Davide Shorty ha seminato molto nel corso della sua carriera, una semina attenta e di qualità che gli ha sempre fruttato il rispetto e la riconoscenza di chiunque si sia imbattuto nella sua musica. Una musica fatta col cuore, passione e la giusta dose di rabbia. Dal suo primo album nel 2017 - "Straniero" - ne è passata di acqua sotto i ponti eppure ad ascoltare le sue rime di allora pare l’Italia sia rimasta ancora fedelmente cristallizzata in quelle barre:
"Guardo avanti e una generazione muore Ed ogni sognatore senza sogni vuole redenzione E più di scappare da una nazione È ignoranza di essere vittime di autodistruzione" (da "Terra")
Uno dei suoi punti di forza è sempre stata un'attenta e lucida autocritica non solo al Davide siciliano ma anche a quello italiano. La sua parentesi di vita in Inghilterra lo porterà sia ad avere consapevolezza dei limiti della sua terra, sia a maturare quanto preziosa e bisognosa di persone come lui si ritrovi ad essere. Eccoci quindi a quattro anni di distanza a goderci il suo ultimo lavoro, "fusion.".
Un intro per mettere le cose in chiaro: Davide Shorty non sopravvive ma vive, combatte, reagisce. Dalla Sicilia, ai successi, alle sconfitte e i rimorsi: l'intro dell'album, "Monocromo", fa da abstract di ogni ingrediente che andrà a costituire fusion. Flow sciolto e sbrigliato per un messaggio chiaro: "sei tutto ciò che attrai e sarai tu solo se ti perdonerai."
A fare il verso al becero mantra populista tornato alla ribalta negli ultimi Anni, "prima l'Italia e gli italiani" , ci pensa la seconda traccia "Tutto porto": un racconto di contraddizioni e paradossi di umani che hanno smesso di esserlo in cambio di un colpevole a cui addossare ogni colpa moderna. Ce l'ha con gli invasati delle virtù militari, con gli irriducibili razzisti e fascisti dentro e fuori dai palazzi. Prende Palermo (da panormos, appunto tutto porto) come esempio di una società profondamente e inestricabilmente globalizzata che contrariamente alla narrazione razzista vigente non permetterebbe a nessuno di dirsi straniero se ogni Paese è così interconnesso agli altri da risultare, la terra, ormai un unica grande nazione. Aprire le menti prima ancora che i porti è la via d'uscita.
"Cervello in fuga" è un pezzo dedicata alla sua storia, alla sua mamma, al suo papà e alla sua terra. Versi affilati per ricordare a se stesso quanta strada abbia fatto pur con tutti gli ostacoli affrontati e superati. Dalla sua Palermo all'esperienza a Londra ad ogni microtappa del suo cervello in fuga: in fuga da pregiudizi, strade già battute e talenti incompresi.
Se lo sente dire chiunque provi a dedicarsi alla musica a tempo pieno: "la tua è solo un illusione, non si mangia una canzone". La vita che Davide si è scelto è la dimostrazione invece che tutti i luoghi comuni sulle difficoltà di spaccare nella musica senza avere le spalle coperte sono nella migliore delle ipotesi infondati, e "Non si mangia" fa a cazzotti proprio con essi.
Tratteggiata delicatamente da una linea di basso e un piano, "Cioccolato denso" affronta tutte le complesse sfaccettature di Davide e dell'universo.
Di "Regina", tra le tracce più belle ascoltate nella scorsa edizione di Sanremo, abbiamo già parlato profusamente nell'intervista che trovate qui: un trionfo di archi e armonia che ascoltiamo sempre con piacere e che racconta il piacere di avere a che fare con donne protagoniste della loro vita al punto che diventano protagoniste anche della nostra. Un instant classic.
