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"Indi" il significato di ogni traccia del nuovo disco di Gazzelle - Recensione

di Michela Ginestri e Ludovica Petrilli.


"Indi" nasce da una domanda che Gazzelle stesso si pone "Come si fa a parlare della vita?", c'è un modo giusto o una persona giusta per farlo? aggiungerei. È questa riflessione che introduce un disco che potremmo considerare come il lavoro della maturità artistica di Gazzelle. La risposta che emerge da questa domanda è un desiderio di ritornare a casa: a quell'indie degli esordi che lo aveva visto affermarsi, insieme ad altri protagonisti della scena.


“Vorrei dire qualcosa sulla vita Ok ma come si fa a parlare della vita? è come se la farina sapesse parlare della pizza che diventerà o come se una giornata stupenda sapesse parlare della giornata tremenda in cui si trasformerà. io penso che noi siamo solo un momento dopo un altro momento oppure come la forma senza forma delle nuvole quella che sembra che tra cinque minuti pioverà”

Questo disco sembra infatti un viaggio indietro nel tempo, quando l'indie 10 anni fa rappresentava un stile di rottura stilistica e un modo nuovo di raccontarsi. Ma non siamo davanti ad un viaggio nel passato senza ritorno nè ad progetto retrò e nostalgico che vuole a tutti i costi ricalcare il "Superbattito" degli esordi: "Indi" ci ri-presenta un cantautore che non smette di sperimentare e di raccontare in un modo del tutto personale ed inedito il suo vissuto e le sue emozioni.


Flavio riprende le tematiche, lo storytelling e la capacità espressiva di quegli anni, trasportandoli con naturalezza nell'indie di oggi. Un mood che, a quanto pare, non è affatto morto. Da qui il titolo emblematico: "Indi".


La stessa formica che rappresenta graficamente questo nuovo lavoro discografico, si fa metafora di un percorso solido costruito negli anni, ma che non smette di guardare altrove. Indi quindi è un ritorno a casa, alle origini, che fa ripartire più forti di prima.


In questo disco c'è tutto quello che ci si può aspettare da Gazzelle: tanto amore, malinconia e spensieratezza. Triangolo che ha reso Flavio un punto di riferimento per coloro che vogliono dedicare una canzone, ma porge anche la spalla a coloro che vogliono piangere dopo una delusione. Anche questa volta Flavio è amico delle sue canzoni. Un punto di forza ma che fa venire anche qualche curiosità, sarebbe bello sentirlo sperimentare anche su temi diversi, cosa che inizia ad accennare soltanto in alcuni brani di questo nuovo disco.


Gazzelle Indi

Siamo stati all' ascolto in anteprima del disco all'Auditorium Ennio Morricone di Roma, dove abbiamo ascoltato con Gazzelle stesso ogni brano dell'album al buio, in un'esperienza immersiva tra silenzi riflessivi e cantate in coro, appuntandoci le sensazioni a pelle. Traccia dopo traccia, ascoltiamo ora insieme a mente fredda "Indi" per scoprirne il significato delle tracce che lo compongono.


 

Piango Anche io

È un invito a tornare a casa, a ritrovare noi stessi e ad accettare la natura mutevole della vita (quel "vento gelato che ci sposta e ci prende"), con la consapevolezza che, alla fine, nessuno è davvero solo. Ci parla della precarietà dell'esistenza e della fragilità delle emozioni. Tutto il brano si erge su quel legame profondo che ci rende inevitabilmente connessi agli altri: il dolore, la gioia, le cadute e persino il sonno diventano condivisi.


Grattacieli meteoriti gli angeli

Già dal primo ascolto suona essere la canzone-hit del disco. Racconta l'urgenza di esprimere ciò che si prova anche quando le parole sembrano essere troppo poco, e la determinazione a mettersi in gioco nonostante l'incertezza. Quando parlavo del ritorno all'indie di 10 anni fa intendevo proprio questo modo di raccontarsi e raccontare la propria interiorità, con immagini un po' fantastiche, città tirate in ballo un po' a caso e una forte voglia di esprimere l'inesprimibile, ovvero l'amore.


