Benvenuti al commento onesto della quinta e ultima puntata di Sanremo. Siamo giunti non si sa bene in che condizioni all’ultima serata del Festivàl ed è talmente seria che attacchiamo con l’inno di Mameli: è tutto così italiano.
Il primo cantante in gara è Ghemon. Sembra un altro rispetto alla prima sera in cui ha cantato sul palco dell’Ariston e anche la canzone sembra un’altra, più bella e sentita.
Gaia vestita di frange deve aver scambiato il palco dell’Ariston per un saloon del selvaggio west. Per l'apparente cambio di location ne risente positivamente la performance, anche lei sembra più sciolta e ascoltabile.
La registrazione di Irama miete vittime e fa ballare gli scettici: mi chiedo, se fosse stato in gara ci sarebbe piaciuta comunque?
Gio Evan ha i pantaloni lunghi, pare finalmente una persona seria. Il suo pezzo, però, ancora no: sarà il crescendo drammatico di archi ad enfatizzare male il suo senso ma non riesce ancora a convincermi.
Intanto Fiorello canta “Quando vedrai la mia ragazza” di Little Tony e per la prima volta in questo festival gli voglio bene per davvero: sono sulla sedia in camera e ballo.
“Avrei milioni di cose da dirti, ma non dico niente” canta Ermal Meta(l). Non ce n'è, è una canzone scontata uguale a tutte quelle che ha già fatto e portato al festival. Avrà anche una gran voce, è grande interprete ma no, non ci lascia davvero niente. E poi diciamolo tutti in coro: il primissimo piano è un fanservice per le sue fan. Scontato.
Arriva Fulminacci: partiamo dal presupposto che mi basta vedere Rodrigo D’Erasmo per emozionarmi. Fulminacci io lo vedo un po’ come il nazional-popolare, quello bello, portato alla nostra generazione, quello che si sente e si canta sempre volentierissimo, bravo Filippo.
Ibra resta un intrattenitore migliore di quelli che si sono susseguiti sul palco prima di lui (questo la dice lunga sulla qualità degli altri) e la battuta sullo scambio di maglietta con Achille Lauro che non si può fare perchè è sempre nudo mi ha proprio fatta ridere. Sviolinata metaforica in difesa dell’orchestra che, ovviamente, ben accetta, ma pareva detta con la spontaneità con cui certi pupazzi dell'autogrill ripetono le cose che gli dici.
Quando Renga viene annunciato sul palco tremiamo di paura e preghiamo che i fonici abbiano pietà di noi per non fargliela ripetere. Nessuno, nemmeno i fan accaniti vogliono risentire la canzone. Anche la tv lagga durante l'esibizione. Uno dei due autori di questo articolo si era addirittura dimenticato della sua partecipazione al festival.
Esportiamo gli Extraliscio in tutto il mondo. La sezione punk della redazione di IndieVision non poteva partorire altro commento a riguardo, e quando abbiamo sentito quella strummata dopo il primo ritornello ci siamo pure esaltati. Sento il bisogno di andare a ballare con i miei nonni.
"Musica Leggerissima" di Colapesce e Dimartino ormai la sappiamo, è bella, ballabile e ce la porteremo dietro per mesi, ma come l’hanno vestito il buon Colapesce? I due siciliani sono sempre più disinvolti, ci stanno prendendo gusto all’Ariston e fanno bene. Restano vittime di una linea vocale che non rende loro giustizia fino al secondo ritornello. Magari vincono, saremmo contentissimi.
Ahhh, era un po’ che non vedevamo un bello spot di Tim. Se ci permettete la polemichetta alle porte della festa internazionale della donna: la crociera doveva proprio avere come testimonial una bella al bagno (letteralmente) che mostra le sue marmoree natiche? Non ho abbastanza caratteri per spiegare la mia irritazione.
Arriva Malika Ayane e subito ci coglie un po’ di cassa dritta bella zarra, alla fine ci piace. Tutto il resto magari un po’ meno.
