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"La Terra Santa" dei Sequoia, un viaggio tra cantautorato e alternative rock alla scoperta di se stessi - Il Sabato del Vinile

Il "Sabato del Vinile" di oggi è dedicato al disco d'esordio di un gruppo che è stato capace di creare un mix perfetto tra cantautorato italiano e sonorità alternative rock, post-punk anni '90.

Il lavoro in questione è "La Terra Santa", l'album di debutto dei Sequoia, uscito il 4 ottobre 2024 per Costello's Records e pubblicato in formato vinilico sul finire di gennaio 2025.



I Sequoia sono un gruppo composto da cinque ragazzi, attivi nella scena underground tra Sesto San Giovanni e il Nord di Milano, che un paio di anni fa hanno deciso di unire le forze, rinsaldare la loro amicizia, e formare una band.

Il nome scelto da questi musicisti per il loro progetto non è altro che una metafora della loro poetica; infatti, si chiamano Sequoia, poiché, affondano le proprie radici nel cantautorato italiano, ma la corteccia e il fogliame celano forti richiami alla scerna alternative rock e post-punk degli anni '90 e dei giorni nostri.


Da un punto di vista della produzione, i Sequoia per riuscire a creare il giusto mix tra cantautorato classico e un sound alternative rock anni '90, hanno lavorato al disco con Matteo Cantaluppi, produttore che negli anni passati ha dato il via alla riscoperta di sonorità anni '80 e che con la band si è messo in gioco provando a creare un sound anni '90, alla La Crus e Bad Seeds.


Le dieci tracce che compongono "La Terra Santa" sono dieci viaggi di fantasia, ma ancorati alla realtà, dal sapore dolceamaro, capaci di far provare all'ascoltatore un cocktail di emozioni cruento, diretto e raffinato allo stesso tempo. In altre parole, le dieci canzoni che compongono il disco d'esordio dei Sequoia non sono altro che dieci storie, dieci viaggi di personaggi di fantasia ma allo stesso tempo reali, alla ricerca sia di una propria Terra Santa, che di riuscire a sconfiggere, far pace con i propri demoni interiori.


 

Lato A


L’album si apre con la struggente ballad "Codice". Introdotto da un perfetto mix di chitarra e synth, questo pezzo racconta la storia di una persona alle prese con la perdita di un amore, la fine di una relazione che non gli ha lasciato altro che un cuore in frantumi. Il protagonista di "Codice", dunque, sta combattendo il demone del cuore spezzato, un demone che ti spinge a contare tutti i frammenti del proprio cuore esploso, facendoti così cadere nella voragine della tristezza, della paura e della voglia di non riscattarti, di non rimboccarti le maniche ed utilizzare tonnellate di vinavil per riuscire a ricomporre il proprio cuore e trovare la forza per aprirlo di nuovo a qualcun altro.


"Inciampato in malasorte, povero cuore mio" (da "Codice")

Il disco prosegue con "Bellamerica" pezzo con un sound dall'aria un po' western che tramite la metafora di un viaggio in nave, racconta il viaggio della vita e dell'amore. Infatti, ognuno di noi nella propria vita è alla ricerca della propria "Bellamerica sognante" e per cercarla intraprende un proprio percorso ma, con il senno di poi, si prende atto dell'esistenza di diverse "bellameriche". Quindi, alla fine, bisogna solo darsi il proprio tempo, soffrire per tutte le "belleameriche" incontrate e perdute, e capire qual è la "bellamerica" più adatta a noi.


"Nel silenzio di un'America perduta Ho giocato a maledirmi per averla conosciuta" (da "Bellamerica")

La terza traccia del Lato A è "Aspetto Te", il mio brano preferito de "La Terra Santa". Questa canzone, meravigliosa nel suo sound semplice, è un inno da cantare a squarciagola per tutti coloro che si sentono dei perdenti cronici per via dello standard della "normalità" imposto dall’odierna società dei consumi. In altre parole, "Aspetto Te" è un'emozionante manifesto al diritto di sbagliare, al diritto di non dover sempre e per forza performare.


"Aspetto Te Tu non confonderti: l'amore è un vento che viene a riprenderci" (da "Aspetto Te")

"Cattedrale" è un brano caratterizzato da una tastiera dall'aria agrodolce che accompagna lentamente l'ascoltatore all'interno degli attimi prima della fine di un qualcosa. Questo sì, è un finale malinconico, ma accettato in maniera pacifica, poiché consapevoli di essere di fronte al termine di un qualcosa ormai irrecuperabile e all'inizio di un qualcosa di nuovo.


