Cronache di Sanremo 2025, prima serata: un festival poche chiacchiere e tutta musica
- Martina Strada
- 12 feb
- Tempo di lettura: 9 min
Di Martina Strada e Federica Viola
Buonasera e benvenuti alla 75esima edizione del Festival della Canzone Italiana, noi siamo Martie e Fede e oggi saremo le vostre guide per la prima serata del Festival di Sanremo. Seguiteci e riflettete sulla domanda: a che ora andremo a dormire ora che abbiamo un nuovo direttore artistico?
Addirittura in anticipo rispetto alla scaletta prevista, alle 20.43 apre le danze l'immagine di Ezio Bosso sulle note di “Following a bird” che ci accompagna sul palco. Fa il suo ingresso Carlo Conti che spiega il regolamento della prima serata e ancora prima di accorgercene stanno presentando il primo artista in gara.
Gaia apre le danze e ci porta la sua “Chiamo Io Chiami Tu”: ritmo incalzante e vagamente reggaeton, uno dei potenziali tormentoni di questa edizione, soprattutto per l’estate. Coi ballerini sul palco vediamo già anche il primo bonus Fantasanremo.
Si prosegue con un probabilmente alticcio Francesco Gabbani, il cui buon Carlo ci ricorda essere ormai la sua quarta volta e noi ci chiediamo: quindi, perché farlo tornare? “Viva La Vita” è un brano melenso, generalista e ovvio, ma lo sappiamo che è quel che piace. Il testo non ci convince del tutto.
Intermezzo con la presentazione del nostro Gerry Scotti nazionale, primo Festivàl per lui.
Introduce Rkomi con “Il Ritmo Delle Cose”, un brano meno catchy del previsto ma da non sottovalutare. Sicuramente più a suo agio sul palco rispetto a quanto vedemmo 3 anni fa.
Abbraccione ai due presentatori e ingresso elegantissimo di Noemi, che con “Se t’innamori muori”, brano scritto, tra i vari, anche da Mahmood, ci presenta un classico sanremese: l’amore c’è, i silenzi pure, il pathos - con sforzo vocale alla Vasco - nel ritornello anche. Il mix che ti aspetti, non delude, ma a cui manca quel quid in più.
La prima pubblicità alle 21.10 ci conferma il rinnovato jingle del Festival a cura di Gabry Ponte, giusto in tempo prima di passare all’ingresso di una sbrilluccicante (cit. Gerry che mema al posto nostro) Antonella Clerici, seconda amata co-conduttrice della serata.
Tributo emozionato a Fabrizio Frizzi con le note di "Hai un amico in me", per poi passare alla presentazione di Irama con “Lentamente”. Tanto autotune, melodie che siamo già abituati ad ascoltare con lui ma outfit quasi alla Ministri che non dispiace. L’outfit, non il brano.
Seguono i Coma Cose con la signorina California in cosplay di Chapell Roan con un brano che non è male ma nemmeno ci convince, forse è la coreografia che fa un po’ effetto Rappresentante Di Lista.
Simone Cristicchi sale sul palco e ancora prima che inizi a cantare stiamo già piangendo. La delicatezza, la dolcezza, la maestria con cui Cristicchi canta i suoi brani è magistrale e non si può insegnare o emulare. Artisti con la A maiuscola come lui ne fanno uno ogni generazione e ci sentiamo fortunate a vivere nel suo stesso tempo.
Accompagnata da quattro ballerine, Marcella Bella torna sul palco del Festivàl e canta “Pelle Diamante”, un brano sulla forza delle donne, credo. Non un testo impegnatissimo ma ha una bella base, abbastanza da arrivare in top 10 finale? ne dubitiamo molto.
Pinguino aka Achille Lauro in D&G porta la sua "Incoscienti Giovani”: un brano delicato, dolce, che rimanda a “C’est La Vie”, “La Bella E La Bestia”, “16 Marzo”. Vediamo un Lauro meno scenico e più “umano”. Vogliamo sbilanciarci e dire che forse una delle migliori sentite finora? Vogliamo. E senza pentimento.
Momento dedicato alla pace con una cover in parte in ebraico ed arabo di “Imagine” di John Lennon, a cura di Noa e Mira Awad; un intento nobile da parte di Conti, anticipato da un video di Papa Francesco che incita i popoli a trovare la pace anche attraverso la musica.
Lato artisti in gara: proseguiamo con Giorgia in “La cura per me”, scritto anche questo da Blanchito Beibe e Michelangelooooo. Inattaccabile vocalmente come il primo giorno, Giorgia può cantarci il bugiardino della Tachipirina mentre abbiamo la febbre e sarà una meraviglia sempre. Sarà abbastanza questo brano da vincere il festival?
Tocca a Willie Peyote con “Grazie Ma No Grazie” che porta sul palco dell’Ariston il brano più politicamente impegnato di questa edizione sanremese ma con una bella base bar mediterraneo vibes. Oh capitano, mio capitano. Mentiremmo se vi dicessimo che non siamo impazzite per quel rimando a “Domani” degli Articolo 31.
