frenetica e tutto cambiava intorno a me e avevo bisogno di rimanere in equilibrio con me stessa, di rimanere immobile.


In una società sempre spinta al cambiamento e alla velocità, quant'è importante per te ritagliarsi uno spazio anche nel quotidiano per riuscire a restare immobili, in equilibrio?

È importantissimo. Te lo dico anche per esperienza personale perché da quando ho finito il liceo, due anni fa, ho avuto molto più tempo per stare da sola e per annoiarmi che è una cosa fondamentale. Spesso come società rinneghiamo la noia e il non far nulla perché dobbiamo sempre strafare. In questo contesto la noia è importante perché ti permette di entrare in contatto con te stesso ed è un modo fondamentale per capire cosa ti piace realmente. Ti permette di sperimentare e di creare nuove passioni e in questo senso per me è fondamentale.


L’'EP è stato anticipato dai singoli "Impostore" ed "Inettitudine", due canzoni che mostrano due sfaccettature della tua produzione musicale. Perché hai scelto proprio questi brani come singoli? Possiamo considerare "Impostore" ed "Inettitudine" come due facce della stessa medaglia, una più dura, come se fosse uno sfogo ed una più delicata ed intima?

Esatto, la scelta di questi due pezzi riflette diverse sfaccettature del mio carattere e della mia adolescenza. "Cartine" era il brano scelto per il lancio dell'EP, mentre "Immobile" è il pezzo più intimo che ho scritto, a cui tengo di più, quindi non volevo pubblicarlo subito. Questi due brani mi sembravano ideali per rappresentare l'EP, offrendo due visioni e ascolti diversi sia del mood che della produzione del disco.


La seconda traccia dell'EP "Cartine" è, a parer mio, il brano più romantico e malinconico di "Immobile". Ogni strofa inizia con un "vorrei" seguito da un'azione che vorresti che accadesse o non accadesse più. Volevo chiederti oggi cosa vorresti per il tuo futuro e se ci sono alcune cose del passato che vorresti cambiare.

Del passato non cambierei nulla, perché ogni cosa che è successa mi ha portata dove sono ora. Non dico di sentirmi già realizzata ma sono molto felice del mio percorso. Sono anche una persona che è molto legata agli eventi negativi e dolorosi della vita perché sono quelli che poi ti permettono di crescere e di guardarti dentro. Il vorrei di adesso è semplicemente imparare a volermi più bene, cercare di abbattere un po' tutti gli ostacoli che mi che mi creo da sola. La persona con cui combatto sempre e che mi schiaccia più di tutte sono io. Pensandoci è un incoraggiamento, un "cerchiamo di superare questa cosa e di volerci un po' più bene".


Quindi un'arma per combattere te stessa è la tua musica, giusto?

Beh, sì, certo! Attraverso la musica riesco a capire molte cose. Mi è capitato molte volte che la musica abbia avuto su di me un effetto quasi catartico. Improvvisando ho tirato fuori cose che avevo solo nel mio inconscio e che in qualche modo sono venute a galla e mi hanno fatto capire effettivamente che decisioni prendere e come stavo in quel momento.


L'EP si chiude alla perfezione con la traccia omonima "Immobile": come è nato questo brano?

Questo brano è molto intimo e parla della mia ultima relazione. Una relazione con una persona più grande di me. Questa cosa mi ha fatto mettere in discussione spesso perché mi sentivo più piccola e di star saltando e bruciando tappe, quando avrei potuto al contrario vivermi la mia età. La relazione era a distanza, e "Immobile" esprime il desiderio di non doverci separare e rivedere solo dopo un mese, ma di poter stare insieme sempre e quindi fermi, immobili. Racconta le paure di una relazione a distanza e di quelle vissute da due persone in fasi diverse della vita.


Per concludere, volevo domandarti, ora che finalmente è uscito "Immobile", avremo l'occasione di ascoltare questi brani e le altre tue canzoni dal vivo in giro per l'Italia? Per te e la tua musica, quanto è importante la dimensione dal vivo?

Spero che ci saranno alcune date perché suonare è sempre bello. Per ora le mie esperienze dal vivo sono state molto piccole e intime e ti devo dire mi piace come dimensione.

Amo anche avere i miei amici accanto che cantano le mie canzoni a memoria con me: io faccio musica non solo per me stessa, ma anche per gli altri e vorrei aiutare le persone che attraversano situazioni simili alle mie. So quanto è importante la musica quando si sta male o anche soltanto l'ascoltare un pezzo che ti fa provare un'emozione. Mi piace pensare che quando qualcuno ascolta la mia musica provi le stesse cose. Qualche conferma l'ho avuta da persone che mi scrivono e che ascoltano i miei pezzi e mi ringraziano e questa cosa non sai quanto mi faccia piacere. La dimensione live è importante proprio perché entri in contatto proprio con chi ti ascolta direttamente.



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