22.26: Vorrei dire “Fiorello basta” ma mancano ancora 4 ore.
Il comico inizia il suo monologo parlando dei diversi tipi di pubblico, peccato che in meno di un secondo la componente imbarazzante abbia la meglio. Umorismo di lega così bassa che persino Colorado l'avrebbe respinto. Andate a vederlo davvero “Il Canto del Cigno”, ascoltate l’opera anche se non capite le parole e togliete il microfono a Fiorello! Ringraziamo anche la fedele spalla Amadeus per segnalarci i punti in cui, da copione, sono fissate le risate e gli applausi finti, così possiamo sentirci ancora più fuori luogo assistendo a questo scempio.
È il momento di Francesca Michielin e Fedez, in quella che può essere la loro serata del botto, quella del televoto; anche oggi menzione d’onore a Francesca Michelin che ringrazia col cuore e dice a Fedez di volergli bene. Lacrimuccia. Diciamoci però che anche basta cantare guardandosi negli occhi, sono passati i tempi di Facchinetti and co, per favore! Gli unici che possono guardarsi negli occhi mentre cantano sono i Coma_Cose quindi anche meno.
Arriva Ornella Vanoni portata letteralmente giù dalla scalinata in braccio da Fiorello, prende il microfono e inizia a monologare, Amadeus con il puntatore del cecchino dalla regia la implora di tagliare corto e lei continua lo show, tutto incredibile. Vedendola però c’è da chiedersi: va bene che sono pilastri della musica italiana, immensi e intoccabili: ma possiamo smettere di riesumarli e lasciarli in pace? “Domani è un altro giorno” ma tra un po’ anche dopodomani.
Altra polemichetta veloce: perchè Amadeus consegna i fiori a Gabbani ma non a Ghemon, Gio Evan, Renga, Fedez, gli Extraliscio, Toffolo, Fulminacci, Meta? Non sono degni? Sospiro, basta con le polemiche. No dai, non ci crediamo neanche noi.
Tocca a Willie Peyote, groove sempre over the top, gli avvoltoi web si sono scagliati fin dalle settimane precedenti al festival contro il testo, ma a noi tutto sommato non dispiace. Non sapevamo di aver bisogno di un pezzo che iniziasse citando Boris, ma Willie lo sapeva e ci sentiamo benedetti. Se vincesse Sanremo quanto sarebbe bello vederlo per i prossimi 12 mesi ospite a Uno Mattina a disquisire dei suoi gusti di pizza preferiti, di quale shampoo usa, di quanti anni ha il suo cane e di altre questioni di capitale importanza per un artista musicale. Sempre grati a Mamma Rai, nonostante tutto.
Arriva l'ennesimo monologo di Zlatan composto al 99% da autocelebrazione e fesserie preconfezionate da presunti life coach di stanza in Youtube. "Sfida con se stessi" dice, riferendosi al perchè da 5 giorni ci siamo dovuti sorbire i suoi monologhi da dottor Cox de noantri. "Ognuno di voi, nel suo piccolo, può essere Zlatan": andiamoci piano con le minacce! Un discorso vuoto e insipido, fatto da una presunta personalità di successo, di cui avremmo tutti fatto a meno come il sermone del prete sulla pace del mondo alla messa di Natale. Di tutti i registi, compositori, attori, artisti che l'Italia poteva offrire, perchè dare questo ruolo proprio a lui? La legge del contrappasso in versione Rai.
Io quando sento Orietta Berti non posso non pensare a “Piccola Pietroburgo” degli Offlaga Disco Pax, e, dopo la recente gaffe sui “Naziskin” diventa tutto più divertente. E così Orietta, di tenda vestita, finisce la sua esibizione, ringrazia Amadeo e la signorina dei fiori e se ne va. Patrimonio nazionale, facciamola proteggere dall’UNESCO.
