A cura di Edoardo Previti e Federica Viola
Il 22 marzo scorso I Segreti hanno pubblicato il loro terzo album in studio "Bellissimo", primo per Foolica, già anticipato dalla pubblicazione del lato A, con i primi 5 brani, il 15 marzo.
L'album vede la produzione artistica di Matteo Cantaluppi, già noto per aver collaborato con Thegiornalisti, Ex Otago e Fast Animals and Slow Kids, e segna il ritorno della band parmense con 10 brani quasi di svolta e rottura rispetto alle precedenti produzioni, sia dal punto di vista strumentale, con synth retrò uniti all'elettronica moderna e un pop tipicamente britannico di metà anni '90, che dal punto di vista dei testi, più maturi e aperti al confronto con la vita, frutto del lavoro e del vissuto degli ultimi 2 anni.
Già dalla pubblicazione del primissimo singolo "Vienimi a salvare", di cui abbiamo avuto modo di parlare nella nostra intervista, i tre giovani artisti, Angelo Zanoletti (voce e tastiera), Emanuele Santona (basso) e Filippo Arganini (batteria), ci avevano detto di quanto, cambiare, crescere e maturare nel tempo, sia stato importante per la produzione dell'album. "Bellissimo", diviso virtualmente in lato A e lato B, come se fosse un vinile da ascoltare rigorosamente in ordine, affronta proprio questo: abbandoniamo la rabbia generazionale che aveva caratterizzato il precedente "Qualcosa da risolvere" (2021) per ritrovarci a fare i conti con un passato che ha fatto male ma viene accettato così com'è, per quel che è stato, un presente che, finalmente, si riconosce come l'unico in cui si "vive davvero", e un futuro in divenire che non fa più paura, ma si cerca di affrontare passo dopo passo.
L'album cerca di dimenarsi tra la rassegnazione e l'accettazione, tra la speranza e lo sfogo, come una canzone urlata a squarciagola, un urlo liberatorio in cima ad una montagna, una corsa sotto la pioggia alla ricerca di risposte. In fondo, cerchiamo solo noi stessi, e per quanto quel qualcosa da risolvere sia ancora un mistero, "Bellissimo" dà una spinta in più per provare a scoprirlo.
Lato A
"Vienimi a salvare": accettare la propria solitudine è il primo passo per imparare a farsi salvare, o stare da soli... insieme. Un brano perfetto come apertura dell'album perché ne inquadra immediatamente il contenuto, lo stile e il mood generale.
"Adiós": il secondo brano si presenta quasi come naturale prosieguo del precedente singolo "Vienimi a salvare". Pezzo dalle sfumature rockeggianti perfetto da cantare in macchina a squarciagola senza più chiedersi perché si stia male (o bene) ma vivendo quel che si ha davanti, attorno e dentro nel modo più naturale, spensierato e aperto possibile.
"Metti una sera a cena": anche questo pezzo ci mostra il lato più rock del gruppo made in Parma. Nonostante un testo delicato, di quelli che saremmo soliti dedicare ad un'altra persona, l'amato o amata canonici, diventa un brano d'amore nei confronti di sé stessi, un invito, nel senso più generale del termine, alla libertà. "Metti il caso, mettici quello che ti pare e piace" è l'ennesima spinta che provano a dare relativamente al lasciarci andare, a prendere i sogni che abbiamo e rischiare "nella vita reale", come una sorta di scommessa nei confronti di sé ad uscire dai muri costruiti negli anni. Oltre alla spinta per la realizzazione dei propri sogni nascosti, "Metti una sera a cena" è anche un invito a cogliere gli attimi, quei momenti della giornata che spesso perdiamo o sottovalutiamo ma che, a volte, possono essere l'inizio, la miccia per un proprio cambiamento, per una propria crescita emotiva e personale.
"Loren": "e non so come, ma le emozioni cambiano anche se non le guardi e anche se non le vuoi capire"; con questo brano la band scava ancora più a fondo nell'intimità dell'Io, portando in testo quell'eterna lotta tra testa e cuore, razionalità o emozioni, che per un motivo o per l'altro attanaglia tutti. "Loren" cerca di trasmettere un messaggio molto importante, soprattutto in una società in cui l'apparenza e la superficialità la fanno da padroni. Il dolore, sentimento che logora dentro e che è difficile da esprimere per paura di essere giudicati deboli, fragili dagli altri, non deve essere visto solo come una cosa negativa poiché, da esso, si possono trovare sia le motivazioni per andare avanti ed aprire un nuovo capitolo della propria vita, sia le forze per rialzarsi ed imparare a "saper cadere con stile".
