La scena musicale italiana, dagli anni '50 fino ai giorni nostri, è sempre stata rappresentata da validi artisti e musicisti. Ruolo principale in questo panorama è sempre stato occupato dai cantautori, figure spesso identificate, sia dal pubblico, che dalla critica, come portavoci di intere generazioni. Tra i cantautori più celebri della musica italiana, entrati a far parte a pieno titolo anche nell'immaginario della cultura pop italica, possiamo citare Francesco De Gregori, Fabrizio De André, Francesco Guccini, Pino Daniele, Antonello Venditti e Lucio Battisti, anche se per quest'ultimo, uno dei più noti interpreti della musica italiana, il termine più adatto non sarebbe cantautore, ma musicista.
Oltre ai nomi già citati, uno dei cantautori che nel corso del tempo è diventato un simbolo della musica italiana è senza dubbio Lucio Dalla, il quale, a cavallo degli anni '70 e '80, è diventato una vera e propria icona pop italiana, come testimonia il film "Borotalco", film di Carlo Verdone del 1982 dove la protagonista è una fan sfegatata del cantautore bolognese. La fortuna di Dalla nella cultura e nella musica italiana ha superato incolume i decenni, arrivando integra e per certi aspetti rinforzata ai giorni nostri.
L'influenza artistica di Lucio, come amava essere chiamato, si può sentire anche in alcuni artisti dell'attuale panorama musicale italiano come, solo per citarne alcuni, i Thegiornalisti e Tommaso Paradiso, i Pinguini Tattici Nucleari e Cesare Cremonini, quest'ultimo, bolognese come Dalla, ha addirittura annunciato in questi giorni la sua partecipazione, come regista e sceneggiatore, alla realizzazione di un film sulla vita dell'iconico musicista bolognese.
Oggi per "Il Sabato del Vinile" vi parlerò di uno dei miei dischi preferiti di Lucio Dalla, "Dalla", nono album in studio del musicista, come preferiva farsi identificare, bolognese, pubblicato nel settembre del 1980 dalla RCA Italiana. Questo disco è considerato dalla critica come l'atto conclusivo del trittico della maturità del cantautore bolognese; infatti, oltre ad aver pubblicato un disco dal vivo "Banana Republic" insieme a De Gregori nel 1977, Dalla tra il 1977 e il 1980 diede alla stampe tre album-capolavoro, "Come è profondo il mare", "Lucio Dalla" e "Dalla", dischi che segnano l'apice della carriera del cantautore bolognese e in cui si sente tutto il suo immenso talento sia come autore, che come musicista.
Questo disco venne registrato agli Stone Castle Studios presso il Castello di Carimate, provincia di Como, studi che nel corso degli anni ospitarono artisti come la Pfm, Pino Daniele, Patty Pravo e altri ancora. Alla realizzazione di quest'album, oltre allo storico e fidato amico Ron, parteciparono, come anche nei due lavori precedenti, Gaetano Curreri, Giovanni Pezzoli, Marco Nanni e Ricky Portera, ossia i membri fondatori degli Stadio, uno dei gruppi più noti della musica italiana nato, inizialmente, come gruppo spalla di Dalla. "Dalla" venne prodotto da Alessandro Colombini, uno dei più noti produttori del periodo già al lavoro sia nei due album precedenti di Lucio, che con artisti del calibro di Edoardo Bennato, Banco del Mutuo Soccorso e Antonello Venditti.
Il lato grafico di questo lavoro è pulito, semplice ma non banale: in una copertina bicroma, bianca e nera, riscaldata solo dal rosso del titolo "Dalla", è raffigurato l'iconico berretto di lana di Lucio, sormontato dai suoi altrettanto celebri occhialini, due oggetti comuni che, però, nella memoria collettiva italiana sono diventati un tutt'uno con l'immagina del musicista bolognese. Il retro della copertina, su sfondo nero, presenta tutti i testi della canzoni dell'album, mentre la custodia, essendo apribile, al suo interno presenta da un lato una foto che ritrae Dalla di schiena seduto in una piazza, mentre sull'altro lato è presenta la tracklist e i nomi di tutti coloro, sia musicisti che no, che parteciparono alla realizzazione di questo lavoro.
