ELASI, cantautrice, produttrice e dj alessandrina torna sulla scena con il suo primo album "ELASIR" e prova a farci muovere e ballare a ritmo di malinconia.
"Vorrei non preoccuparmi più tutto passerà E piango un po' così per ridere Così vuoto che ho la vertigine"
Ci si era già avvicinata con i primi due Ep "CAMPI ELASI" e "OASI ELASI", ma è in questo progetto più corposo che Elisa riesce a disegnare il suo universo personale, pregno di ritmi sincopati e giochi di parole martellanti. Un lavoro che inizia in studio attraverso la sua scrittura semplice ma mai banale, rimescolata in italiano, in francese e spagnolo, fino ad arrivare ai suoi spettacoli live, degli "one woman show" con una spolverata di coreografie da far ballare tutto il pubblico in pista, e a concludere una ciliegina di atmosfera asiatica glitterata. Questi gli ingredienti del suo "ELASIR", agitare con cura.

9 tracce di cui abbiamo avuto vari assaggi negli ultimi mesi, passando per i ritmi caraibici mica male di "MUSICA ESPECIAL" fino al k-pop "alla ELASI" di "AMÆMI", non dimenticandoci dei synth da sogno in "TIGRE BIANCA", vera hit dell'estate passata.
In questo disco c'è tutto il talento di una cantautrice che scrive ispirata da sogni ad occhi aperti, da universi patinati dove personaggi eccentrici viaggiano con i loro kimono svolazzanti, e sirene intonano i loro canti a ritmo di cassa in quattro. Da "LORELLA" a "MARINA", fino ad arrivare ad ELASI, qui tutti sembrano divertirsi.
"ELASIR" è un lavoro corale in cui hanno contribuito anche produttori come PLASTICA, Fresco e Rocco Rampino, oltre a una quantità smisurata di synth e drum machine, che l'hanno impreziosito fino a rendere quest'album un giusto mix tra malinconia e spensieratezza.
è questa la cosa veramente interessante: anche i momenti di tristezza sono stati valorizzati da produzioni oniriche e variopinte, rendendo ballabili i momenti introspettivi, in cui in realtà vorresti solo spegnere i pensieri.
Prima di essere un rimedio per noi, questa è la cura di ELASI: la musica come momento di autoascolto, un siero per ballare sopra i momenti no.
Buona lettura!
Ciao Elisa, come ti sei appassionata alla musica e come nasce il tuo nome d’arte?
Mi sono avvicinata alla musica fin da piccola. Mi esibivo in casa sentendomi Raffaella Carrà, così i miei genitori hanno pensato di farmi studiare pianoforte. Piano piano, sono passata alla chitarra classica al conservatorio. Dopodichè, sono stata membro di una band punk rock in Alessandria. Poi crescendo sono andata a fare un’esperienza in America. Ho fatto tante cose diverse, ma la costante è sempre stato fare musica e sperimentare. Sarò sincera: Il nome d’arte è nato in maniera del tutto casuale. Dovevo iscrivermi ad un contest, e serviva un nome d’arte. Volevo inserire “Elisa”, ma era già stato utilizzato da un’altra cantante, perciò ho optato per “Elasi”, anche per avere un nome misterioso. Volevo che le persone si chiedessero quale fosse la sua provenienza. Ed eccoci qua.
Venerdi scorso è uscito “Elasir”, il tuo primo album. Titolo geniale, mi dici com’è nata l’idea?
Questo album è frutto di un lavoro molto lungo. Non perché non avessi i pezzi giusti da inserire, ma perché sono spesso sollecitata da tante idee, perciò, è stata tosta capire quali tracce scartare e quali inserire nel disco. È stato un periodo di sperimentazione molto proficuo, e questo progetto mi ha aiutato a metabolizzare ed esternare i miei periodi più grigi. Dentro il disco ci sono due facce della stessa medaglia. È il mio Elasir, un siero che va bevuto nei momenti no.
Nelle tue canzoni dai un valore magico alle parole, come in "Amaemi", uno dei primi singoli estratti dall'album, il cui ritornello è ipnotico. Com'è nato?
Questo pezzo è nato dalla mia passione per i giochi di parole, un po’ “filastroccati”. Il bello è che mi vengono in mente in momenti improbabili: mentre mi lavo i denti, faccio la spessa o addirittura mentre mi sto per addormentare. Forse mi sono esercitata talmente tanto a cercare i giochi di parole negli anni, che adesso mi viene più naturale. Inoltre, mi capita spesso di appuntarmi piccole frasi sul telefono, che penso mentre faccio le mie cose, o che ascolto nella vita di tutti i giorni, Per esempio, una mattina ero fuori casa, ed ho sentito un signore urlare “Non siamo mica nella savana!”, ed io nel dubbio me la sono segnata. Chissà che non possa tornare utile…
Sia in “Amami” che in “Iceberg” hai collaborato con Plastica, ed insieme avete anche fondato POCHE Cltv, un collettivo volto a fare rete tra produttrici. Volevo chiederti come sta andando questo tuo progetto “collaterale” ed in generale cos’è che cerchi in un altro artista quando ci collabori insieme?
È un’altra cosa che mi viene molto spontanea. Quando mi trovo insieme ad una persona poi mi viene naturale lavorarci insieme. Ovviamente non è facile trovarsi in sintonia con qualcuno, con Plastica però mi riesce molto bene! Come dicevi anche tu, abbiamo fondato questo collettivo molto bello, insieme ad altre artiste, come per esempio Whitemary. In particolare, io e Plastica ci divertiamo a scrivere canzoni con parole che possiamo poi utilizzare nei dj set, cosa che forse si sente poco in giro. Solitamente la musica suonata nei club contiene testi in lingue straniere, piuttosto che in italiano. Perciò è bello divertirci un po’ con la nostra bellissima lingua!
