Dopo aver esordito nel 2019 con l'ep "Quattro" ed essersi fatto notare con l'album di debutto "NOI/GLI ALTRI" del 2021, SPZ torna sulla scene musicali con "GO!", il suo secondo album in studio pubblicato da Undamento e Grooviglio il 07 ottobre del 2022.
In occasione di questa uscita abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con SPZ, nome d'arte di Andrea Spaziani, il quale ci ha raccontato la sua idea di musica, la storia dietro al concept e alla copertina di "GO!" e qualche curiosità legata ad alcuni dei brani che compongono questo psichedelico, rockeggiante ed onirico viaggio alla ricerca di un equilibrio tra la propria serenità personale e l'importanza delle relazioni sociali.
Ciao SPZ, benvenuto su IndieVision! Il 07 ottobre hai pubblicato il tuo nuovo album “GO!”, come hai vissuto le settimane precedenti l’uscito del disco?
Ciao! Le settimane precedenti all’uscita le ho passate principalmente provando con la band, non vediamo l’ora di poter suonare dal vivo, perché questo disco è stato pensato proprio per la dimensione live e ci stiamo ancora preparando al meglio.
Come il tuo esordio, anche questo album è uscito per Undamento, una delle etichette più importanti del panorama indie italiano, quant’è importante per te e per la tua creatività continuare a lavorare a contatto con questa realtà? Sono cambiate alcune cose, nei rapporti con la casa discografica, rispetto alle sessioni di registrazione del primo disco?
Undamento è una presa a bene. È sì una etichetta indipendente molto importante ma non è seriosa e rigida perché fatta da ragazze e ragazzi che A sono amici tra loro B sono molto bravi nel loro lavoro. Quindi per me stare a contatto con Undamento è di vitale importanza, rispetto al primo lavoro fatto con loro sono cambiate parecchie cose. Da un lato in questo intervallo tra i due dischi, ho potuto conoscere meglio tutta la squadra e questo sicuramente mi ha spinto ad essere più libero per quanto riguarda l’esprimere il mio stile musicale. Inoltre l’altro grande cambiamento è che GO! È stato interamente prodotto, suonato e arrangiato da me e @aiutochisono , un ragazzo con cui suono da ormai 15 anni. Per questo motivo questo disco è molto personale e sincero sia nei testi che nel sound.
Il sound di “GO!”, caratterizzato da un psichedelico e sognante intreccio di synth e chitarre, si muove sulla stessa riga di altri gruppi emergenti come, per citarne alcuni, Post-Nebbia o Baobab!, secondo te perché, in questi anni, molti artisti emergenti sentono l’esigenza di discostarsi dalle sonorità pop o trap, rap predominanti del panorama italiano per abbracciare questo coinvolgente, e per certi versi, poco sperimentato campo musicale? Com’è nata la tua passione per questo immaginario sonoro?
Penso che ci sia sempre stata in Italia questa wave che si rifà tanto alla musica internazionale di un certo tipo. La cosa che è cambiata sembra essere l’attenzione maggiore che si percepisce riguardo a questi progetti, secondo me è da circa 6-7 anni che in Italia c’è stato un cambiamento in meglio nella scena musicale. Se prima, almeno quando avevo 16 anni io, la gente ascoltava principalmente musica estera adesso l’attenzione si è spostata molto sulla musica nazionale. Questo penso sia dovuto al cambio generazionale che ha introdotto accanto ai boomer della musica (Laura Pausini, Nek, Ligabue, Eros Ramazzotti ecc..) i vari Calcutta, Frah Quintale, Giorgio Poi ecc che in qualche modo hanno trasformato il panorama musicale italiano aprendo anche le porte a generi più di nicchia, come il mio. Detto questo io non disdegno il rap, trap o hip hop, al contrario cerco di prendere quello che mi piace da questi generi e portarli nella mia musica.
Oltre alle chitarre e i synth, in diversi brani, come “GO!” e “Voglia di niente”, te e il tuo team avete utilizzato suoni derivanti dall’immaginario dei videogame, che rapporto hai con questo mondo? Come mai la scelta di utilizzare questi suoni, i quali si sposano alla perfezione con il sound generale dell’album?