Lato A
Il disco si apre con uno dei pezzi più noti dell'intera discografia di Dalla "Balla balla ballerino", brano dal ritmo incalzante che racconta di un danzatore pacifista il quale, nonostante tutto, non smette mai di ballare perché spinto dal sentimento dell'amore. Questo brano, in cui si vede tutto il talento di autore di Dalla, si può dividere in due filoni: un primo filone, corrispondente alla prima parte, in cui le parole hanno la capacità di creare immagini oniriche, sognanti, e una seconda strada, corrispondente alla metà e alla parte finale del brano, dove il testo, nonostante sia pieno di speranza, rievocano nella mente degli ascoltatori alcuni eventi reali e tragici risalenti agli anni di piombo. Una delle stragi che questo testo fa riaffiorare è sicuramente la Strage di Bologna, un attentato di estrema destra avvenuto nell'agosto del 1980, alcuni mesi prima l'uscita di quest'album, la quale sembra essere citata in maniera non velata all'interno del brano, quando Dalla chiede al ballerino di correre, di far fermare e di far tornare indietro un treno.
"Sotto un cielo di ferro e di gesso l'uomo riesce ad amare lo stesso Ama davvero senza nessuna certezza Che commozione che tenerezza" (da "Balla balla ballerino")
La seconda traccia di questa facciata è "Il parco della luna", brano caratterizzato dal tipico e caratteristico Dalla-sound del periodo, un misto tra elementi rock, cantautorali, tastiere e fiati, quest'ultimi tanto cari a Lucio. In questo pezzo il musicista bolognese narra la malinconica ma a lieto fine storia di Sonni Boi, nome non casuale, ma creato come omaggio al cantante blues americano Sonny Boy Williamson II. L'ambientazione in cui si svolge questa storia, geograficamente coordinata tra Ferrara e la luna, è la notte, un elemento tipico e frequente nella poetica di Dalla, poiché questo è il momento della giornata in cui le persone o dormono o si ritrovano sole con i propri pensieri, le proprie paranoie e le proprie idee, le quali, grazie al dormiente silenzio, non vengono messe in un angolo, ma vengono ascoltate.
"Quante volte da solo mi sono perduto Quante volte ho pianto e sono caduto Guardando le stelle ho chiesto di capire Come entrare nel mondo dei grandi senza paura, paura di morire" (da "Il parco della luna")
Il terzo brano del Lato A è una delle mie canzoni preferite di Lucio "La sera dei miracoli", brano ambientato nelle solite atmosferiche magiche e malinconiche della notte. Questa canzone è una straordinaria ed emozionante dedica a Roma, la Città Eterna, infatti, in questo brano, Dalla canta le bellezze e contraddittorie sfaccettature di una tipica serata romana. Questo racconto, che ad un primo impatto potrebbe sembrare semplice, è così realistico e coinvolgente che l'ascoltatore, se chiude gli occhi e si lascia trasportare dalla canzone, si ritrova catapultato tra i vicoli della città eterna vedendo o provando in prima persona tutto ciò che viene narrato dalla fantastica voce di Dalla.
L'ultima traccia di questa facciata è "Mambo", un'incalzante, sarcastica e triste canzone d'amore. In questo brano, infatti, si parla di uno dei dolori più atroci che un essere umano possa provare in vita sua, ossia il dolore di un cuore spezzato, una sofferenza così forte che in questo brano è provata dal protagonista maschile, il quale, dopo esser stato lasciato cade in un profondo vortice di tristezza e malinconia che gli fa addirittura pensare, maledire il momento in cui il suo cuore in cantina si è prima innamorato e poi spezzato per colpa della regina del mambo.
"Se d'amore è proprio vero che non si muore, non si muore Cosa faccio nudo per strada mentre piove?" (da "Mambo")
Lato B
Questa facciata si apre con uno dei pezzi più famosi di Dalla "Meri Luis", brano considerato dal cantautore come il più vero e sincero che abbia mai scritto. In questa canzone Lucio racconta e traccia in maniera solo abbozzata le vicende di sei personaggi, tra i quali Meri Luis, i quali inizialmente sembrano destinati a compiere solo azioni monotone e già scritte, fino a quando, improvvisamente, non si ritrovano in mezzo al traffico, una metafora che simboleggia la vita, la quale può essere vissuta passivamente o attivamente, ossia decidendo cosa fare e continuandosi a stupire anche per gli avvenimenti più scontati e comuni. In "Meri Luis" si sente un Dalla felice del suo ruolo di musicista perché lui, rispetto agli altri, oltre a poter vivere la vita, ha il dono di poterla cantare, raccontare.