Ho sentito varie volte la canzone di Arisa, ma ogni volta quando entra il beat trap “mi parte un neurone” cit. Chef Barbieri.
All’annuncio di Giovanna Botteri sento la standing ovation della nazione: lei è il simbolo di questo anno, della passione per il proprio lavoro, della forza delle donne competenti che lottano anche per quelle che non lo sono. Corrispondente Rai dalla Cina, ha passato l'ultimo anno in condizioni decisamente difficili. Riporta i primi versi di "Caro amico ti scrivo" per rifarsi alla sua esperienza: proprio un anno fa, durante la scorsa edizione del festival, già raccontava cosa stava esplodendo nella lontana provincia dello Hubei. Tra le pochissime ospiti ad aver apportato un contributo reale a questo show, raccontando niente meno che l'eccezionalità del suo lavoro in modo sveglio ed efficace. Quando crescerò, un giorno, voglio essere brava nel mio lavoro, curiosa e determinata almeno la metà della Botteri.
Unico momento alto dell’esibizione di Bugo: Fiorello gli chiede “hai lamentele?”, il cantante risponde “no, quest’anno no”. Forse perchè si era già sfogato su vari social.
Partono i Maneskin ed è un bel sussulto di musica rumorosa, però no, non saremo noi a paragonarli ai Rage Against The Machine: esistono millemila gruppi crossover e non ci fingeremo intenditori nominando l’unico che conoscono tutti. Momento purezza da parte di Damiano che parla a nome di tutta la banda: "I fiori stasera li regaliamo tutti al maestro".
Intanto arriva la mezzanotte e, contro ogni pronostico, la Vanoni non è più sul palco.
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L’esibizione di Achille Lauro non fa nemmeno più notizia: interpreta magistralmente la sua bellissima “C’est la Vie” e nel finale ne approfitta per tirare una stoccatina a Gasparri, Salvini e altri simpaticoni del genere. Con questo ultimo quadro, sensazionale, Achille inizia anche una nuova “era” del suo percorso artistico. Non sappiamo cosa ci aspetta ma sarà sicuramente piena di sorprese.
Anche Madame si presenta sul palco dell’Ariston con molta più sicurezza. Il suo pezzo, già forte di una splendida produzione, risalta ancora di più: una delle piacevolissime sorprese di quest’edizione.
Dopo una comparsata di Federica Pellegrini e Alberto Tomba per presentare le future olimpiadi, La Rappresentante di Lista presenta “Amare”. Ad ogni ascolto è sempre più bella. Vinceranno? Purtroppo no. Se lo meriterebbero? Sì, sì e altre cento volte sì. Peccato che Sanremo non sia davvero meritocratico. Dal canto nostro non ci resta che aspettare il prima possibile un loro concerto.
È solo mezzanotte e mezza. Non si può mettere 2x su RaiPlay? Ah no? Parte il momento karaoke con Umberto Tozzi. Accendini, gente abbracciata, denunce per disturbo della quiete pubblica. In qualche modo dovevano pure svegliarci.
Un’ora dopo la mezzanotte arriva il turno di Annalisa. Lei è impeccabile, la canzone è il classico brano che ci fa piacere trovare a Sanremo nel 2021.
I Coma_Cose si vogliono davvero bene. Personalmente la canzone non mi esalta, però vederli mi rende davvero sorridente. L’anello/candela rosso sul finale vera chicca.
“Genere ragazzi, genere”: l’omaggio agli Skiantos in apertura catapulta sul palco i regaz de Lo Stato Sociale che, come al solito, la buttano in caciara da fuoriclasse quali sono. “Perchè le cose che non servono sono le uniche per cui vale la pena vivere ” ci dice Albi vestito da Gesù o Cesare (non ho capit) e concludono così la loro esibizione. Commozione. Luci. Sipario.
Random tra le canzoni più insipide di sempre. Avanti il prossimo.
