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Immagine del redattoreMarco Anghileri

Quando "Poi Rinascere" non è solo il titolo di un disco. Bentornati Atlante, siete una sicurezza - Recensione

La prima volta che li ho sentiti dal vivo eravamo in un sottoscala di Milano. Non un sottoscala qualsiasi, sia chiaro: eravamo in quella gran figata del salotto di Shoeless Comets, in occasione della prima edizione post pandemia, nonché la prima a cui avevo il piacere di assistere. Avevo una vaga idea di quello che mi aspettava grazie a qualche live session che ero riuscito a recuperare su YouTube, ma comunque sentirmi suonare in faccia tutto “paure/verità” stando ad un metro dalle pedaliere, beh, ha reso quella serata a suo modo indimenticabile. 



Giusto per chiudere il cerchio delle prime volte intrecciatosi quella sera: ero alla prima intervista dal vivo della mia vita, e, dopo le presentazioni di rito, ho iniziato, voce un pochino tremante verso Claudio (voce e chitarra, ndr) con una domanda sulla volubilità del sound degli Atlante, dicendo che quando penso al futuro del rock in Italia sono la prima band che mi viene in mente. Al di là dell’imbarazzo che ho percepito nei loro sguardi, momento che spero anche loro ricordino con un sorriso, li ho visti affascinati dall’idea di essere a loro modo e nelle loro dimensioni apripista di una nuova piccola wave.


i tre componenti della band Atlante

A distanza di qualche anno da quella sera, il power trio torinese Atlante ha pubblicato il suo terzo disco “Poi Rinascere” (Believe / Pioggia Rossa Dischi), fin dal nome quasi a voler rivendicare la camaleonticità come cuore pulsante del progetto. Dal primo lavoro “Un’entropia di immagini e pensieri”, gioiello alt rock al quale per trovare una somiglianza mi sento di scomodare un nome di quelli grossi, tra l’altro concittadini, come i Nadàr Solo, l’elettronica si è fatta pian piano strada nella discografia dei tre ragazzi di Torino, arrivando quindi al succitato “paure/verità”, anch’esso perla lucidissima, nel quale, al fianco della sezione ritmica (e che sezione ritmica) Prezzi e Abbrancati, ha trovato il suo posto sia nei suoni che nella modulazione della voce, tra autotune e vocoder (leggi alla voce “L’inizio è la mia fine”, “Crociate” o “Lamiera”, tutt’ora la mia preferita del trio).

“Accettare il cambiamento, non rinunciare a cercare il nuovo, continuare ad evolversi, e se le cose cambiano da sé, anche il male scompare quando ci distraiamo”.

È nelle nuove otto tracce che l’elettronica la fa da padrona, andandosi ad inserire discretamente tra le membra delle canzoni, tra pattern di drum machine, campionatori, batterie ed altri tipi di percussioni, voci effettate, synth e chitarre, quasi ad accostare analogico e digitale, la dicotomia grigio-verde, vera costante sonora di “Poi Rinascere”, come ammesso dalla stessa band. Il legame parola-musica è a filo doppio: i testi sono sintetici, mai urlati, quasi intimiditi mentre rivivono passato per rielaborarlo in chiave futura con funzione terapeutica. 


I tre componenti della band Atlante


Il viaggio comincia dall’arpeggio di “27”, inizialmente accompagnato da un beat subacqueo. Una minuscola manciata di parole, tutte nel posto giusto per guidarci alla perfezione nell’immersione nell’album a partire da questa semi-titletrack, il resto lo fa l’esplosione che porta ad un finale molto più serrato.

"Se cado non è colpa mia Ci son parole che ti spingono da dietro"

“Dita”, ultimo singolo estratto, tira drittissimo per i primi 2 minuti per poi distendersi in un bridge splendido, a cominciare dall’arpeggio sullo sfondo, per poi chiudersi in un bel finale. 

"È più facile lasciarsi andare Ieri stavo come un cane Ho dormito sul pavimento"

La forma canzone viene messa un attimo da parte in “Antipodi”, tre strofe urlate dal fondo di un cuore che al momento sembra non stare troppo bene, ognuna in crescendo rispetto alla precedente, dagli stop and go del secondo verso, alla voce che si alza nel terzo.

"Ti ho già detto che tu per me sei casa Quattro mura e in centro una domanda Cosa pensi quando siamo distanti Ai poli opposti,agli antipodi"

I battiti rallentano per un attimo, è iniziata “Mostri negli Armadi”. In realtà è un’illusione che dura poco più di un minuto, per poi alzare il ritmo secondo dopo secondo, in un bel pattern che arriva al massimo nella ripetizione del ritornello.

"I tuoi occhi spaventati dal futuro È meglio distrarli"

La seconda metà di “Poi Rinascere” è aperta da “Animali Selvatici”, dalla voce di Claudio quasi in solitaria, atmosfera perfettamente spaccata dalla cassa dritta e da un beat da 10 su 10. 

"Non è la mia natura stare fermo e bruciare dentro C’è un incendio, io sono al centro e non ho paura"

Nella mia personalissima categoria di beat preferiti del disco ci va sicuramente anche quello di “Sabbia”: qui sotto uno dei testi che ho preferito, tra chitarre fuzzate e arpeggi, forse troviamo l’arrangiamento più riuscito dell’intero album.

"Ora non scorre più l’acqua C’è solo un mucchio di sabbia"

“Bolle blu” distende un attimo, solo per poco, l’atmosfera. Anche qui elettronica e bassi predominano, questi ultimi soprattutto sui ritornelli, per tornare ad un finale tra voci riverberate e un bell’intreccio di chitarre.

"Vorrei parlarti Con la testa sott’acqua Raccontarti per ore tutto quello che penso e rinchiuderlo In bolle blu"


“Non importa quanto la si possa cercare, desiderare o evitare, ad un certo punto dell’anno lei arriva e tutto rinasce”, è ad ammissione stessa degli Atlante il significato dell’intero disco, che poi è racchiuso al meglio nell’ultima traccia “Primavera”, che non a caso è anche il primo singolo estratto. A voler guardare bene, anche la musica “riassume” buona parte dei temi affrontati, talvolta estremizzando, come nel caso del fantastico stacco che introduce il finale.

"Vorrei scivolare al centro della terra Questi giorni il sole non scalda più"

In conclusione, sono due le riflessioni che mi ha lasciato quest’album. In primis, non vedo l’ora di sentirlo dal vivo, estendendo il consiglio a chi è arrivato a leggere fin qui, gli Atlante sono uno dei progetti più interessanti anche nella loro dimensione live. Infine, fremo all’idea di vedere la prossima “rinascita” della band, sperando che la ricerca resti accurata come in questo splendido disco.






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