Cronaca a cura di Martina Strada e Marco Anghileri
Quarta serata, è il turno delle cover: dalla scaletta apprendiamo che stasera faremo solo l’una e mezza, poteva anche andarci peggio. Scherzi a parte, è la serata più pazza dell’edizione e siamo pronti a godercela senza risparmiarci con nessuno.
Il compito di inaugurare il tutto spetta a Noemi: si materializza sul palco al pianoforte e prima che inizi l’esibizione si notano due cameraman sgattaiolare sul palco con un secondo d’anticipo, un inchino che ci permette di pensare e portare un ringraziamento a loro e a tutti gli altri tecnici che contribuiscono a portare questo festival a casa nostra ogni anno. La cantante romana presenta la sua versione di “You make me feel like a natural woman” e lo fa spazzando via tutte le perplessità delle puntate precedenti sulla sua voce: che tiro e che timbro!
Non avete idea di quanto mi abbia fatto bene sentire l’applauso dell’Ariston dopo che Amadeus ha pronunciato “Vinicio Capossela”, ho un sorriso a 250 denti in questo momento. Giovanni Truppi porta sul palco, insieme al pugliese e ad un altro mostro sacro, Mauro Pagani, “Nella mia ora di libertà” di Fabrizio De André: generazioni a confronto, unite dall’amore delle parole in musica, della “Canzone CON gli aggettivi”, per dirla alla Premio Tenco, che l'anno scorso ha intitolato il premio “Una canzone senza aggettivi”. Sanremo risponde all'altro premio ligure mandando questo momento altissimo in prima serata su Rai1, se è un sogno non svegliatemi.
Maria Chiara Giannetta, co-conduttrice della quarta serata, entra correndo giù dalla scala, già solo per la grinta merita un inchino. Siparietto simpatico anche per l’annuncio dell’artista, è iniziato tutto decisamente troppo bene.
Yuman, prima di esibirsi, porge una rosa a Maria Chiara Giannetta ed una a Rita Marcotulli, jazzista che lo accompagnerà al pianoforte durante “My Way” di Frank Sinatra, la sua cover scelta: che classe, ragazzo! Siamo al terzo brano e siamo anche al terzo arrangiamento STRATOSFERICO.
Ovazione, meritatissima, per Beppe Vessicchio che, ineditamente, non dirige l’orchestra ma accompagna al pianoforte Le Vibrazioni e Sophie and The Giants che interpretano “Live and Let Die” di Sir Paul McCartney: basso distorto e Sophie che chiude l’esibizione con un bel ceffone a Sarcina, sarà stato per come ha cantato l’introduzione?
Sangiovanni (che per un pelo non si esibisce come sesto), accompagnato da Fiorella Mannoia, interpreta davvero molto bene “A muso duro” di Pierangelo Bertoli, canzone, seppur non impossibile da cantare, splendida: la stessa Fiorella post-esibizione sottolinea il coraggio del classe 2003 nel portare al festival una canzone del 1979 (e, ribadisco, che canzone!).
È il turno di Emma e Francesca Michielin, esibizione apprezzabile, sicuramente l’accoppiata funziona: la cantautrice toscana, impeccabile come sempre, fa sembrare semplice “...Baby one more time”. Nel complesso la portano a casa bene fino all’ultima nota. Dopo: “It’s Britney, bitch” che non solo chiude in maniera degnamente trash, ma decreta anche l'egemonia culturale degli anni '90. L’anno prossimo portate “T’appartengo” e la nostra vita avrà un senso assoluto.
Gianni Morandi decidere di vincere molto facile con Jovanotti con cui canta un medley di “Occhi di ragazza”, “Il mondo e l’amore”, “Ragasso fortunato” e “Penso positivo” pieno di energia: l’Ariston balla, la quota rosa di redazione balla e canta come se fosse ad un villaggio vacanze, la quota azzurra si lamenta e fa notare che probabilmente giusto Gianni può portare un ospite a sorpresa (e si potrebbe anche far notare che è lo stesso Gianni a cui è stato perdonato lo spoiler pre-Festivàl), ma siamo italiani e giuriamo che Mamma Rai ci piace anche per questo.
Elisa sempre vestita in bianco ci porta dritta, diretta, di corsa negli anni 80: quando canta in inglese migliora qualunque cosa, pure la lista della spesa se necessario. Nel dubbio, la cantante, già al primo posto nel 2001, non sbaglia neanche una nota, perfetta. Elena D’Amario interpreta la coreografia di Flashdance così bene che fa venire i brividissimi (neologismo creato solo per l’occasione, salutiamo il bambino di petaloso).
