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Cip! la ricerca del "fanciullino" di Brunori Sas

Lo scorso 10 gennaio è uscito il nuovo disco di Brunori Sas, Cip! prodotto da Brunori con Taketo Gohara. A quasi tre anni di distanza da A casa tutto bene, quarto album dell’artista e disco di platino, Dario stila un decalogo per creare qualcosa di innovativo e diverso rispetto al 2017.

Si prefigge innanzitutto l’obiettivo di prediligere argomenti di ordine etico e filosofico “solo col guizzo del poeta” pesando le parole senza correre il rischio di sfociare nella banalità.

Decide di non parlare in modo diretto di argomenti di attualità se non in un contesto più ampio come nel pezzo Al di là dell’amore dove tocca il tema dell’indifferenza di fronte al tema dei migranti. Afferma: “I testi non hanno una connotazione di giudizio anche se è chiaro da che parte sto. Ho partecipato al primo meeting delle sardine a Cosenza per recuperare una visione di poetica della vita. Senza tacciarla di vecchiume, di idealismo inutile. Sono in osservazione. L’opposizione, la parte spiacevole, il male, fanno da scintilla, ma se diventano chiusura siamo davanti a un muro” (Corriere.it).


Ci dà una visione del mondo nel suo insieme come se fosse un astronauta che dallo spazio guarda la terra “Si chiama sindrome della veduta d’insieme, È la sindrome di cui soffrono gli astronauti, che, quando tornano sulla terra, non la vedono più come prima perché osservare quel puntino blu dallo spazio cambia la loro visione della vicenda umana.”

Ci parla di amore, Brunori, tenendo fede alla massima di John Lennon: “Ci sono due forze motivanti fondamentali: la paura e l’amore. Quando abbiamo paura, ci tiriamo indietro dalla vita. Quando siamo innamorati, ci apriamo a tutto ciò che ci offre la vita con passione, eccitazione e accettazione”.


Indubbiamente, questo può essere definito un album di ricerca e lo si può notare già dalla copertina - un pettirosso disegnato a matita, di Roberta Figlia – e dal titolo dell’album: Cip!Il pettirosso ispira tenerezza ma è anche fiero e combattivo. Il titolo onomatopeico vuole lasciare uno spazio all’ascoltatore per dare la propria interpretazione e, da parte mia, l’idea del sentire un suono e una voce e non solo il concentrarsi sulle parole" (Corriere.it)

Una ricerca di sé, quindi, un piccolo suono all’interno del caos della vita di tutti i giorni: “Sentivo l’esigenza di recuperare il fanciullino che c’è’ in me. Credo che i cantautori abbiano, in qualche modo, il compito di bilanciare gli estremisti e io cercavo quell’equilibrio. Qualcosa che mi desse un respiro dal mondo adulto per recuperare l’incanto, con il canto.”


Vi invito quindi ad ascoltare questo album con lo stesso spirito con cui è stato scritto e descritto dall’immagine del pettirosso “Una creatura semplice che ama intonare i suoi canti solitari sulla neve, rendendo forse un po’ meno gelidi questi nostri lunghi inverni.”


Per vederlo dal vivo, invece, trovate tutte le date e le mete del tour 2020 con la nuova data "zero" a Vigevano.


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