Altro ritorno sul palco dell’Ariston: Rose Villan con “Fuorilegge” ci presenta un brano semplice ma funzionale, il seguito di “Click, Boom”. Un altro brano che in realtà sono due brani uniti, però meno accattivante a primo ascolto del pezzo dell’anno scorso, forse perchè l'effetto sorpresa era stato già usato. Una voce inattaccabile e il piacevole mix tra gospel ed elettronica comunque non dispiacciono l’ascolto complessivo.
Breve pausa bagno e si torna in teatro con Jovanotti, ospite d’onore della serata. La gioia della popolazione sanremese che si è ritrovata il Rockin' 1000 nelle vie della città alle 22:27 la avvertiamo noi che siamo ben distanti.
Un applauso invece per la signora che si è accollata a Jova e non lo mollava più urlandogli "ti amo". Nulla da dire sull’iconica energia dell’artista, l’Ariston lo segue, Carletto anche, persino un Tamberi selvatico appare sul palco. Duetto con Dardust per il nuovo singolo “Un mondo a parte”, brano intenso e arrangiato su questo palco divinamente.
Al ritorno dalla reclame il dinamico trio Conti/Clerici/Scotti presenta Olly e la sua “Balorda Nostalgia”. Un brano che è una bella ballad piena di allitterazioni di erre, il mood ci riporta all’amata “Brividi” di Mahmood e Blanco, regge bene il palco e la voce, potentissima, convince tutti. Promosso anche lui.
Elodie vestita da Uomo di Latta del Mago di Oz porta una brano con una base non male ma il testo e l’interpretazione dimenticabile. Alle 7. Avevamo aspettative onestamente più alte e ora siamo, come dicono i giovani, un po’ delulu.
Momento green washing con Virginia Raffaele e la pubblicità di Eni di cui avremmo fatto a meno anche quest’anno (e preparatevi perchè ce ne lamenteremo ogni sera).
Shablo feat. Guè, Joshua e Tormento sul palco si presentano con un simil coro gospel interessante. Il brano ha un ritornello che è letteralmente la colonna portante del brano, nel senso che Guè e Tormento non si sono minimamente avvertiti mentre Joshua ha dato prova di una voce pazzesca.
Tocca a Massimo Ranieri con “Tra Le Mani Un Cuore” scritto, tra gli altri, da Tizianone nazionale, che meraviglia. Brano molto anni ‘80 con un gusto dolce amaro al tutto. Un classico in linea con l’età (e l’esperienza) dell’artista campano.
Breve collegamento con il Suzuki Stage per qualche minuto in compagnia di Raf, che ci ripropone la celebre “Self control” prima di tornare sul palco dell’Ariston.
Siamo pronti all’ascolto di Tony Effe con “Damme ‘na mano”, che riporta il dialetto romano a Sanremo dopo Luca Barbarossa con “Passame er sale” qualche anno fa (iconico il duetto con Anna Foglietta, ma questa è un’altra storia). Tornando a Tony, look gelataio anche per lui, probabilmente per tentare la strada del bravo ragazzo. Il brano è diverso da quel che ci si potrebbe aspettare da lui ma necessita di un secondo ascolto. Vorremmo essere clementi e dire che le lezioni di canto si sono sentite ma non è questo il giorno.
Segue Serena Brancale su cui riponiamo grandi speranze e così al primo ascolto non siamo deluse. Il brano è coinvolgente, ci dà una bella botta di energia e anche dal divano mentre scriviamo ci troviamo a tenere il tempo con trasporto.
Nostro padre, nostro fratello, nostro zio, nostro figlio: Brunori Sas alla sua prima partecipazione ci riempie di orgoglio anche solo quando lo inquadrano dalle quinte. “L’Albero delle Noci” è un brano che sa del Brunori più vero, una di quelle canzoni che ti fa tanto male quanto bene. Forse il grande pubblico non è pronto per lui e un po’ siamo gelose del fatto che ora tutti sapranno chi è ma siamo così fiere che quasi ci scappa la lacrimuccia.
Buttiamo un occhio alla scaletta e notiamo con piacere di essere in anticipo sulla tabella di marcia. Aiuto.
Nonostante la caduta e l’infortunio Kekko scende le scale e si esibiscono i Modà. Il brano non è di per sé niente di nuovo o che urla avanguardia pura.
Il TG1 a mezzanotte spaccata nemmeno quando lo fanno durante l’anno. Non ci credono nemmeno loro.
Si rientra dalla pausa con Clara e il brano “Febbre”, non dispiace ma neanche convince. Applichiamo la regola di Bambi: se non hai niente di carino da dire, non dire niente. E va bene così.
Lucio Corsi con “Volevo Essere Un Duro” passa dal pianoforte alla chitarra con maestria e naturalezza. Porta un brano dolce e onesto, e lo fa a modo suo, senza snaturarsi e coinvolgendoci delicatamente nel suo racconto. Sembra per un attimo essere ad un suo qualsiasi concerto, bellissimo! Ottimo esordio.
