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Immagine del redattoreLuca Boccadoro

"Gipsy chic // ɔıɥɔ ʎsdıƃ" è l'universo di Assurditè, in cui gli opposti si attraggono - Intervista

Opposto e contrario, simile e somigliante. Scomporre la materia della propria esistenza e distaccarla dalle etichette, che molto spesso stanno strette. In questo modo, si riesce a creare un racconto coerente di sè stessi, che rappresenta tutto e il contrario di tutto. Un universo fatto di apparenti contraddizioni che si attraggono. Assurdo. Anzi, Assurditè.


Proprio come il termine che Chiara Balzan ha cominciato ad usare inizialmente per descrivere una situazione surreale, poi, nel 2020, per parlare del suo progetto. Il costante impegno e il suo talento, scandito da vari corsi e una laurea in canto pop, ha portato la cantautrice della periferia di Milano a lasciare tutti a bocca aperta con "Flora", un gioiello raro che parte da un cuore spezzato, arrivando poi ad un'evoluzione notevole.


Un'evoluzione che, attraverso il primo Ep "Assurditè" e varie date live, culmina con la pubblicazione del secondo Ep "Gipsy chic // ɔıɥɔ ʎsdıƃ", un manuale su come perdersi nel suo immaginario, fatto da opposti che si attraggono. In questo lavoro c'è tutta l'essenza di Chiara, un'artista che riesce a racchiudere in 5 tracce tutti i suoi modi di essere, partendo dall'ipnotismo del giro di accordi in "Moovitè", in cui non c'è solamente un invito a ballare, passando per "Pressione bassa", in cui non c'è cosa migliore che rimanere a casa a guardare serie sul divano, concludendo con "Abbraccio senza tettô", dove non si vuole essere un punto di riferimento per qualcuno.


Attraverso le copertine fatte dalla sua migliore amica, d3forma, e le produzioni di un giovane interessante come Bravo, bravissimo, Assurditè tira fuori l'artiglieria pesante e ci presenta un modo di essere che è fatto di contraddizioni, di eccessi e instabilità. Tutte sfaccettature del suo lato umano e artistico che la rendono una vera Gipsy Chic, che piange spesso e si innamora di tante cose. E che non ha intenzione di fermarsi.


"E mi fa male la testa, quando mi parli come un despota. Una protesta non basta per dirti, che ho voglia di domenica. E senti già cantare nel cielo il mattino. Dalle 4.30 però, ho i denti colorati di colore vino, e gli occhi colorati d'amore e casino"

Ciao Chiara! Com’è nata la tua passione per la musica?

Sono vicina a questo mondo già da quando ero piccolina. Verso gli 11, 12 anni facevo lezioni di canto, cosa che ho continuato nel corso degli anni aggiungendo corsi, come musical, coro e composizione. Verso i 16 anni ho iniziato a scrivere grazie al mio maestro di canto che era anche cantautore. Da lì mi si è accesa una lampadina, e mi sono detto “Ma perché non posso farlo anche io?”. Poi, durante il periodo della quarantena, mi sono chiusa in soffitta a scrivere canzoni giorno e notte. Sono riuscita a buttare fuori tutto quello che avevo dentro, in un periodo in cui tutti dovevamo rimanere in casa.


Come mai la scelta di questo nome?

Lo utilizzavo come intercalare con le mie amiche. Lo dicevo al posto di “Assurdo”, che è un termine un po’ abusato qui a Milano. Quindi, invece di quello, dicevo “Assurditè” in modo scherzoso. Inizialmente avevo un nome d’arte diverso ma sempre legato alla lingua francese, “Enivrez-vous”, che vuol dire “ubriacatevi” e deriva da una poesia di Baudelaire. Però, a causa della difficoltà di pronuncia e scrittura, molti se lo dimenticavano. Quindi poi ho optato per “Assurditè”.


Quali sono i tuoi ascolti? Con che tipo di musica sei cresciuta?

In generale il cantautorato italiano: Da piccola ho ascoltato tanto Mina, Zucchero e Biagio Antonacci. Una volta cresciuta, quando ho iniziato a scegliere io cosa ascoltare, uno fra tutti Lucio Battisti. Invece, tramite le playlist che Youtube crea in base ai tuoi ascolti, ho scoperto mostri sacri come Etta James ed Ella Fitzgerald. Soprattutto perché a 14, 15 anni avevo cominciato a studiare canto jazz, e volevo portare proprio quelle canzoni nei saggi che facevo. Poi, una volta iscritta al corso di laurea in canto pop, ho iniziato a studiare questi standard jazz. Quel mondo mi appartiene molto, ma contemporaneamente a quegli ascolti, è arrivato anche tanto indie, come Frah Quintale, Calcutta ecc.