Intanto la redazione di IndieVision ringrazia e ricambia i saluti di Giovanni Giorgio detto Giorgio (ci è esploso il cervello).
Achille Lauro e Loredana Bertè omaggiano il gender fluid cantando insieme “Sei bellissima” della Loredana nazionale. Consci loro e noi che nessuno dei due avrebbe raggiunto gli acuti dell’originale, la coppia riarrangia il pezzo in modo che sia (quasi) nelle loro corde. Il pubblico canta e dona una standing ovation ai due. Abbiamo come l’impressione che il pubblico stasera (giustamente) passerà più tempo in piedi che seduto. Lauro regala a Loredana un mazzo di rose rosse e un biglietto scritto da lui stesso che commuove noi ma anche lui. Alla faccia di chi gli dà sempre di quello al di sopra le righe in senso negativo.
«Che strano uomo sono io, capace solo di dire “sei bellissima” perché ancora ha paura di riconoscere il tuo valore [...]»
Entra Maurizio Lastrico e nel dubbio urliamo. Lo sketch del dialogo solo con frasi di canzoni non è niente di nuovo, ma i due sono così bravi che riescono ad essere un siparietto davvero più che piacevole (tra i citati anche il Calcuttone e il Tommy Paradise nostri, per dire).
“Your song” di Elton John è un’istituzione nella musica (e nel cinema, pensatela in Moulin Rouge) e Matteo Romano decide di portarla sul palco del Festivàl con una voce del panorama italiano che non solo è amatissima ma è anche una delle migliori che abbiamo: Malika Ayane. Cantano come se sul palco ci fossero solo loro. Non manca l’ironia dettata dal fatto che Matteo sembra scappato dalla scuola elementare e che Malika paia proprio sua madre che lo accompagna alla recita di fine anno. Nel dubbio, per come canta, immaginiamo che il giovane Matteo abbia una sfilza di “Ottimo” in musica.
Irama e Gianluca Grignani, con “La mia storia tra le dita”, la buttano in caciara, ed è bellissimo per quanto ci riguarda: la scorsa notte di Natale ho cantato “Secchio” dei PopX ad un karaoke e mi son sentito esattamente così. Grignani è in quel mood che non si capisce se sia “dignitosamente brillo” (cit. il regolamento del Fantasanremo) o meno ma sbaglia le parole o le scorda, tira in mezzo il pubblico e ci dice che “questo ragazzo (Irama, ndr) andrà avanti”. Mo’ me lo segno.
Seguono Ditonellapiaga e Rettore con una canzone inno del ‘56 di Caterina Caselli: “Nessuno mi può giudicare”. Le due si divertono ma boh, non arrivano al cuore purtroppo.
Iva Zanicchi dà fondo a tutta l’aria per duettare virtualmente “Canzone” con Milva, brano scritto da Don Backy. Quasi certi che abbia almeno una bombola d’ossigeno dietro le quinte noi ci inchiniamo ma Iva, mannaggia, c’hai un’età! Riguardati. Però l’arrangiamento metal merita quell’ascolto in più: ce lo possiamo permettere grazie a RaiPlay prima che sparisca tutto entro qualche settimana, come da tradizione.
Ana Mena e Rocco Hunt con un medley che ci fa una paura immensa. Sanremo si alza per applaudire e Rocco Hunt ne approfitta per far sapere a tutti che il palco dell’Ariston gli ha cambiato la vita, cosa gliene frega del fatto che non è lui in gara ma quella poraccia che vestono da Winx e che si approccia alla vita sanremese come me alla matematica? Ad ogni modo non ci convincono, sembrano usciti da un diciottesimo del boss delle cerimonie.
“Be my baby” l’abbiamo cantata tutti almeno una volta nella nostra vita e continueremo con più trasporto ora che ne esiste una versione de La Rappresentante Di Lista con Margherita Vicario, Cosmo e Ginevra: questo arrangiamento lo vogliamo come colonna sonora della nostra vita (un cinque alto se lo merita, per questo motivo, soprattutto Cosmo, anche per la frecciatina al greenwashing di Eni). Veronica fa notare anche che è il momento che la musica dal vivo torni, dal vivo. Davvero è ora.