Entra l’uomo (che onore essere definito così) del momento. Fedez canta “Battito” e con grande sorpresa nostra ci troviamo a dire che è una bella canzone, per niente scontata. La villain era di Federico sembra alle spalle: mossa di marketing di breve periodo o funzionerà davvero? Staremo a vedere. Se Fedez puntasse solo alla musica e non al gossip non lo fermerebbe nessuno. Nel frattempo la canzone ci piace e quelle lenti da alieno ci inquietano.
Si prosegue con Bresh che presenta la sua “La tana del granchio” che da degno “esponente della nuova scuola genovese” (cit.) inizia il brano come un classico di De Andrè. Apprezziamo la coerenza. Il brano sa di estate e mare della Liguria ma si perde un po’ nel finale in un cliché forse troppo sanremese: per noi è sì, anche se siamo sicure non sarà una di quelle che canteremo domattina e nei giorni a seguire.
Sarah Toscano con “Amarcord” e ci ricorda un sacco “Sinceramente” di Annalisa…forse un po’ troppo. Il brano però è movimentato e ci tiene sveglie perchè comunque è già domani quindi ci serve una smossa.
A seguire Joan Thiele con “Eco”, brano che fin da subito si apre con un ritmo che non delude e ci accompagna fino al ritornello su cui la giovane artista non casca e anzi, dà prova della voce che ha. Qualcosa di diverso rispetto a quanto ascoltato finora; se prima aveva la nostra curiosità, ora ha la nostra attenzione (semi cit.).
00:41 e si è a Rocco Hunt con “Mille vote ancora”, accompagnato dal grido del pubblico “si u chiude fort, rocchin!”, perché chi ben comincia… insomma, solito pezzo alla Rocco Hunt, nulla di più né di meno. Potenzialmente radiofonica (ahia). Non ce lo meritavamo troppo.
Non entra dalle scale perchè infortunata (“C’è del disagio”, direbbe lei) ma sale sul palco e si scatena il panico perchè si è scordata di mettere le in-ear: Francesca Michielin con la sua “Fango In Paradiso” porta un bel brano che mi ritrovo a canticchiare mentre annunciano i The Kolors e la pubblicità. Felicissima di averla come capitano e di aver riposto le mie aspettative sulla giovane veneta.
Ultimi cantanti in gara stasera: i The Kolors ci portano da Ibiza a Mykonos con il terzo capitolo di “Un Ragazzo Incontra Una Ragazza”: il bridge di "Tu Con Chi Fai L'Amore" è molto calcuttiano, ci fanno notare dalla sala della redazione, e l’idea che domani ci sveglieremo cantando questo brano ci fa paura, paurissima.
Nella nostra mente risuona la voce di Anna Moroni che urla “Antonellina, ti sei lavata le mani?” quando la Clerici si palesa sul palco con un carrello e tre piatti di trofie. I due conduttori replicano “viva le trofie” e noi ci sentiamo un po’ a disagio. Non solo perchè è l’1:07.
Carlo insieme ai suoi compagni di stasera annuncia in ordine casuale le posizioni dei cinque migliori artisti secondo il voto della sala stampa tv e web. Di seguito la top five:
Brunori Sas
Giorgia
Lucio Corsi
Simone Cristicchi
Achille Lauro
Vi ricordiamo che la classifica è casuale ma anche fosse così a noi non andrebbe onestamente bene.
Un paio di considerazioni da fine serata:
Non avevamo effettivamente delle aspettative su questa nuova gestione Conti: la Settimana Santa della musica italiana ormai si attende tutto l’anno con hype, a prescindere da conduttori e artisti. Ci troviamo a chiederci cosa ci ha lasciato questa prima puntata di Festivàl: certo una gestione dei tempi promossa anche se in alcuni momenti è sembrato di perdere qualche pezzo. Ma è davvero una questione di tempi?
Molte, per fortuna non tutte, delle canzoni in gara apparentemente risultano più dimenticabili, alcune eccessivamente melense, altre copie di mille altri riassunti, a tratti “troppo sanremesi”.
Guardando il Dopo Festival ci troviamo a dare ragione a Selvaggia Lucarelli (e non è solo colpa dell’ora tarda) quando parla di questa edizione come una restaurazione dell'ancien règime Sanremese dopo gli anni rivoluzionari di Amadeus. Non poteva spiegarlo meglio e un po’ questa cosa la vediamo come uno specchio del nostro paese e dell'attuale gestione della rete nazionale. La politica lontana, non toccata e se fatto solo con l'intento di nascondersi. Si vede il riflesso di “un paese di musichette mentre fuori c’è la morte”, direbbe qualcuno.
Lasciamo spazio ai vostri commenti riguardo la classifica e questo primo appuntamento dell'edizione di Carlo Conti e vi aspettiamo per le Cronache della seconda serata. A stasera!
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