Poi c’è una piccola parte di me, che è un po’ il mio guilty pleasure, io ascolto anche tanto rap truce. Penso che parte della mia scrittura venga anche da quegli ascolti. Ho due fratelli più grandi che ascoltano da sempre quel genere. Ti dico solo che in quinta elementare rappavo “Puro Bogotà” dei Club Dogo! Lo ammetto, sono grande fan della scena rap, apprezzo parecchio le cose totalmente diverse dal mio genere, ma che in un certo senso mi appartengono. Amo quel contrasto.


Ho avuto il piacere di conoscerti con “Flora”, una delle tue prime canzoni, un vero e proprio gioiellino. Adesso è da poco fuori il tuo nuovo Ep “Gipsy chic // ɔıɥɔ ʎsdıƃ”, un altro passo importante per te, dove si nota una profonda maturazione rispetto ai primi lavori. Com’è nato questo Ep?

Innanzitutto, ti ringrazio per l’apprezzamento a “Flora”, che è una delle canzoni più importanti per me, un po’ per la produzione artistica, un po’ per la strada che ha fatto. Si tratta di una ballad totalmente piano e voce, tra l’altro registrata a casa mia con un piano mobile. È come se fosse un embrione di qualcosa, nonostante sia una canzone fatta e finita. Mentre “Gipsy chic // ɔıɥɔ ʎsdıƃ” ha delle produzioni sicuramente più complesse. Anche per il nome di questo Ep, si tratta di un termine che ho sempre utilizzato in confidenza con le mie amiche. È come se fossero due termini in contrasto. Mi piaceva questa idea di opposto, è come se si vedessero entrambi i lati di una medaglia. Per esempio, “Pressione bassa” parla di quando mi sento una giovane vecchia, e non ho voglia di uscire a fare baldoria. Mentre in “Figlie della luna” descrivo le mie serate più pazze, dove litigo nei bagni e barcollo mentre sono un po’ brilla. In “Amore&Casino” parlo dell’amore, di quanto sia bello essere circondata dalle persone che ami. Mentre in “Abbraccio senza tettô” descrivo una situazione in cui non si vuole essere un punto di riferimento per qualcuno. Infatti, nel brano dico “Vorrei darti una mano più grande di quella che ho”, ma la realtà dei fatti è che voglio farmi gli affari miei! Questo è l’abbraccio senza tetto: voglio starti vicino, ma non sarò mai una casa per te. Poi c’è “Moovitè” che è molto ballereccia, ed è un vero e proprio consiglio: non riguarda solo un invito a ballare, ma soprattutto un “Muoviti a fare quello che vuoi fare, ad andare avanti, non stare ferma ad aspettare”. Il termine “Gipsy Chic” riguarda anche il mio modo di vestire, ma più in generale, mi piaceva parlare di questi contrasti, e spero l’intento sia arrivato. Sono veramente felice di questo Ep, mi sta dando tante soddisfazioni.


Il primo singolo estratto da “Gipsy chic” è “Pressione bassa”, ed il video è molto bello, al suo interno ci sei tu che fai cose che una persona che ha veramente la pressione bassa non potrebbe fare, come saltare e ballare per tutto il tempo! Tra l’altro, in questo e in altri pezzi dell’Ep, c’è lo zampino di Bravo, bravissimo, uno dei giovani produttori più interessanti del momento. Com’è nata la collaborazione con lui?

Io e Bravo, bravissimo ci siamo conosciuti grazie alla musica. Lui, oltre ad essere un grande produttore, è anche un cantante, e io l’ho ascoltato attraverso un featuring con un altro artista che seguivo. Da lì poi è nata una collaborazione, poi un’altra ancora, e così via. Mi piace il suo modo estroso di fare musica, ha un sacco di idee interessanti, ci troviamo molto bene in studio. Per quanto riguarda il video di “Pressione bassa”, è merito di “d3forma”, la ragazza che segue tutta la mia parte più artistica, come le copertine dei singoli e dell’ep. Tra l’altro, siamo migliori amiche, ci conosciamo dai tempi delle scuole.



La copertina dei singoli, e soprattutto quella dell’Ep, sono molto interessanti. Riprendono appieno il concetto di Gipsy Chic. D3forma ha fatto un lavoro fantastico. Come sono nate queste immagini?