Sarà forse l'indifferenza il sentimento più diffuso oggi? Moravia lo intercettava nei suoi romanzi "Gli indifferenti" e "La noia" tramite alcuni personaggi in apparenza secondari ma che condensavano il letale senso di fondo delle due opere. La morte di George Floyd a Minneapolis qualche tempo fa trasmessa in diretta purtroppo non era parte di qualche gag di Maccio Capatonda nel suo "Unreal tg". Era l'ennesimo precedente, drammatico e purtroppo non isolato, di violenze e ingiustizie lasciate libere di serpeggiare tra le nostre strade e le nostre coscienze grazie, appunto, alla totale indifferenza di chi assiste ogni giorno a qualche atto disumano senza alzare un dito se non, al più, quello per sbloccare lo schermo e registrare ciò che succede. Davide Shorty e Amir Issaa citano un altro caso drammatico di macabra ingiustizia: Soumaila Sacko, un maliano 29enne fucilato mentre raccoglieva in una ex fornace le lamiere per la sua baracca a San Ferdinando. Grazie Davide, Amir e David per questo lancinante grido di attenzione per ogni vittima incolpevole di indifferenza umana: questa è "Non respiro".
"Con/fusion" inizia citando “La Porra” dei Sangue Misto per lanciarsi una descrizione trasversale del mestiere del rapper oggi: tra amore per la verità, ristrettezze economiche e un mare di concorrenza dal retrogusto di Ben Cola, chi ha qualcosa da dire oggi è sempre più vittima del rumore circostante che annebbia il talento di pochi per offrire parentesi di discutibile successo a troppi trend-surfer.
"In questo mare di gente che blatera Ho il motore di una nave, ma l'umiltà di una zattera" (da "con/fusion")
"Domenica" è proprio il la descrizione di attimo in una domenica italiana: storie di clientelismo, pance piene troneggiano su tavole imbandite grazie a affari loschi, successi immeritati e un'asfissiante sensazione di essere nel posto sbagliato. Città senz'anima, uomini senza amici, vestiti senza un carattere vero a riempirli: non sono sicuro di cosa voglia dire vivere, ma di sicuro non vuol dire questo.
"Se ci prendessimo per mano senza darci fastidio Saremmo vivi all'infinito" (da "Domenica")
"Prima che faccia notte", un esercizio di stile per esaltare i piccoli piaceri della vita: la donna giusta, l'erba giusta, la serata giusta, prima che la notte si prenda tutto.
Accompagnato da Sans Soucis, in "Battiti in parole" Davide riflette sul piacere di sanguinare, già citato in "Cioccolato denso" quasi che l'ultimo periodo sia stato per lui una dolorosa catarsi da graffi al cuore e sul resto del corpo: "La forza di rialzarsi dalle storie più violente è il sapore delle vittorie più belle, sempre". Le loro voci insieme dolci e amare formano un connubio unico e d'altri tempi.
Ancora una voce femminile, quella di Serena Brancale, ci accompagna verso la fine dell'album in "Impressione". Il piacere che solo la musica e l'arte sanno comunicare diventa il topos di questi versi. La voce giusta al momento giusto ci salva e ci fa tornare a stare bene, ma prima che ciò accada occorre permettersi di dare fiducia. Un brano che prova anche a dipingere con minuzia di particolari cos'è l'amore e che succede quando proviamo a privarcene.
"Abbannìa" chiude l'album in stretto dialetto palermitano e per questo motivo nemmeno le mie origini terroni sono riuscite a fare luce tra le righe: mi perdonerà Davide, ma chiedergli di persona cosa significhi sarà l'occasione giusta per rompere il ghiaccio post concerto appena ci vedremo.
"fusion." è un lavoro di ricercata bellezza e profondità, che non smette di scoprirsi ad ogni nuovo ascolto per ogni concetto che nasconde tra le righe e segna una nuova tappa per Davide e un nuovo standard di qualità per l'hip-hop e l'R&B italiani: contenuti di spessore, produzioni musicali suggestive e uno stile inconfondibile consacrano Davide Shorty in un olimpo musicale di esclusiva forza e ardore nel suo genere.
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