"La chiave": brano solo piano e voce, dalle atmosfere malinconiche ma anche speranzose, perfetto in chiusura di questo lato A. La forza di questa canzone è data dalla sua aurea di intimità, quasi come fosse un consiglio fraterno, e dalle immagini, immediate e fotografiche, che il testo riesce a trasmettere e in cui facilmente, l'ascoltatore non distratto, riesce ad immedesimarsi fin dal primo ascolto. "La chiave" è una sorta di manifesto dei nuovi Segreti, un inno a prendersi, quando necessaria, una pausa per ritrovare sé stessi, la propria bussola e tutto il bello che c'è, che per stanchezza, ansia o depressione, pian piano si era nascosto sotto un triste velo di grigio.
Lato B
Dopo la conclusione intima e minimale della prima facciata, il lato B riparte con "Salvami la vita" e i synth presenti danno subito una carica in più, facendo venire voglia di scatenarsi in un ballo liberatorio e spensierato; il file rouge riprende il primo brano del lato A, con un inno a farsi salvare da qualcuno, dalle fatiche e dalle guerre interne d'ogni giorno.
"Sarà un momento così": “Scusami, ma credo questo sia il limite, che mi sento andato, soffocato come un disperato […] Sarà un momento così o durerà per tutta la vita?”; è uno di quei brani che colpiscono subito nel profondo. Chi non si è mai posto le stesse domande? Chi, in un momento di sconforto, ha pensato che davvero non esistesse più alcuna via di uscita? E anche stavolta, con forza, I Segreti riconoscono quest'ansia-solitudine presente in ognuno e provano a darsi una risposta. Sarà l'amore a mancare? La soluzione per uscirne? Chissà.
"Cose piccole": piano e synth per una canzone d'amore, questa volta dedicabile al nostro +1 (o piantino perfetto per tutti gli altri); “cose piccole pronte ad esplodere” come i dettagli che ci fanno sorridere, emozionare, cose che possono distruggerci ma che, se vissute in due, possono ridarci quell'equilibrio che la vita ogni tanto ci toglie. Questo pezzo è la gemma nascosta del disco, poiché mostra una visione dell'amore diversa dal solito, più profonda e meno scontata rispetto a quella tipica delle canzoni d'amore. Infatti, in una relazione spesso non sono i gesti eclatanti a far sì che duri, ma sono proprio le piccole cose, i piccoli gesti, le piccole litigate, i piccoli sfoghi o le piccole attenzioni che spesso pongono le basi per un rapporto lungo e duraturo. Saper accettare cose come i piccoli difetti del partner e saper dare la giusta attenzione alle cose piccole che accadono durante una relazione è fondamentale, perché quasi sempre è la somma di questi piccoli eventi, in apparenza insignificanti ed irrilevanti, a decidere la profondità e la durata di una storia d'amore.
"Animale": si torna con una strumentale maggiormente grintosa, in linea con il titolo del brano e il messaggio insito: “faccio un po' come mi viene, cerco pace, guerra e amore, sono un animale e non lo dico io”. Questo brano è una specie di esortazione ad accettare la natura dell'uomo, un animale nato per socializzare, come già accennato nel 2014 dai Thegiornalisti in "Socializzare", che non deve vergognarsi delle proprie passioni, paure e contraddizioni.
"Bellissimo": la facciata si chiude con il brano che dà il titolo all'album, e la scelta non poteva che essere più azzeccata; la title track racchiude in sé tutta la rinnovata - maturata visione della vita da parte della band, innalzando questa traccia a brano manifesto del terzo album del gruppo di Parma; è bellissimo stupirsi, vivere, ascoltare, perdersi, perché è l'insieme di tutto questo che ci fa sentire vivi, e che nel bene o nel male dà la forza di continuare ad andare avanti per scoprire quel che verrà, cosa la vita ci riserva e riserverà.
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