L’idea era quella di continuare a lavorare con i colori accesi, proprio come avevamo fatto con il primo Ep “Assurditè”. Non capisco chi va in giro vestito sempre con un solo colore, magari con il nero, e te lo dico mentre sto indossando una maglietta nera! Scherzi a parte, amo molto i colori accesi, l’idea era di tenere due o tre colori a copertina. Le mie due reference sono state la Pop Art e il collage. Ad esempio, in “Pressione bassa” c’è un lecca-lecca e una bocca come collage. Inoltre, ogni copertina ha le scritte in 3D. Anche la copertina di “Amore&casino” è particolare, visto che parte da un mio capezzolo. Volevo descrivere l’idea della nascita dell’amore, e poi anche il casino che ne consegue, infatti, il capezzolo ad un certo punto si trasforma in un occhio. Una costante del progetto è stata quella di mantenere sempre l’elemento circolare al centro della copertina. Per esempio, per quanto riguarda la copertina dell’ep, l’elemento circolare è dato dalle mie 5 facce che formano un cerchio, e che rappresentano i 5 singoli del progetto, e allo stesso tempo 5 opposti che si intersecano.


Come nasce il tuo processo di scrittura? Hai bisogno di essere a casa davanti al pianoforte, o è un qualcosa che nasce anche mentre sei in giro a fare altro?

La maggior parte dei miei brani è nata davanti al pianoforte. Solitamente inizio a fare degli accordi, poi mi lascio trasportare e arriva anche il testo. È un flusso continuo. “Amore&Casino” l’ho scritta così. Invece, “Figlie della luna” l’ho scritta sopra la base che mi aveva mandato Bravo, bravissimo durante la quarantena. Invece “Moovitè” è nata su un giro dei due accordi che si sentono in tutto il brano. Per quanto riguarda lo scorso ep “Assurditè”, è nato tutto davanti al piano, tranne “Perdo tempo”.


Se tu dovessi consigliare, a qualcuno che non ha mai ascoltato la tua musica, un brano del tuo nuovo Ep, quale gli consiglieresti?

Uno è troppo poco! Me ne serve uno per conquistarlo, e uno per fargli conoscere anche un’altra parte di me. Lo conquisterei con “Moovitè”, e poi “Amore&Casino” per fargli conoscere l’altra me. Tra l’altro, “Amore&Casino” è la canzone dell’ep a cui sono più legata. Proprio per questo, ci ho messo tanto a pubblicarlo. era pronta da tanto tempo, ma volevo farla uscire nel momento in cui potesse venire ascoltata da più persone possibili.


Qual è stato il momento in cui hai pensato che avresti potuto rendere questa passione un lavoro?

Dopo la pubblicazione di “Flora”, grazie alla cura che avevo messo nel farla. In quel momento avevo il cuore spezzato, e tenevo molto a metterci un certo tipo di vissuto. Nello stesso periodo stavo scoprendo anche Spotify, e il singolo uscì sia nella playlist “New music Friday”, sia in “Fresh finds”, dove “Flora” finì addirittura in copertina. Ne vado molto fiera.


Ritornando a parlare di “Flora”, volevo chiederti: proprio come l’ape è importante per la flora, quant’è importante l’amore per te?

Più che importante, penso sia fondamentale. Soprattutto per come sono fatta come persona. Sono molto sensibile ed emotiva, e sento di averne bisogno alle volte. Trovare una persona che stimi, che ti affascini in quello che fa, penso sia il motore dell’esistenza dell’uomo. Anche perché altrimenti che viviamo a fare? Fare le cose in compagnia delle persone giuste, dà tutto un altro sapore alla vita. Avere o non avere una persona importante vicino, è comunque fonte di ispirazione nella scrittura, soprattutto per me che piango spesso e che mi innamoro di tante cose.


Venerdì uscirà un brano estivo, frutto di una collaborazione con Memento e Fudasca. “Borotalco”. L’avete annunciato a sorpresa, ce ne parli?

Simone (Fudasca), l’ho conosciuto un anno fa, avevamo cominciato a fare un pezzo insieme, che spero esca al più presto, perché merita. Con quel lavoro, ci siamo innamorati artisticamente l’uno dell’altro. Lui ha questo mondo molto vintage, che apprezzo molto. E poi abbiamo cominciato a lavorare a “Borotalco”, il singolo che uscirà venerdì 16 giugno. Lui mi aveva già mandato la strofa di Memento, altro artista che mi piace molto. E poi ho aggiunto la mia strofa. È un pezzo super estivo da viaggio in macchina.



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