"Prendi pure quel che vuoi, quel che conta già ce l'hai" (da "Cattedrale")

Questo lato si chiude con "Autunno '91", primo singolo pubblicato dai Sequoia come anticipazione del disco. In questa canzone si ha la perfetta unione tra un testo e un'attitudine in pieno cantautorato italiano ed un sound delicato ma coinvolgente in pieno stile alternative rock. "Autunno '91" descrive quei momenti di transizione che tutti, prima o poi, affrontiamo, partendo da un preciso momento storico, ossia l'autunno che ha seguito lo scioglimento dell'Unione Sovietica e l'inizio di una nuova era per la storia umana. Spartiacque che ha dato il via ad un mondo che, di li a poco, sarebbe iniziato a sprofondare e ad arrendersi davanti alla voracità tossica e cinica del capitalismo.


"Autunno '91, fuochi di foglie Baccano di campane, Wojtyla e Gorbaciov" (da "Autunno '91")

 

Lato B


Questa facciata si apre con "Angelo", brano strumentale che aiuta l'ascoltatore a prendere fiato dopo le storie e i viaggi raccontati nelle cinque canzoni precedenti.


In "Vlora" i Sequoia, con profonda sincerità, raccontano una storia vera partendo dalla co-protagonista che rese possibile questo viaggio. Infatti, Vlora è il nome della nave mercantile che nell'agosto del 1991 salpò dalle coste dell'Albania con più di 20mila persone a bordo per approdare, l'8 agosto a Bari, segnando così la storia di due paesi, l'Italia e l'Albania.

In altre parole, la Vlora fu la protagonista del viaggio del popolo albanese verso la terra promessa dell'Italia e, tramite l'utilizzo di questo fatto storico, il gruppo parlando della diaspora albanese, racconta di un viaggio sofferto verso l'ignoto, ma necessario per riuscire a trovare un proprio posto nel mondo.


"Avrò da andare, correre, scappare Ma quel che chiamo casa sarai tu" (da "Vlora")

Il disco prosegue con "La Terra Santa", title-track che vede la straordinaria partecipazione di Mauro Ermanno Giovanardi (La Crus). Partendo dall'omonimo poesia di Alda Merini, il gruppo insieme a Giovanardi ha cercato di rappresentare il tumultuoso scenario della malattia mentale. Descrivere questo brano è difficile, poiché il viaggio raccontato può essere visto sia come un viaggio verso la terra santa andato a buon fin o come un viaggio solo mentale e non attuato nella vita reale. Detto questo, l'unico consiglio che posso darvi è quello di lasciarvi trasportare da questo meraviglioso pezzo e interpretarlo nella maniera più vicina al vostro animo.


"Stringimi, carne dura nuda e pura Prendimi, lava via questa paura" (da "La Terra Santa")

"Crinale" è il pezzo dal sound più duro, a parer mio, dell'intero disco. I Sequoia in questa canzone raccontano della forza di riuscire ad andare via, cambiare aria per non essere più prede di un vento grigio e sventurato e diventare un tono vivido di blu. In altre parole, in alcune occasioni si deve avere il coraggio di buttarsi nel buco nero del cambiamento, soprattutto quando si è consapevoli di avere davanti un grigio e triste futuro, pronto ad incatenarti ed ingabbiarti da un momento all'altro. Per buttarsi, infine, si può trovare il coraggio sia in sé stessi, che condividendo il peso di questo salto con le persone a noi care.


"Notti alabastro, tenebre Se non ritorno conterai Fiori, corone o lettere" (da "Crinale")

Questa facciata e quindi l'album si chiude con "Singapore Sling", traccia che deve il suo nome ad un celebre cocktail nato ad inizio Novecento. Questo brano è stato posto alla fine del disco poiché è la rappresentazione in musica della fine del viaggio de "La Terra Santa", è la giusta ricompensa, fatta musica, che permetterà all'ascoltatore di pensare, riflettere a vele ammainate, sulla tempesta emotiva interiore scaturita dall'aver ascoltato i viaggi intrapresi nelle nove tracce precedenti.


"Ricompensa per le vele ammainate dopo l'inferno della tempesta" (da "Singapore Sling")

 

"La Terra Santa", dopo essere uscito in formato digitale nell'ottobre del 2024, è uscito finalmente in formato fisico, in vinile, a gennaio 2025, per Costello's Records e Cassis Publishing.

L'edizione, curata nei minimi dettagli visto anche le note difficoltà che artisti/gruppi emergenti riscontrano davanti alla possibilità di pubblicare i propri lavori fisicamente, presenta una copertina in cartoncino resistente che mostra l'artwork del disco nella parte anteriore e la scaletta dei brani, nonché i crediti nel lato posteriore.

Internamente, invece, il vinile color nero è riposto in una sleeve generica ma foderata con uno strato antistatico.



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