Pino Daniele è stato un perdita per il mondo della musica italiana, ve lo diciamo anche noi due, che non impazzivamo per lui. Massimo Ranieri insieme a Nek portano “Anna verrà”. Un tributo sincero da grande a grande, i due restano eleganti anche sul finale, quando danno l’impressione di andare leggermente fuori tempo: nel dubbio la standing ovation se la prendono e non siamo veramente nessuno per negargliela. Intanto buon appetito alla quota rosa del report, che sceglie il momento Jovanotti per cenare. Purtroppo la quota azzurra ha già cenato e non può distrarsi altrimenti. Bisogna sapere anche che la quota rosa lavora nell’ambito educativo e vedere le condizioni di quel banco gentilmente concesso da una scuola sanremese le fa venire un po’ il cuore stretto. Siamo nel 2022 e questa futura generazione usa banchi che quasi sicuramente saranno stati usati se non dai loro nonni, almeno dai loro genitori.
Jovanotti porta sul palco un momento di poesia, leggendo “Bello mondo” di Mariangela Gualtieri, un inno alla vita in cui cita anche Dante. Vedere prima Cremonini e poi Jovanotti sul palco dell'ariston nell'arco di due serate consecutive ci riempie il cuore di gioia e di buona musica.
Si passa sulla Costa Toscana dove Orietta Berti e Fabio Rovazzi prima della settantaquattresima pubblicità ci spoilerano gli ospiti che si esibiranno a breve: i Pinguini Tattici Nucleari che cantano la ormai celeberrima “Ringo Starr”.
Ora parliamone: bella questa cosa dei concertini sulla barchetta ma pare tutta una pacca sulla spalla di Amadeus ad Amadeus perchè, magari non ci avete fatto caso, ma gli artisti chiamati sul palco sono ex partecipanti alle edizioni passate organizzate niente popò di meno che dallo stesso Amadeus. Per la serie “guarda come sono bravo”, ma magari anche meno Ama. Ma in tutto ciò perché Orietta ha gli occhiali da thug life? Che meravigliosa.
Michele Bravi ha uno stylist deve aver cambiato idea sul cantante perché l’impatto visivo di stasera è pari alla sua bravura canora e gli rende finalmente giustizia. Si salva perché sceglie una grandissima canzone, ovvero “Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi” di Lucio Battisti. A fine esibizione Michele ci scalda il cuore portando sul palco i suoi nonni, con cui era solito vedere la kermesse sanremese. Lo fa letteralmente, mostrando a tutta Italia le fedi dei suoi cari venuti a mancare, seppur triste è un bellissimo momento: da casa non è che stiamo piangendo, è che ci è entrato un microfono nell’occhio.
Blanco e Mahmood cantano, seduti sulla scalinata più temuta d’Italia “Il cielo in una stanza” di Gino Paoli. Partite dal presupposto che la quota rosa partiva prevenuta da morire su questa versione e invece… no, i due non solo la interpretano, ma la riarmonizzano perfettamente. Bravissimi. Da brividi (che detto a loro, I mean) veramente. La quota azzurra, invece, ci tiene a sottolineare di non essere in alcun modo sorpreso: i due non stanno sbagliando niente a questo festival e se, come mooolto probabile, si metteranno in tasca l'edizione sarà ben meritato.
Rkomi porta all’Ariston i Calibro 35, una delle band più devastanti del nostro paese (qui se volete recuperarvi una nostra chiacchierata con il fondatore Tommaso Colliva): petto nudo in vista, medley di Vasco Rossi (“Fegato Spappolato”, “Deviazioni”, “Cosa succede in città”) e trema tutto il teatro.
Maria Chiara Giannetta porta un monologo meraviglioso che fatto a mezzanotte e mezza (quasi) è utile come un freezer al polo perchè chi avrebbe potuto beneficiare di questa lezione sicuro dorme già. La Giannetta parla di come si è preparata con cinque guardiani per Blanca, protagonista cieca dell’omonima serie Rai. Ammettiamo della commozione mentre l’attrice racconta cosa ha imparato dalle persone che l’hanno circondata. Toccante.
La ventesima esibizione della serata è affidata a AKA 7EVEN che, in compagnia di un’Arisa visibilmente coinvolta ed emozionata, canta “Cambiare” di Alex Baroni. Sicuramente non l’esibizione più originale della storia, ma piacevole nonostante un errorino nel testo. Big up per Arisa: che voce!
“Mi sono innamorato di te” di Luigi Tenco cantata da Highsnob (a cui hanno coperto i tatuaggi in faccia, ndr) e Hu insieme a Mr Rain ci delude decisamente tanto. Mi spiace, ma non all'altezza vocale e di performance per una canzone così.
