Il nuovo disco di Miglio si intitola "Futuro splendido", pubblicato da Matilde Dischi/Edizioni Curci Music Publishing. L'artista dalle atmosfere musicali rarefatte e sintetiche, ha già attirato l'attenzione nel 2022 con l'EP "Manifesti e immaginari sensibili", un lavoro composto da sei tracce che trasudavano vita reale e paranoie. Con il nuovo album, anticipato dai singoli "Techno pastorale", "Per non pensare + a te" e "Sexy solitudini", Miglio compie un passo avanti nel suo percorso artistico, accelerando e lasciando fluire liberamente la sua ispirazione creativa.
In attesa di vederla sul palco dei Mi Ami, il 27 maggio, abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con Miglio, secondo cui, come ci ha raccontato, "Futuro splendido" richiama già dal titolo l'idea di futuro incerto, spesso travagliato da momenti di alto e basso, una sorta di oscillazione continua il cui risultato è un qualcosa di splendido solo se sappiamo metterci nella giusta prospettiva.
Ciao Miglio, bentornata su IndieVision! Come stai? Come ti senti ora che è finalmente uscito il tuo disco?
Ciao! Molto bene, ora è libero nello spazio e nel tempo… :)
In un'epoca dove c'è un forte senso di incertezza verso l'avvenire hai deciso di intitolare il tuo disco "Futuro splendido", come mai questa scelta? Quali sono i tuoi sogni nel cassetto per i prossimi anni?
Perché dopo aver scritto tutte le canzoni del disco mi ero accorta che tornava spesso la parola “Futuro”. Avevo bisogno di accostargli qualcos’altro e alla fine questo concetto dello “splendido” mi sembrava il più giusto per poter lasciare margine di interpretazione. Futuro splendido può essere in forte antitesi con il suo significato originario, di splendido ci può essere niente oppure tutto. Dipende da dove guardi. Il futuro è in bilico dal mio punto di vista, è spesso compromesso, è un gioco di luci e ombre e io mi aggrappo alle poche certezze bellissime che ho.
Il disco è stato prodotto da Marco Bertoni, membro dei Confusional Quartet, con cui avevi già lavorato al tuo debutto. Com'è nata questa collaborazione? Com'è stato lavorare di nuovo al suo fianco?
Con Marco c’è stato fin da subito un incontro umano e artistico, di sensibilità e attitudine. Ha capito subito dove volevo andare e abbiamo fatto insieme un percorso molto prezioso per me, di crescita, Marco è stato un mentore. Ci siamo conosciuti qualche anno fa, quando l’ho contattato la prima volta perché volevo iniziare a lavorare con lui!
Fin dalla prima occhiata, l'immagine di copertina mi ha ricordato la celebre ed iconica cover di "Unknown Pleasures" dei Joy Division. Com'è nato questo artwork? Cosa rappresenta per te quest'immagine di copertina?
Volevo che il contenuto del disco e quindi tutti i suoi suoni e le parole fossero rappresentate dalla stessa intenzione anche a livello grafico e di immagine… questa immagine della copertina rappresenta uno spazio ampio e sintetico, fatto di linee, è minimale ma può essere molto profondo se ci si vuole immaginare dentro. È frutto del lavoro creativo di Emanuele D’amico, quando l’ho vista la prima volta ho capito che doveva essere questa l’immagine per "Futuro splendido".
Una domanda che faccio ad ogni artista che intervisto è, qual è il tuo primo ricordo legato alla musica? Quale influenze hanno accompagnato la realizzazione di questo disco?
Sono cresciuta in mezzo alla musica, ho il ricordo di mio padre che suonava e io che ne rimanevo affascinata, ero una bambina, 4/5 anni. Questo disco risente di diverse influenze musicali, dalla club culture fini ad arrivare alla musica industriale: Kalkbrenner e Clock Dva, per citarne alcuni.
Su un post Instagram hai detto che "se spiegassi questo disco nel dettaglio perderebbe la sua autenticità", dunque per te, quant'è importante riuscire ad essere sé stessi in ciò che si fa? Se dovessi descrivere questo tuo lavoro con cinque parole, le prime che ti vengono in mente, quali sarebbero?
Se non c’è verità, se qualcosa non è autentico a me non interessa. Cinque parole: bianco, nero, metallo, esistenza, amore.
Fin dal titolo e dal primo ascolto mi ha attirato "Paesaggi in disordine", com'è nato questo pezzo?
"Paesaggi in disordine" è uno degli ultimissimi brani scritti, ho finito di scrivere il testo che ero già in studio a lavorare al disco. È un brano molto importante e tra i più intimi e viscerali. È nato un giorno mentre ero al computer.
In "Sui cassonetti hai scritto" mi hanno colpito molto i versi "volevo il cielo / ma dalla mia visuale / adesso vedo solo le impalcature", secondo te perché spesso, davanti ai primi ostacoli, ci si vuole fermare e rinunciare ai propri obiettivi?
Perché la paura fa parte di ogni individuo, è una forma naturale esistenziale che ognuno di noi ha. Bisogna poi trovare il modo per oltrepassare le impalcature e guardare fuori.
L'estate 2023 ti vedrà impegnata nel "Futuro splendido tour", quanto è importante per te e le tue canzoni la dimensione dal vivo? Oltre a queste già annunciate, ci saranno altre date? Dove vorresti suonare?
La dimensione live è principale, anzi direi che è forse la cosa più importante in assoluto. Tutto viene restituito in quel momento e i brani ritrovano la loro dimensione reale. Arriveranno altre date, sarà bello.
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