All’interno della tua estetica e dei tuoi universi sonori, attingi spesso al Giappone, sia per i colori, che per i suoni. Penso per esempio a “Taiko”. Da dove nasce la passione per l’Oriente e com’è nata l’idea di produrre un pezzo strumentale utilizzando i tamburi giapponesi?
Ho avuto la fortuna di visitare molti posti in Oriente, come il Giappone, la Corea o il Vietnam. Inoltre, sono appassionata di letteratura giapponese. Ho letto molti libri giapponesi di Mishima, Banana Yoshimoto e Murakami. Mi piacciono soprattutto perché sono molto descrittivi, di conseguenza sono stati d’ispirazione per me. Sono stata una sola volta in Giappone, ma è stato illuminante. Per "Taiko", in particolare l’ispirazione mi è venuta da dei suoni di tamburi che ho registrato in un tempio. Sono partita da quella base, cercando poi di costruire un viaggio sonoro.
Un altro elemento distintivo delle tue produzioni è il miscuglio di lingue, come per esempio in “Lorella” e in “Musica especial”. È qualcosa che ti viene naturale, oppure è una scelta stilistica precisa?
Anche quello viene naturale e nasce totalmente a caso. Ascoltando le canzoni sembra che ci sia stato un pensiero molto articolato dietro, ma la verità è che sono affascinata dalle lingue in generale, di conseguenza amo lasciarmi trasportare dalla musica, inserendo parole in lingua straniera. Cerco di usare parole in francese o in spagnolo, che siano abbastanza semplici, cosi da renderne accessibile l’ascolto a tutti.
Molte tue canzoni hanno nomi propri di persona: “Franco”, “Lorella”, “Marina”, a chi ti ispiri quando crei questi personaggi?
Anche qui non c’è chissà quale pensiero dietro. Un’altra cosa che amo fare è creare personaggi inventati, a volte nati totalmente dalla mia testa, a volte prendendo spunto da conoscenze o amicizie, per esempio, per “Lorella” mi sono ispirata ad una mia amica drag queen. Un giorno mi ha chiamato, dicendomi: “Pronto, con chi parlo? Con Lorella?”. Mi ha fatto morire dal ridere, così ho inventato questo personaggio che viaggia con il suo kimono svolazzante, e con un bisogno smisurato di essere amato. “Marina” invece è una sirena, non si sa da quanto tempo e non si sa da dove venga. L’ispirazione spesso mi arriva quasi come fosse un sogno.
Abissi Everest è uno dei pezzi più personali dell’album, parla di due estremi, no? La profondità, e la cima. Com’è Elasi nella vita di tutti i giorni e come gestisce queste emozioni opposte?
Spesso la musica serve proprio a gestire e superare i momenti più difficili, e questo album per me è stato questo, un modo per gestire i periodi bui. È un album terapeutico, che vuole portare a ballarci su, anziché a pensarci su. In “Abissi Everest” tocco due apici che sono l’opposto tra loro, a volte non è facile gestire questa altalena emotiva, e la musica aiuta tanto. Ascoltando tanta musica e selezionandone parecchia durante le mie serate, ho imparato con il tempo a capire il mood delle persone in vari momenti, per scegliere con quale colonna sonora accompagnarli. Questa consapevolezza mi è servita anche per il disco, dove ci sono canzoni tristi ma con una base ritmata, che ti fa sentire più leggera. “Abissi Everest” è una di queste.
Se penso a “Musica especial” ripenso all’estate e ai balletti che abbiamo fatto insieme ad un paio di live dove sono venuto a vederti. Com’è nata l’idea di creare queste mini coreografie?
Premetto che non ho mai preso lezioni di ballo, ma ho sempre amato muovermi a ritmo di musica, sia nelle serate insieme alle mie amiche, sia attraverso le coreografie nei miei concerti. È un elemento che ho sempre portato, inizialmente da sola, poi pian piano portando ballerini insieme a me sul palco. È molto dispendioso: cantare, ballare e suonare insieme non è facile. Proprio per questo, mi alleno duramente insieme ai ballerini per riuscire a muovermi decentemente! Sono contenta di vedere che le persone apprezzano le coreografie e le seguono durante i miei live!
In quest'album non ci sono featuring, come mai?
Non l’ho trovato necessario, perché i testi dei pezzi dell’album sono molto stringati. Non ci sarebbe stato modo. Anche perché in realtà a questo album hanno lavorato molti musicisti e produttori diversi!
Se penso all’estate, oltre a “Musica Especial” mi viene in mente “Tigre bianca”, ultima traccia del tuo album, ma uno dei primi singoli estratti. Mi racconti com’è nato questo pezzo?
“Tigre bianca” è la traccia che faccio spesso per ultima durante i miei live, è sempre bello vedere la reazione felice del pubblico, di conseguenza ho deciso di inserirla come ultima traccia nel disco, proprio per ricreare questa gioia finale. Questo pezzo è nato insieme a “Fresco”, un produttore che ha uno studio fighissimo in Umbria, pieno zeppo di sintetizzatori, drum machine e strumenti analogici. Abbiamo fatto una sessione in cui abbiamo sperimentato tantissimo, e pensa che la canzone è nata tutta in un giorno! Eravamo insieme ad una mia amica autrice, che ci ha aiutato a scriverla.
Quest’estate sarai in tour? Cosa stai preparando?
Per questa estate continuerò con il mio One woman show! Ci sarà tanta musica come al solito, insieme ai miei ballerini fidati. Non escludo di aumentarne il numero!
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