È uscito il 18 novembre scorso “Tra il dire e il fare”, terzo singolo pubblicato da SPZ per Undamento.
SPZ è lo pseudonimo di Andrea Spaziani, cantautore romano che nei suoi pezzi miscela sapientemente atmosfere psichedeliche tipiche anni ’70 con un pop dalle influenze d’oltreoceano molto attuali.
Incantati dal risultato del suo lavoro, abbiamo voluto scambiare qualche parola con lui riguardo alla sua crescita artistica e al futuro di questo progetto, che ci sembra uno dei più interessanti nella scena dell’ultimo periodo.
Ciao! Sono curiosa di sapere da dove arriva il tuo nome d’arte - a me SPZ fa pensare quasi al codice fiscale.
Ciao! Effettivamente hai ragione, SPZ viene proprio dal mio codice fiscale (ride).
L’anno scorso è uscito il tuo EP, “Quattro”: in cosa ti senti cambiato rispetto a quel lavoro? Cosa c’è di diverso nel disco che sta per uscire?
Rispetto ai tempi di "Quattro" sono cambiate molte cose. Innanzitutto l'intenzione, con quell’EP non mi ero prefissato un obiettivo particolare, avevo solo voglia di registrare i miei primi lavori da solista, più per fissarli nel tempo che per altro. Adesso le cose sono un pò diverse, ho più cognizione di causa e i pezzi che ho registrato per il disco in uscita sono molto diversi rispetto ai lavori di "Quattro", sia per quanto riguarda il sound e le produzioni, sia per il processo creativo. Infatti, se prima le canzoni mi uscivano da sole ed erano molto "rudimentali", quasi come un flusso di coscienza, con le nuove produzioni è stato diverso, c'è molto più lavoro dietro e questo si sentirà.
A tal proposito, com’è nata la collaborazione con Undamento? Come sei riuscito a farti notare?
L'anello di congiunzione tra me eUndamento è stato Alessandro Broglia, la mente dietro Grooviglio (etichetta indipendente), con il quale abbiamo fatto uscire il video di "Nubi". Tramite quel video, sono stato notato dai ragazzi di Undamento, che hanno contattato prima Ale e poi me.
Così è nato il progetto SPZ, una collaborazione Undamento/Grooviglio . Mi sento molto fortunato ad avere questa opportunità e ringrazio tanto tutti quelli che mi permettono di fare musica.
Per anticipare il disco hai pubblicato tre singoli: “Scenderei anch’io”, “Zanzare” e l’ultimo, “Tra il dire e il fare”. Come mai hai scelto proprio questi tre brani?
Riguardo "Zanzare" ti dico subito che non farà parte del disco, ma rimarrà un singolo a sé. Per quanto riguarda le altre due, abbiamo scelto di far uscire quei brani per introdurre progressivamente il pubblico a quella che è la complessità e la varietà dei sound del disco. Perciò più si andrà avanti, più scoprirete aspetti nuovi della mia musica. E spero di sorprendervi!
Se dovessi darci un consiglio, qual è la situazione migliore per ascoltare “Tra il dire e il fare”?
Non credo ci sia una situazione ideale per ascoltare "Tra il dire e il fare", ma se volete calarvi nel mood che l‘ha fatta nascere, allora consiglio, per chi ne ha la possibilità, di ascoltarla in una casetta in montagna, perché è lì che è stata scritta.
Quando ero bambina detestavo la frase “Tra il dire e il fare…” lasciata lì, sospesa, a sottolineare di solito la distanza insormontabile tra ciò che dicevo di volere e ciò che avrei potuto raggiungere. Ora che sono cresciuta invece quella stessa frase mi fa quasi sentire al sicuro, come se nulla di ciò che dico fosse per forza vero e definito, lasciandomi quindi ancora tutte le possibilità che voglio. Come interpreti invece tu questo “proverbio”, e qual è il tuo rapporto con questa differenza fra ciò che pensiamo/diciamo e ciò che si realizza davvero?
Con "Tra il dire e il fare" volevo mettermi a nudo. Il fatto di ammettere che ci sia questa discrasia tra le azioni e i pensieri è come ammettere la mia umanità, la mia fragilità. Penso che tutti noi tendiamo alla ricerca di un equilibrio e di un po’ di serenità. Per me accettare lo squilibrio intrinseco tra le mie azioni e i miei pensieri è un passo necessario per raggiungere queste mete, per stare bene con sé stessi. Insomma "Tra il dire e il fare" è una canzone che parla di introspezione e di consapevolezza, che poi sono un pò i temi principali del disco.
Il tuo sound ha sicuramente del potenziale anche in campo internazionale. Quali sono stati gli ascolti che hanno influenzato di più il tuo essere musicista?
Innanzitutto grazie, effettivamente ascolto principalmente musica estera. Da piccolo ho iniziato a cantare, per imitare Kurt Cobain, e lì ho capito che volevo fare il musicista. Dopo sono arrivati i Beatles, che mi hanno fatto innamorare del pop (che fino a quel momento snobbavo) e infine, quando ho scoperto i Verdena, ho capito che volevo cantare in italiano. Direi che questi tre sono i miei caposaldi e le mie più importanti muse.
Il lavoro di Silvia Violante Rouge sembra proprio adatto all’estetica del tuo progetto. Come vi siete conosciuti? Com’è nata l’idea per l’artwork che avete realizzato?
Silvia è bravissima e sono super felice di lavorare insieme a lei. Abbiamo iniziato da poco a collaborare ma ci troviamo molto bene, sia a livello artistico/estetico, che personale (molto importante quest'ultimo aspetto). Ci siamo conosciuti sempre grazie a Grooviglio, che adesso può contare Silvia nel team di lavoro. Lei è super brava e insieme stiamo costruendo l'estetica del progetto. L’artwork di "Tra il dire e il fare" è una foto che viene dal set del video e che Silvia ha lavorato, rendendola psichedelica e mega colorata. Inoltre sta anche lavorando su quella che sarà la cover del disco, che nasce da una sua foto.
Vorrei chiudere sognando un po’ il futuro che ti aspetta. So che ora è tutto sospeso, bloccato, ma se potessi scegliere un locale dove presentare il disco quando uscirà, che nome faresti?
Non ho in mente un particolare locale dove vorrei suonare. L'augurio che mi faccio è quello di suonare al più presto e per il maggior numero di date possibili.
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