Inizio questa recensione, la mia ultima dell’anno, ringraziando il cielo, o chi per lui, che in Italia non esista l'albo dei critici musicali, nonostante Beatrice Venezia, direttrice d’orchestra fresca di nomina a consigliere per la musica dal Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, in un’intervista al Corriere che mi vergogno di linkare, abbia proposto qualche giorno fa di (re)introdurlo. Sì, avete capito bene: nel 2022 e nel nostro caro bel paese.
Un altro motivo per cui non solo è necessario ringraziare è l'esistenza di artisti come Edda, di qualcuno che fa questo mestiere con questa leggerezza, questa grazia e questa bellezza, con la leggiadria di chi magari fa tutto questo con naturalezza, oppure magari, al contrario, è figlio di una scrittura raffinata dopo anni (parecchi) di carriera. La certezza è che, davanti a dischi come quello di cui sto per parlare, non si può che tirare giù il cappello.
In una delle mie prime recensioni, un paio di anni fa, scrivevo "Dovremmo amare tutti la musica come Edda e Marok", in riferimento all'album “Noio; volevam suonar” pubblicato sempre dal nostro e sempre in collaborazione con Gianni Maroccolo. Nulla cambia se “Illusion” (Al-Kemi/Ala Bianca) è uscito come un lavoro unicamente di Edda, al secolo Stefano Rampoldi: a tutti gli effetti non serve troppo per notare la mano del bassista e produttore toscano ed è sempre un piacere perdersi nelle melodie e nei suoi beat ipnotici.
Spesso a far scattare la scintilla per un artista o per un album è un istante, o un ascolto prolungato in una determinata situazione: ecco, qualche sera fa ho avuto una mezz'oretta di guida solitaria nel nulla della provinciale che costeggia il lago vicino al quale abito. Nel mio abitacolo questo disco, fuori il nulla: forse la situazione migliore per consumare questo tipo di musica.
A “Mio Capitano” il compito di aprire le danze: bastano i primi 30 secondi a capire quanto Stefano sia in forma, dal testo alle melodie, che sfociano in un bellissimo falsetto su un letto di riverberi e poco altro, con un leggero beat che entra in punta di piedi solo dopo un paio di minuti.
“Nuda voglio fare una rapina A voi tocca il deserto A noi la Lomellina”
La linea vocale più bella dell’album è quella di “Alibaba” che, su un basso più marcato e un’atmosfera quasi ‘60s, scivola via così pulita che ti viene voglia di riascoltarla anche se ne hai altre nove lì ad aspettarti.
“Ti saluterò Fai di me ciò che non vuoi Mi innamorerò”
Senza uscire dal mood del brano precedente, distendendo ulteriormente le armonie, “La Croce Viva” è una ballad d’amore impreziosita dal pianoforte dell’ex Litfiba Antonio Aiazzi.
“T’incazzi con me ma è un peccato Rinasci e vedi che hai sognato Rinasci e vedi che hai sbagliato”
Con “L’Ignoranza”, invece, il cambio è netto, nettissimo. Edda sperimenta, osa non poco e fa goal. Drum machine, riverberi, falsetti, chitarre anche abbastanza distorte e la giusta dose di noise: riesce a portare il post-punk e a farlo anche bene.
“Com’è bella l’ignoranza La coltivo dall’infanzia Per essere il tuo dio Un po’ fascista e un po’ laziale Gesù bambino, incominciamo Ma dillo, cos’hai fatto per me?”
Il falsetto si fa dominante in “Signorina Buonasera”, tra sonorità che mi ricordano “Fru-Fru”, disco che ho personalmente adorato, e una buona manciata di cambi di tempo: il fatto che ci stiamo abituando al livello a cui questo album sta portando il pop non ci deve far distogliere dalla bellezza di tutto questo.
“Quello che piace è essere parte di un ingranaggio Almeno io ci metto il disagio”
“Trema”, spartiacque di questo splendido viaggio d’illusione, spoglia il sound di ogni abbellimento, si presenta voce, chitarra e basso per un testo in pieno stile del nostro su una linea vocale da cineteca.
“Sarà la guerra in cui non c’è il peccato Ti posso vincere ma non faccio il soldato Ho voglia di vivere prima di essere ammazzato”
4/4, basso dritto e fuzz, siamo passati al garage e siamo arrivati a quello che senza dubbio è il ritornello che ti si piazza di più in testa, “Carlo Magno” con i suoi “ah-ah uh-uh” è esattamente quello che serve per staccarsi dal precedente.
“Carlo Magno a 25 anni era già re dei Franchi La mia vita nasce già finita tanto non mi manchi”
L’atmosfera retrò di “Alibaba” la risento qui, e mi piace tantissimo. La bassocentrica “Gurudeva”, oltre al testo molto lungo per gli standard di questo album, è splendida nella sua semplicità.
“Io non servo a niente A 40 anni non avevo la patenteIo non voglio niente Sono contenta e me ne vanto tra la gente Io non valgo niente Ma sono tua deficiente Ammettilo, aspettalo”
“Lia”, definita dallo stesso Edda una canzone “allergica”, parla della vita delle nostre madri che ci è ignota, ovvero quella prima di noi. Una visione, pardon, illusione, che, in questo primo singolo estratto, è riportata sotto forma di ballad sospesa.
“Se ti respiro io non esisto Sei come un fantasma e non insisto”
La prima parte di “Mirai” vede Stefano muoversi, per un paio di battute, quasi (e sottolineo quasi) su una metrica rap, che lascia spazio ad un ritornello pienamente nel mood di questo disco: riverberi, falsetti e melodie fluttuanti.
“Cosa pensi di imparare, assassino? Come credi di campare, asino? Fammi toccare la pelle Mirai Voglio leccare le stelle Mirai”
La chiusura di “Illusion” è affidata a “Brown”. Anche qui il basso di Maroccolo (in forma smagliante in generale per tutta la produzione, ma in particolare per quest’ultima traccia) va a mischiarsi con dell’elettronica che però si affaccia in punta di piedi: una delle più azzeccate, sicuramente una degnissima conclusione.
“Quando nascesti ti lasciasti andare Volevi naufragare Non mi ricordo le cose che ho sognato Una rotonda, il mare Lasciami respirare”
Cara direttrice (perché piuttosto che darle la soddisfazione di chiamarla “Maestro” -al maschile- piazzo una bella ripetizione, tanto ormai “oggi chiunque sia dotato di uno smartphone si erge a critico”), non so se nel percorso di formazione specializzato per la critica musicale del Ministero ci sarà una lezione su Edda, ma io un pensierino ce lo farei, magari partendo anche da "Illusion". Buon ascolto e buon 2023, a lei e a chi ha avuto cuore di arrivare fino alle ultime righe di questo e degli altri nostri contenuti.
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