Dargen D’Amico canta “Bambola” di Patty Pravo: è un bell’arrangiamento e Dargen a fine esibizione ringrazia l’orchestra perchè “ha fatto miracoli”. In questa redazione però siamo quasi democratici per cui diciamo che bella ma migliorabile, così siamo d’accordo tutti. Bonus positività (non Covid) per aver provato a fare una sparata generalista contro la politica ed essere stato cacciato a pedate da Ama: idolo.
Ohh la ligurissima Elisabetta Canalis, non ne sentivamo la mancanza? Dopo tutto Elisabettona è nata in Sardegna e ora abita solo in quel posto così vicino alla Liguria che è Los Angeles. Possibile che non potessero chiedere ad un autoctone di sponsorizzare la regione che ha come tratto distintivo l’accoglienza e l’attenzione del turista?
(Amic* liguri, si scherza. Senza di voi noi lombardi non vedremmo il mare e chi scrive ha una dipendenza da focaccia liscia che naviga nell’olio).
Giusy Ferreri con quello bravo ma sottovalutato e poco apprezzato della band di Morgan aka Andy ed un arrangiamento da cattivo della Disney fa fare altri punti SIAE agli eredi di Lucio Battisti, con “Io vivrò senza te”. Nulla di che.
Amadeus si impasta presentando le giurie: chiama Maria Chiara Giannetta in soccorso.
Presentano Fabrizio Moro e ammettiamo di essercelo dimenticato. Eravamo già proiettati a Tananai. Moro ci canta “Uomini Soli” e la fa sembrare una canzone sua... non in maniera carina. Se non urla non vale. *Non citare Paolo Bitta, non citare Paolo Bitta,* non citDIO DELLE CITTÀ. Mezzo punto in più per quell’ignorantissima ed insensata cassa dritta sulla seconda strofa (gliel’ha arrangiata Dargen? Mi piace pensare di sì).
Ultimo, con la speranza che il microfono non faccia scherzi e che ci faccia ballare per bene, Tananai con Rosa Chemical cantano “A far l’amor comincia tu” della meravigliosa Raffaella Carrà con una versione veramente pazzesca: i due ci svegliano e svegliano anche il pubblico che dopo Moro e la Ferreri si era un po’ ammosciato.
Console, dj, ballerini, Amadeus che urla e carica il teatro. Al di là dell’insulto ad un settore intero: che senso ha? Non ironicamente Ama salva il tutto con un saluto/omaggio a Gigi Dag, attualmente afflitto da problemi di salute. Nel dubbio anche qui in IndieVision ci uniamo, forza Gigi!
Sul podio della classifica generale si piazzano Mahmood e Blanco ed Elisa.
Il premio per la migliore cover, però, va all’unico artista che non ha annunciato l’ospite fino all’esibizione (o quasi), nello stesso festival che ha dedicato una parte di serata allo stesso ospite che era in gara: Morandi con Jovanotti. Bis del medley e premio assegnato da quel simpaticone di Toti. Gianni, performance impeccabile e superiore a tanti ventenni in gara, te lo sei meritato dai!
In attesa della finale, ecco la classifica generale complessiva:
1 Mahmood e Blanco – Brividi
2 Gianni Morandi – Apri tutte le porte
3 Elisa – O forse sei tu
4 Irama – Ovunque sarai
5 Sangiovanni – Farfalle
6 Emma – Ogni volta è così
7 La rappresentante di lista – Ciao ciao
8 Massimo Ranieri – Lettera di là dal mare
9 Fabrizio Moro – Sei tu
10 Michele Bravi – Inverno dei fiori
11 Achille Lauro – Domenica
12 Matteo Romano – Virale
13 Dargen D'Amico – Dove si balla
14 Aka7even – Perfetta così
15 Noemi – Ti amo non lo so dire
16 Ditonellapiaga e Rettore - Chimica
17 Iva Zanicchi – Voglio amarti
18 Giovanni Truppi – Tuo padre, mia madre, Lucia
19 Rkomi – Insuperabile
20 Le Vibrazioni – Tantissimo
21 Yuman – Ora e qui
22 Highsnob e Hu – Abbi cura di te
23 Giusy Ferreri – Miele
24 Ana Mena – Duecentomila ore
25 Tananai – Sesso occasionale
A stasera con la finale per scoprire il vincitore del Festival di Sanremo 2022 sperando che venga annunciato prima delle tre del mattino ad un pubblico agonizzante.
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