Gazzè chiude dirigendo l’orchestra e successivamente inchinandosi ad essa. Artista superiore, porta allegria e presa bene sempre più in alto. Grande Max come sempre!
Assurdo comunque come stiano buttando fuori gli ultimi artisti tutti di fila, c’hanno messo 5 serate per capire che ci interessa solo la musica (e il resto scompare cit.).
Anche del pezzo di Noemi c’è poco da dire: tutto molto normale, non ci fa urlare di gioia, ma nemmeno ci dispiace.
Intanto come da tradizione iniziano ad emergere i primi spoiler sul Premio della Critica.
Fasma per far recuperare punti a chi ce l’ha al Fantasanremo stasera si presenta con la band sul palco. Si prospetta una carriera brillante per il ragazzo, ci credo davvero.
Ultimo - all’una e quarantotto - ad esibirsi l’unico che poteva svegliarci: Aiello. A parte “sesso e ibuprofene” che è già entrato nel vocabolario comune, questa canzone non mi dice niente. E più lo sento urlare più penso ai limoni dimenticati della signora.
Si esibisce Gaudiano. Bravone.
Esce la classifica generale e anche oggi vediamo una classifica decente l’anno prossimo.
Restano fuori dalla classifica Francesca Michelin e Fedez, i Maneskin e Ermal Meta. Riparte il televoto e nell’attesa grandi ospiti recuperati dalla naftalina.
L’esibizione di Zarrillo mi riporta all’anno scorso, quando la sua terrificante “Vorrei” all’una di notte dopo 25 minuti di esibizione dei ricchi e poveri annientava i miei ben ultimi neuroni.
Ore 2.15: qualcuno mi faccia precipitare un pianoforte a coda in testa. Arriva fortunatamente Dardust, che, appena prima dalla fine, ci regala uno dei momenti migliori di tutte le serate.
Ore 2.25: stop al televoto, dai che ci siamo (forse).
Premio della critica Mia Martini: Willie Peyote. Super fieri!
Premio Sergio Bardotti per il miglior testo: Madame, yes gurl!
Premio della sala stampa "Lucio Dalla": Colapesce & Dimartino: meritatissimo.
Premio miglior composizione musicale Giancarlo Bigazzi: Ermal Meta.
Primo posto: Maneskin.
Secondo posto: Francesca Michelin e Fedez.
Terzo posto: Ermal Meta.
L’orchestra tutta, per l’ultima esibizione dei vincitori, suona in piedi e si sbottona.
E così all’Eurovision portiamo la gioventù, portiamo la novità, portiamo il rock, portiamo la cosa più lontana a quello che è l’attuale trend musicale del nostro paese. Spiace per altri artisti in gara che forse avrebbero meritato più degli altri di conquistare quel podio (pensiamo alla Rappresentante di Lista come a Fulminacci, Willie o allo Stato Sociale) ma evidentemente i gusti dello show musicale televisivo più generalista d'Italia non sono come i nostri.
Parentesi polemica anche sul tweet di Ermal Meta rivolto ad una critica ben argomentata di Willie durante le sue live Twitch. Perchè chiamarlo "dispetto"? Forse perchè sei consapevole anche tu che non siamo tutti sempre tenuti a dire le cose che pensiamo riguardo chiunque. Questione di educazione, non di coraggio. Il fatto che non le diciamo di persona, poi, non significa che non abbiamo il "coraggio" di dirle (tanto più se poi vengono diffuse su twitch in mondovisione).
Questo festival così difficile, insolito, silenzioso giunge al termine. Lo racconteremo a chi verrà dopo, lo paragoneremo a quelli passati e a quelli futuri. Le polemiche ci sono e ci saranno sempre ma Sanremo senza polemichette, scelte di produzione discutibili e dialoghi impopolari di persone popolari, non sarebbe Sanremo.
Crediti foto: Rai.
Commento onesto a cura di Marco Anghileri e Martina Strada.
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