Tornano i ragazzi de Lo Stato Sociale - quest’anno tra i big sul palco del Festival di Sanremo dopo aver conquistato lo stesso pubblico con “Una Vita In Vacanza” – e non tornano con uno ma con ben 5 nuovi dischi, uno per ogni componente della band: dopo averli visti in tour in varie date in giro per l’Italia, rotolare sul palco dell’Ariston, cantare sotto la pioggia a ferragosto e aver ascoltato le loro canzoni nei momenti migliori e anche in quelli peggiori, se c’è una cosa che ho capito è che dal collettivo dei regaz di Bologna, per fortuna, non sai mai cosa aspettarti.
«Abbiamo cercato di rappresentare quello che siamo dopo dieci anni di percorso collettivo. Abbiamo scomposto Lo Stato Sociale e, incuriositi, abbiamo scoperto i pezzi che lo compongono. L’abbiamo fatto per far capire meglio la nostra realtà e la nostra natura caotica, che è assolutamente speciale e unica nel panorama italiano: il che non è un pregio o un difetto, è semplicemente un dato di fatto».
Un progetto originale e ambizioso per far conoscere ogni singolo elemento della band valorizzando la poetica di ciascuno, per dirla alla Lodo: “Fanculo i frontmen, viva gli amici”.
Il primo membro de Lo Stato Sociale ad esordire con il proprio album è stato Alberto “Bebo” Guidetti, con “Bebo”, uscito lo scorso venerdì 29 per Garrincha Dischi/Island Record, un disco intenso dall’animo estroso in cui si riconosce già dai titoli la penna persuasiva di Bebo.
Ad accompagnarlo in questo viaggio Bebo sceglie alcuni compagni di lungo corso, a partire dalla cabina di regia affidata a Matteo Romagnoli (storico produttore de Lo Stato Sociale) e Stefano Maggiore (Immanuel Casto, Romina Falconi, etc.), passando per il “mentore” Francesco Brini, alla batteria in “Prima che tu dica pronto”.
Il disco di Bebo si apre con “La senti questa forza?” che, come lui stesso racconta, “è una frase che Checco ha ripetuto molte volte in furgone durante i tour, mi ha sempre fatto molto ridere per come la dice soprattutto perché la dice all’improvviso. Urlando.” Bebo ci parla di successo, di classifiche, di essere in ritardo e di sentirsi i secondi della classe, e di come queste cose, insieme e singolarmente, in realtà non contino nulla. La società ci vuole giovani con esperienza, vecchi ma in forma, geniali ma al nostro posto, curiosi ma non troppo, spinti sempre al massimo pur rimanendo fermi. E in un attimo sovrastimiamo il valore che tutto questo dovrebbe avere. “La senti questa forza” è un modo per ridimensionare questi discorsi, soprattutto perché, come giustamente Alberto suggerisce nella canzone:
"Ma sei sicuro che essere famosi in un paese con la Lega al 40% sia una cosa positiva?" (da "La senti questa forza?")
Di natura completamente diversa è “Fantastico!”, secondo brano del disco, il cui nome richiama il progetto Fantastico! di Bebo e di altri amanti (e odianti) della scrittura. Fantastico non è propriamente una canzone ma più un racconto arricchito dalle chitarre de i Botanici che creano il giusto clima riflessivo.
«L'ho scritta sul lungomare di Fiumicino, un giorno in cui avevo bisogno di staccare dalla città e mi sono trovato a prendere un caffè sulla spiaggia. Un mare brutto, ad essere sincero. In quel periodo eravamo fermi con la band e mi stavo domandando cosa fare…»
Domanda che, con molta probabilità, ci saremo fatti almeno una volta nella vita, specialmente nell’ultimo anno. Per questo il racconto della realtà e le riflessioni scaturite su quella panchina diventano simili ad una conversazione sincera con un amico o a un ragionamento profondo con noi stessi. Ho sempre visto il mare come un punto di ritrovo, un luogo sicuro in cui rifugiare le proprie paure e le proprie felicità. Ed ecco che a fine canzone Bebo sparisce, ci sei solo tu con i tuoi pensieri e il mare dietro le spalle. Forse il mare fuori stagione non è così male, ma solo più difficile da affrontare.
"Allora mi siedo qui su questa panchina dalla parte sbagliata della vita e penso che certuni dovrebbero fidarsi più delle circostanze che di se stessi. Io pure." (da "Fantastico!")
Era il 15 agosto 2018, quando, ad concerto gratuito de Lo stato sociale a Pescara, a ben 5 minuti dall’inizio una signora vicino a me esclamò al marito “Andiamocene Mario, questi son comunisti”. Mario era un po’ interdetto e non voleva andarsene davvero, ma credo abbia prevalso la pigrizia all’affrontare un divorzio, un classico matrimonio all’italiana. Ascoltando “2020: Fuga dall’aperitivo” ho avuto un déjà-vu. Senza tanti giri di parole Bebo ci ricorda com’è stare al mondo in una società capitalistica. Siamo nella versione 2.0 di “Mi sono rotto il cazzo”, non perché sia simile musicalmente, ma perché le rotture di cazzo non finiscono mai, ed è giusto urlarle per esorcizzarle.
"La sinistra lavorista piange da Barbara d'Urso, la sinistra perbenista balla sotto le stelle, la sinistra buonista scrive canzoni innocue e l'odio che sale in città" (da "2020: fuga dall'aperitivo")
«Prima che tu dica pronto è un'analisi profonda di un momento della mia relazione. Quando stai con qualcuno, per quanto amore tu possa provare, non puoi sovrapporti, entrare nella testa dell’altro.» Prima che tu dica pronto, la penultima traccia del disco, è una visione dell’amore più razionale, meno disillusa e più umana.
"Forse avrei dovuto prenderti dei fiori e smettere di pensare a mettere le cose in ordine prima di entrare in casa, prima che tu dica pronto" (da "Prima che tu dica pronto")
A chiudere il disco è “Sono libero”, per me il brano dal significato più struggente, probabilmente complice il delicato suono del pianoforte di Remo Anzovino. La realtà è un prodotto di tante parti dominato da reciproche interazioni e relazioni, il mondo fuori dalla nostra bolla protetta però non è esattamente il migliore dei mondi possibili. Sogniamo viaggi interstellari, nuovi pianeti e racconti dell’impossibile senza riuscire a badare al nostro mondo il minimo indispensabile.
«Sono libero è una visione, per pacificare la dicotomia che il mondo impone, che finisce con il deprimerti perché ti toglie ogni alternativa. Là fuori il mondo non è un bel mondo in cui vivere, non perché sia un nichilista, ma perchè penso si possa migliorare», ci racconta Bebo. Una canzone non facile ma necessaria, d’altronde la verità fa sempre un po’ male.
"E' importante volare leggeri sopra le cose, che non è superficialità. Volate leggeri sopra un grande Vaffanculo." (da "Sono libero")
Esiste parola migliore per chiudere un disco? Questo primo pezzo del puzzle curato da Bebo è un ottimo inizio, anche migliore di quanto mi aspettassi. Ora non ci resta che aspettare in viva e vibrante attesa il prossimo episodio.
Foto di Jessica de Maio.
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