"Viva la paura" è il nuovo singolo dei Loren, uscito lo scorso 3 marzo per casa Garrincha Dischi, terzo singolo estratto dal nuovo album in uscita nei prossimi mesi della band toscana. Un rimando al Gospel e al rock più tradizionale, per un brano che vuole rappresentare un elogio alla fragilità, all'avere paura, alla voglia di fare nuove esperienze, di mettere radici e al senso di comunità che ci rende vivi e umani. Una potente metafora della forza dell'unione che esiste tra esseri umani, per superare quella paura per cui "per non rischiare di perdere qualcosa perdevamo tutto". Un brano che porta la band fuori dagli schemi musicali a cui ci avevano abituato con il loro omonimo primo disco in studio, nel 2018. C'è sperimentazione e forte carica emotiva, seppur vicino nei temi ai due precedenti singoli, "Stendhal" e "Vicini", si allontana dal pop-rock dal gusto retrò per sperimentare con cori e chitarre rockeggianti che coinvolgono già al primo ascolto, lasciandoci una gran voglia di ascoltare finalmente il loro nuovo album. Nel frattempo, oltre che a fargli qualche domanda per approfondire ancora meglio la loro musica non possiamo che pensare: Viva la paura, sempre.
"Viva la paura": quand'è che avere paura diventa un limite piuttosto che uno stimolo vitale come cantate nel vostro pezzo?
La paura diventa un limite quando smettiamo di affrontarla, quando smettiamo di considerarla. Stiamo troppo attenti a quello che dovremmo essere per gli altri, all'immagine perfetta che vorremmo dare di noi stessi. Questo crea solamente infelicità. Se non torniamo a mostrare anche le cose che ci fanno davvero paura sarà sempre più difficile trovare un aiuto nelle altre persone e un modo per elaborarle. La paura deve tornare a portarci verso gli altri per confrontarci, per consolarci, per crescere.
"Lo sai non c'è un'età per diventare grandi" in Stendhal si pongono tante domande indirettamente sull'amore di coppia, ma secondo voi l'amore cambia quando si diventa grandi?
Credo che il senso della frase sia che non esiste un momento esatto in cui diventare grigi. Non c’è un momento esatto per smettere di seguire le proprie passioni. A volte confondiamo queste cose col crescere e col diventare grandi e maturi. In realtà in questo modo si finisce solo per diventare tristi.
L’amore cambia ogni giorno. Il fatto è che non cambia perché cambia l’età. Cambia perché cambiano i nostri bisogni e quello che chiediamo agli altri.
Come sono cambiati i loren dal loro esordio nel 2018?
I LOREN sono cresciuti. Si sono aggiunti Richard e Dario. In questi anni di silenzio forzato abbiamo pensato molto a cosa volevamo essere. Abbiamo capito che ci interessa solamente esprimerci. Non ci interessa seguire i nuovi filoni, le tendenze. Ci interessa solo essere noi stessi.
Nell’album che uscirà ci siamo dati tutta la libertà possibile. Dal Gospel all’elettronica purché ci fosse lo spazio per tradurre le nostre idee in arrangiamenti che lasciassero spazio alla musica.
Firenze è citata svariate volte nei vostri brani come simbolo di bellezza e la vostra ultima live session pubblicata per Billboard è proprio girata sui suoi tetti: cosa vi emoziona di più di questa città?
Firenze è la nostra casa. Per la nostra idea di musica e di mondo non ha senso essere profeti fuori patria. Se non riesci a convincere le persone che ti conoscono da sempre e se per inseguire il successo devi scappare da altre parti ad indossare nuove maschere, per noi non ha senso fare niente. Per noi Firenze è questo. Il nostro metro per capire se stiamo facendo le cose giuste che si trova negli occhi di chi sa veramente chi sei. Questo ci emoziona sempre.
Cosa non abbiamo ancora scoperto dei Loren che invece impareremo col vostro prossimo album?
Che non ci siamo arresi all’idea delle cose fatte a distanza. Questo album è pieno di collaborazioni. Dopo due anni chiusi in casa abbiamo voluto portare in studio con noi più persone possibili. Abbiamo bisogno di stare con gli altri, suonare con gli altri, vivere il momento con gli altri. Speriamo di riuscire a trasmettere tutto quello che abbiamo ricevuto durante le sessioni di registrazione.
Qual è una promessa che fate a voi stessi sul futuro?
La promessa è che cercheremo in ogni modo di portare la nostra energia, la nostra idea e il nostro concerto in giro. Per strappare un sorriso, per creare per qualche ora un senso di comunità che è la cosa di cui tutti abbiamo più bisogno.
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