Anticipato dai singoli "Fiato corto" e "Notturno", finalmente lo scorso 20 maggio è uscito per Peermusic "Nello spazio che resta", l'Ep d'esordio della talentuosissima Ceneri, uno dei nomi più interessanti da tener d'occhio dell'attuale panorama indipendente italiano. Non è infatti per niente facile trovare una sensibilità e una dolcezza simile nella musica di oggi.
In occasione di questo debutto, abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con Irene che ci ha raccontato sia come nasce la sua musica, sia alcuni retroscena dietro ai pezzi che compongono il primo tassello di una carriera che siamo sicuri sarà ricca di piacevoli scoperte e a cui auguriamo il meglio.
Ciao Irene e bentornata su IndieVision! a distanza di qualche tempo dall’uscita di “Nello spazio che resta”, come ti senti? Soddisfatta di questo primo lavoro?
Mi sento molto soddisfatta e ancora molto emozionata. Pubblicare questo ep ha significato molto per me, è stato un traguardo ma anche un nuovo inizio.
L’album è nato dalla collaborazione con i B-Croma. Qual è il tuo approccio alla musica? Come nascono le tue canzoni?
Ho un approccio molto libero, quando scrivo cerco di non giudicare cosa sto facendo ma di sperimentare sempre. Le mie canzoni spesso sono dei collage di frasi e melodie che unite insieme trovano un nuovo significato.
Il primo brano del tuo Ep è "Fragile". Che rapporto hai con questa parola? pensi che la fragilità possa essere solo una debolezza o qualcosa di più?
Ho sempre avuto una sensibilità molto alta che mi porta a vivere tutto intensamente e quindi mi sono sempre sentita fragile in questo senso. Non credo che le fragilità siano dei difetti, ma anzi delle caratteristiche che ci permettono di vedere il mondo in maniera unica e sincera. Si può trovare molta forza nella sensibilità, basta saperlo accettare.
In "Notturno" canti: "Nel freddo di questo silenzio, sento qualcosa che non cambierà mai". C'è realmente un qualcosa che per te non cambierà mai?
In notturno parlo del mio paese e della vita in questo posto, le persone sono più silenziose e più intime, c’è un’atmosfera diversa dalle grandi città, c’è silenzio e spazio. Credo che queste cose non cambieranno mai, credo che la provincia rimarrà sempre uguale, nel ben e nel male.
Una frase che mi ha colpito molto in "Ladro" è "Mi sento un ladro nel mio passato". Cosa pensi di aver preso dal passato e non aver più restituito?
Spesso mi accorgo di non ricordare alcuni momenti del mio passato e questa cosa mi rattrista molto, ho paura di perdere parti di me e non poterle più rivivere. Con il tempo ho capito che l’unico modo per combattere questa cosa è dare valore al presente.
Le tue canzoni sono estremamente delicate, sincere ed intime. Sembrano un po’ il tuo rifugio sicuro, quello che da bambini chiamavamo diario dei segreti. Canzoni piene di ricordi, momenti e persone, è da questi che prendi ispirazione?
Prendo ispirazione da ogni cosa, dalla mia vita, dalle persone che incontro, i ricordi che ho, film, libri. Credo che tutto possa essere fonte di ispirazione, bisogna solo saper dare valore a ogni piccola cosa.
I vent'anni sono una fase di transizione, di crescita emotiva e di consapevolezza. Se potessi parlare alla Irene bambina, che consiglio le daresti?
Le direi di credere di più in se stessa e di imparare a volersi bene nonostante tutto, ma soprattutto di non perdere mai la creatività e la libertà di quegli anni.
Per salutarci, se dovessi associare la tua musica ad uno stato d’animo, quale sarebbe?
Forse la nostalgia. Non credo che le mie canzoni siano tristi, credo che siano uno spazio sicuro in cui riflettere, in cui immergersi e lasciarsi trasportare dai pensieri.
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