Si, i suoni ricordano i videogame ed è una cosa voluta, è successo perché abbiamo usato tanto due sintetizzatori in particolare, l’Arp Odissey e il DX-7 della Yamaha. Sono entrambi synth vintage, entrambi anni 80 e in particolare il DX-7 è stato usato tanto dalla Nintendo per i giochi che giravano sul Nintendo 64. Io non gioco ai videogame così spesso, però da ragazzino ne ero appassionato e tutt’ora, le poche volte che gioco , preferisco il retro-gaming ai nuovi videogiochi, perché mi sembrano tutti oscuri e seriosi, per me invece il videogioco deve essere spensierato e divertente. Mi fa molto piacere che si senta questa citazione al mondo dei videogames, significa che abbiamo raggiunto l’obiettivo che cercavamo.
“GO!” è un concept album basato “sull’eterno contrasto tra equilibrio personale e relazioni sociali e sentimentali”, un tema in cui è facilissimo immedesimarsi; perché la scelta di trattare proprio questo argomento? Te, personalmente, vorresti dare qualche consiglio per aiutare l’ascoltatore a trovare una stabilità tra vita privata e vita sociale, amorosa?
Non vorrei mai dare consigli o indicazioni con i miei testi, ma semplicemente esprimere quello che mi preme e che mi fa riflettere, in maniera onesta e sincera. Ho un età in cui sto cercando un certo equilibrio e per farlo appunto, penso di dover gestire e conoscere me stesso proprio su questo contrasto tra sfera personale e relazioni con gli altri. Spero che in molti possano capire i miei testi e magari condividere qualche pensiero con me. Ho scelto questo argomento perché è il tema centrale nella mia vita negli ultimi anni, e sto nel bel mezzo di questo "viaggio" alla ricerca della serenità e dell’equilibrio, insomma, avevo necessità di parlare di queste tematiche per poter essere veramente sincero.
Come ultimo singolo anticipatore di questo tuo secondo album hai deciso di pubblicare “Mousse”, come mai questa scelta? Hai qualche legame con questo pezzo?
Mousse è un pezzo che è nato con il ritornello, questo lo avevo già composto anni fa. Non avevo mai trovato il giusto "vestito" per questa canzone, poi ho avuto l’illuminazione di farlo con una delivery funk. Sono molto legato a questo pezzo, perché per tanto tempo ho avuto dei problemi a gestire la mia rabbia, ecco , Mousse parla proprio di questo. È un mantra che mi ripeto, da quando una volta da bambino una mia prozia, che ora non c’è più, a cui ero e sono ancora legato che un giorno, parlando di questo problema mi disse proprio "ricordati di dover contare almeno fino a 10 e non girare come un elica". Quindi possiamo dire che è anche un tributo a lei.
Oltre alle sonorità e ai testi, mi ha colpito molto l’immagine di copertina: com’è nata? Cosa rappresenta? Per caso ha qualche legame con il concept dell’album?
Sulla copertina ci sono io mentre mi prendo uno schiaffo in faccia. Questo esprime due concetti fondamentali: lo shock e la botta emotiva che ho avuto, quando mi sono reso conto che sto invecchiando e che il tempo è poco e che bisogna iniziare a muoversi per costruire un futuro può essere metaforicamente spiegato come uno schiaffo in faccia che ti sveglia, ti mette l’impellenza di uscire fuori dalla zona di comfort e buttarsi, nudo, nel mondo è come se lo schiaffo fosse un allarme, uno sparo di pistola che fa partire la gara che devo affrontare. Dall’altro lato, lo schiaffo in faccia rappresenta la musica che sta nel disco, che parte appunto con GO! Il primo pezzo, che secondo me è veramente uno schiaffo in faccia e che in generale esprime la mia libertà nelle produzioni e negli arrangiamenti, che secondo me in alcuni punti ti shockano come farebbe una manata in faccia.