"Adesso, mio dio, dimmi cosa devo fare Se devo farla a pezzi questa mia vita Oppure sedermi e guardarla passare Però la vita com'è bella E come è bello poterla cantare" (da "Meri Luis")
Il secondo brano di questo lato è "Cara", uno dei miei pezzi preferiti della musica italiana che mi riesce sempre a stupire e commuovere. Questa canzone, scritta dal filosofo e amico d'infanzia di Dalla, Stefano Bonaga, e musicata dal cantautore bolognese, doveva intitolarsi "Dialettica dell'immaginario", titolo che sarebbe stato adatto ad un brano così, il quale, per certi versi, sembra essere una racconto cinematografico. "Cara" racconta di una relazione tra un uomo adulto e una ragazza molto più giovane di lui, una storia dove l'uomo, all'inizio, solo attratto dalla giovane, finisce per innamorarsi di lei. Questa, tuttavia, è una relazione non destinata a durare sia per la voglia di lei di viaggiare e fare esperienze, che per i timori dell'uomo, il quale prova a stare al passo con lei, ma alla fine, malinconicamente, decide di lasciarla volare via, ossia vivere e di non incastrarla insieme a lui.
"Così come una farfalla ti sei alzata per scappare Ma ricorda che a quel muro ti avrei potuta inchiodare Se non fossi uscito fuori per provare anch'io a volare" (da "Cara")
La terza canzone di questa facciata è "Siamo Dei", brano umoristico e ironico in cui Dalla mette in scena una surreale conversazione tra degli Dei pennuti e un pover'uomo. In questo umoristico botta e risposta tra divinità e uomo, gli Dei accusano l'uomo di non essere immortale e di vivere una vita infernale, mentre l'uomo risponde ironicamente e sarcasticamente a queste divinità, dicendo che probabilmente, vivendo così lontane dalla terra, si sono fuse il cervello e non sanno di cosa parlano perché, nonostante tutte le difficoltà, l'uomo ha il potere di vivere come vuole la propria vita e di considerare eterno ciò che gli pare, come anche un singolo bacio ricevuto o dato alla gente che in vita ha amato. Fin da subito, questo pezzo, mi ha fatto venire in mente, anche se ambientato in un clima completamente diverso, una celebre composizione del poeta Giacomo Leopardi facente parte delle "Operette Morali", ossia "Il dialogo della natura e di un islandese".
"E per che cosa mi dovrei pentire Di giocare con la vita e di prenderla per la coda Tanto un giorno dovrà finire E poi, all'eterno ci ho già pensato è eterno anche un minuto, ogni bacio ricevuto Dalla gente che ho amato" (da "Siamo Dei")
L'ultima traccia di questo favoloso album è "Futura", brano nato come sceneggiatura e poi divenuto canzone, scritto da Dalla su una panchina davanti al Muro di Berlino, nei pressi del celebre Checkpoint Charlie, una panchina sulla quale, stando a quanto raccontato dallo stesso musicista, Lucio incontrò il celebre musicista Phil Collins, ma con cui non dialogò per non spezzare l'aura di magia che si era creata. Questo brano racconta una nottata tra due amanti, uno di Berlino Ovest e l'altro di Berlino Est, i quali progettano di scappare insieme e di fare una figlia per la quale scelgono in nome emblematico Futura, poiché per ogni essere vivente il futuro, o il progettare il futuro insieme ad un'altra persona, è un'ancora di salvezza e speranza sulla quale aggrapparsi quando si è persi, spaventati da ciò che la vita potrà riservare. La genialità di questo brano, oltre che nel fantastico testo, è presente anche nella melodia, la quale segue un crescendo musicale che imita maliziosamente un amplesso. Questo brano, qualche anno fa, è stato citato da Jovanotti all'interno del suo inno, canzone alla vita "Oh, vita!".
"Dalla" è uscito per la prima volta in formato vinilico nel settembre del 1980 con il codice PL 31357 e con una copertina apribile; nel corso degli anni questo lavoro è stato ristampato più volte sia in vinile, sia in cd, che in formato musicassetta, però nel 2020, in occasione del quarantesimo anniversario di "Dalla", Sony Music ha ristampato il disco in formato vinile in due edizioni a tiratura limitata, 2000 copie ciascuna, una in vinile nero e una in vinile rosso, corredate, a loro volta, da un libretto illustrativo con fotografie di Bologna e interviste con i protagonisti che lavorarono con Dalla alla realizzazione di questo capolavoro della musica italiana.
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