Noi no

Gazzelle ci porta in un viaggio tra ricordi dolceamari, dove gli anni 90, le domeniche tranquille e i caschi pieni di adesivi diventano simboli di un’innocenza e di una felicità lontane. Un invito ad accettare l'imperfezione del presente accogliendo anche la nostalgia di quegli anni lì che ogni tanto si fa sentire.


Stammi bene

Fine di una storia d'amore e momento fazzoletti tanto caro a Gazzelle. Rispetto ad altri brani sul tema della sua discografia qui si nota una sottile e indicativa differenza: il riconoscere che anche l'odio e la sofferenza possono trasformarsi in qualcosa di utile e significativo elaborandoli a modo. Il miglior amore è quello scomodo direbbe Crepet, altrimenti è un calesse.


Come il pane

Secondo singolo uscito per presentare "Indi". C'è un principio di polemica ai cantanti e artisti che si vendono per poco rinnegando un po' il senso del fare arte ("quanti artisti pronti a vendersi per poco cash"), ma non viene portato avanti come tema. Il brano prosegue riflettendo sul valore personale, sul confronto con un mondo che appunto sembra svendersi, e sul valore degli errori come parte del proprio cammino.


Da capo a 12

Il ritornello è nato per essere canticchiato nella testa per i prossimi mesi, ma il brano un po' spento da un punto di vista testuale, poco storytelling alla Gazzelle, ma la cantata in coro ai suoi concerti estivi sarà perfetta. "Da capo a dodici" è una riflessione sulla fatica di andare avanti quando sembra che tutto sia un ciclo infinito e pesante, ci racconta il senso di intrappolamento tra dolore, stanchezza e la voglia di ricominciare ogni volta.


Foglie

Con questa canzone si sentono un po' di influenze dal disco "Punk". Una canzone che cattura il senso di immobilità e fragilità che sentiamo nei momenti precedenti e durante un cambiamento emotivo. Le foglie che cadono sono classica metafora del tempo che scorre, simbolo di un autunno interiore fatto di freddo e smarrimento. Nonostante il sole nel cielo, persiste un senso di vuoto che nemmeno il calore artificiale riesce a colmare ("anche se c’è il sole io sto ancora spento, anche col termosifone acceso ho freddo"). È una ricerca di equilibrio, una voglia di fare esperienza del mondo ma anche di rifugiarsi in una semplicità infantile, come un giro in moto o la gioia appunto di "fare il bambino".


Il mio amico si sposa

"Il mio amico si sposa" sembra essere nata da una cantata casuale in compagnia di amici, solo chitarra e voce, ed essere stata riadattata e inclusa nel disco solo dopo aver notato l'armoniosità della canzone. C'è un po' la sintesi della crisi del tempo che passa, di quando ti senti ancora 20 anni mentre i tuoi amici si sposano e ti ricordano di averne più di 30.


Tutto qui

L'amore quotidiano, i piccoli gesti e la semplicità. Il desiderio di "guardare il passato con te, addosso al muro col proiettore" e di "scappare per un po' da Roma Nord" sottolinea un bisogno di evasione e intimità, di rifugiarsi l’uno nell’altra per sfuggire al caos del mondo esterno.


Mezzo secondo

Dedicata a chi vuole sentirsi dire "Sei bella come Kurt Cobain", "Mezzo secondo" spazia tra l’ironia amara di un amore che sembra troppo grande per essere contenuto in una vita ordinaria si intreccia con la dolcezza di dettagli quotidiani: un gelato, un bacio sulle dita, una mattina qualunque. È un brano molto alla Gazzelle, celebrazione malinconica di ciò che è stato, che vive ancora nei ricordi, anche se le vite si sono separate.


Non lo sapevo

Malinconia e tristezza per chiudere il disco. Ancora una volta per una storia d'amore finita centrando il brano su una presa di coscienza interiore molto forte: il rendersi conto di non aver compreso davvero la propria felicità o quella dell'altra persona, se non troppo tardi. È una riflessione triste ma sincera su come a volte solo il dolore ci insegna ciò che conta davvero per noi. Si pensava di stare bene da soli, ma si sente la mancanza di un qualcosa di difficile ma bellissimo, come l'amore.

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