Nel pezzo “Salto casco e poi ripeto” mi hanno colpito molto i versi “Corro inciampo e se continuo / so che troverò la strada / Se non provo non sbaglierò mai”. Volevo chiederti se, nel tuo percorso artistico ti è mai capitato, di “inciampare”? Se sì, come sei riuscito a rialzarti?
Sì ovviamente si inciampa spesso in tutte le cose che si fanno, per riuscire a rialzarsi penso si debba accettare il fatto che si può cadere, e questo non rappresenta un fallimento, ma un tentativo. Penso che nella vita si debba provare e riprovare, senza aver paura di sbagliare, per poter trovare la propria strada, nessuno di noi è perfetto e nessuno si aspetta da noi di non fare mai errori.
Penso che “Sottomarini”, il brano che hai estratto come singolo la scorsa primavera, sia il pezzo con l’immaginario sonoro che preferisco dell’intero lavoro, potresti raccontarci la genesi di questa canzone e gli ascolti musicali che ti hanno influenzato durante la sua creazione?
È un pezzo trainato dal basso, amo tanto, come si sente dal disco i bassi distorti e giganti, probabilmente l’ispirazione principale è Clint Eastwood dei Gorillaz. Ha un po' quell’atmosfera fantasmagorica grazie ai synth, che mi ricorda questa canzone, il ritornello invece è certamente ispirato ai Beatles, che sono sempre la mia guida nella musica. Un fatto interessante è che nella parte finale, quando i suoni si fanno più grandi e distorti , abbiamo “rubato” il kick di ni**as in Paris di Kanye e Jay-z, questo è un esempio delle contaminazioni hip hop all’interno dell’album.
“Senza amare” è, senza alcun dubbio, il mio brano preferito dell’intero album. Di questa canzone mi ha colpito molto la strofa finale “Per quanto tempo ho provato a prenderti / adesso proprio no, non posso perdermi / senza amare te non so come vivrei / anche se amare a volte non è facile”, versi in cui molti si possono rivedere sia perché ormai si sa che l’amore non è per nulla semplice, sia per la capacità ormai diffusa di perdersi, anche per futili motivi personali, a pochi passi dall’obiettivo, felicità. Per te cosa significa amare una persona? Ti è mai capitato di perderti per motivi personali a pochi passi dal traguardo?
Allora, parto dicendo che l’obiettivo per me non è la felicità. Questa è una delle tante emozioni che proviamo, ciò che veramente conta per me è la serenità o se vuoi l’equilibrio. Il disco narra di una storia, a struttura circolare. Si parte da "GO!" Appunto la partenza, il lancio, l’inizio del viaggio. Fino a "Strisce pedonali" quindi, il protagonista di questa "avventura" affronta varie questioni intrapersonali, individuali e diciamo che nella quinta canzone ha in qualche modo trovato un nuovo equilibrio. La seconda parte del disco invece è tutta dedicata alle relazioni romantiche. Nella mia vita innamorarsi è sempre corrisposto al perdermi, perdere le mie abitudini e le mie piccole conquiste, per dedicare tutte le attenzioni e le energie verso la persona amata. Questo processo, che vorrei cercare di cambiare, mi ha fatto rendere conto che ho vissuto in una sorta di circolo dell’ "eterno ritorno dell’uguale" come direbbe Nietzsche. Un circolo in cui torno sempre, prima trovo il mio equilibrio personale, per poi perderlo quando mi innamoro e una volta che l’amore finisce, mi ritrovo spaesato al punto di partenza. Il disco parla proprio di questo e quindi è molto personale.
Dopo “GO!” cosa riserverà il futuro a SPZ? Si avrà la possibilità di vederti suonare dal vivo? Quant’è importante per te poter condividere con il pubblico, live la tua musica?
Io spero vivamente di poter suonare il più possibile dal vivo, perché la performance è il mio punto forte, sul palco sono a mio agio e penso di essere fatto per quello. Stiamo collaborando con La Tempesta booking e spero che questa collaborazione mi apra le porte a più live possibili, vorrei fare un tour di piccoli locali sudati e underground, dove si può stabilire un contatto intimo e diretto con il pubblico, penso che quella dimensione di live in venue piccole sia una figata.
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