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Coldplay, "Moon Music" è un disco nato per accontentare tutti ma che forse non accontenta nessuno - Recensione

Non tutti i venerdì sono così ricchi di attesa: è uscito meno di una settimana fa il decimo album dei Coldplay, si chiama "Moon Music" e farà parlare di sé a lungo. Chris Martin ha spiegato che "Moon Music" nasce dal desiderio di trovare una risposta alle lotte interiori ed esteriori che tutti affrontiamo. In un video pubblicato sui social ci racconta:


“Penso che questo album possa rappresentare una risposta alle nostre lotte interiori e forse anche a quelle fuori di noi; aiutarci a capire qual è la risposta migliore. E credo che Moon Music voglia dire che forse è proprio l'amore la risposta migliore”

Siamo davanti a un buon disco dei Coldplay, un risultato che, arrivati al decimo album, non era affatto scontato. Tuttavia, già da un primo ascolto, "Moon Music" mi è sembrato in alcuni punti mancare di quella coesione necessaria per essere considerato un ottimo album. Il che, si potrebbe anche dire, non essere totalmente un difetto: parliamo di un disco in cui entrano in gioco tutte le diverse anime della band, da quella più pop, al brano più romantico passando per elettronica e featuring diversi ma ben pensati. L'altra faccia della medaglia però è che strutturando il disco con così tanta varietà si potrebbe cadere nella trappola del voler accontentare tutti i gusti senza approfondirne realmente nessuno.


I miei dubbi derivano proprio dal concept che Chris Martin dichiara di aver dato al nuovo album. Doveva essere la naturale continuazione di "Music Of The Spheres", il precedente album, ma per quanto pianeti, stelle ed elementi naturali siano presenti, in Moon Music si passa dall’elettronica pulsante a ballate romantiche non sempre con una chiara transizione e con brani che sembrano quasi appartenere a progetti diversi, legati solo dal filo conduttore del romanticismo.



Il disco si apre, come nelle migliori fairy tales, con una suite sperimentale insieme al producer Jon Hopkins dall'atmosfera sognante ed extratemporale e la frase d'attacco "Once upon a time". Veniamo poi catapultati in "feelslikeimfallinginlove", singolo che ha preceduto l'album e uscito prima dell'estate, brano forte e radiofonico in classico stile Coldplay.


Partiamo con il primo brano in chiave elettro-pop, in collaborazione con Little Simz, Burna Boy, Elyanna e Tini. "We Pray" è una piacevole riscoperta della band, un brano fresco e nuovo che non mi aspettavo di trovare. Passiamo poi a "Jupiter", che invece di sperimentazione ha ben poco, se non sul finale distorto e sognatore che cerca di salvare una canzone destinata ad essere una delle meno forti del disco da un punto musicale ma non priva di significato. Racconta i pensieri, dubbi e sentimenti di una ragazza queer con grande delicatezza, evocando elementi sognanti come angeli e arcobaleni, simboli di speranza e accettazione.


"You had to hide away for so long When they say: Yourself is wrong" (da Jupiter)

"Good Feelings" con Ayra Starr, voce unica dell'afrobeats, è la canzone dalla melodia felice e spensierata del disco, quello su cui potevamo scommettere tutti, che doveva esserci e che risulta piacevole, a metà tra il funk e il pop.


"🌈" è più un intermezzo che una canzone, un brano sperimentale che richiama un po' il mood dei dieci minuti di "Coloratura", ma senza elementi di novità. Ambientazione onirica, suoni sospesi e vibes soffuse per l'unico brano che mi fa pensare davvero ad un collegamento con il disco antecedente.


Ecco "iAAM", forse il brano più riuscito di Moon Music. Non perchè sia la canzone più radiofonica o la più bella ma perchè quella con un'identità più forte. Ben strutturata, ben cantata, marchio Coldplay ben leggibile ma comunque originale.


Si passa un po' bruscamente ad "Aeterna", il brano che mi fa dire che una canzone in meno in un album a volte è la soluzione giusta per non turbarne l'equilibrio. Cassa dritta e battito elettronico che di sfere, pianeti, stelle e angeli fa perdere tutta la magia. Chiariamoci, è il brano del disco che ci farà ballare di più ai live ma se fosse uscita come singolo o con un progetto a parte avrei colto maggiormente tutta la sua essenza definendolo un brano di forte sperimentazione per una band prevalentemente pop: è all'interno dell'album che rischia di diventare una forzatura. Ad avvalorare questa opinione, Aeterna si chiude con un coro africano totalmente distaccato dal resto del brano.


Arriviamo ad "All My Love", la canzone più Coldplay dei Coldplay stessi. Ballad d'amore con la giusta dose di malinconia, un amore incondizionato e decisamente umano e fragile che affronta i momenti più bui, relazione fatta di dedizione, sbagli e di resistenza. Un romanticismo consapevole, un trionfo dell'amore che sa commuovere ed emozionare. I Coldplay con questi brani qui non sbaglieranno mai.


"Whether it rains or pours, I’m all yours" (da "All my love")

Chiude il disco "One World" che riprende il tema onirico di 🌈 e del brano di apertura "Moon Music". Una chiusura sull'importanza dell'amore nelle sue forme più varie in risposta ai vari mali del mondo. "In the end, it’s just love" è l'ultima frase cantata da Martin.


Da questa frase percepisco il cuore pulsante del disco: l’amore come risposta ai nostri dilemmi, grandi e piccoli, sia personali che collettivi. È un album che offre qualcosa per tutti, con momenti di vera brillantezza e altri molto meno riusciti, ma basta per definirlo un concept album degno di questo nome?


L'extended version dell'album, uscita domenica notte quasi a sorpresa, conta alcune live session e tre brani inediti come "The Karate Kid", "Angelsong" e "A Wave" per un totale di dieci tracce aggiuntive. Tra le inedite menzione speciale per "The Karate Kid", che ci riporta alle loro prime produzioni. Nostalgia allo stato puro, tristezza e dolore con un filo di speranza per una storia d'amore e di allontanamento. Tutto ciò che si ambisce in "All my love" passa umanamente anche da questo momento qui.


Tra quelle non inedite "Feels Like I'm Falling In Live" è una versione registrata dal vivo durante il loro ultimo tour mondiale, mentre "We Pray - Be Our Guest" rimuove alcuni versi del testo per permettere all'ascoltatore di fare la propria versione vocale, una sorta di karaoke, già pronta per Tiktok.



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