di Federica Viola e Edoardo Previti.
Esplosivo, vibrante ma soprattutto inaspettato.
“JUNKIE” (Sony Music / Columbia Records), il nuovo album di Asp126, nome d’arte di Luciano Nardoni, in breve tempo ha conquistato i miei ascolti, diventato parte della mia personalità e fatto desiderare di fare una serata a Roma (o di trasferirmici del tutto, un sentimento così frequente da essere ormai definito tradizione, semi cit.).
Tra sonorità anni ‘80, synthwave e trappettate con stile, Asp126 ci propone una narrazione giocosa ma realistica, irriverente e a tratti malinconica. Produzione affidata a WISM e Fabio Grande, Lovegang quasi riunita grazie alla partecipazione di Franco126 e Ugo Borghetti e completano la lista di feat Wayne, Tutti Fenomeni e Branca. Un lavoro di squadra, potremmo dire, in cui Asp126 sperimenta, si diverte e si ritrova brano per brano, lasciando tracce di sé che faranno ben felici sia nuovi che vecchi ascoltatori.
Ma andando per ordine, vi proponiamo oggi la nostra recensione a quattro mani, sperando di rendere giustizia al lavoro e di incuriosire anche i più scettici.
L’album si apre con “Ovvio”, un mix di energia, irriverenza e spensieratezza perfetto per immergerci nello scenario di Junkie. Brano fortemente caratterizzato da vibes anni '80 che sembra essere uscito dalla colonna sonora di un film estivo dei fratelli Vanzina e che mette in chiaro, fino dalla drum machine iniziale, il sound che contraddistinguerà questo lavoro di Asp126. Su un tappeto sonoro dance caratterizzato da synth e un ritmo fortemente danzereccio, con un motivetto che sembra citare "Un'estate al mare" di Giuni Russo, l'artista sembra mettersi a nudo, parlando di una relazione mai nata ma che non avrebbe funzionato, descrivendo all'interno delle strofe il suo modo di vedere le cose e alcuni atteggiamenti legati al suo carattere.
Secondo brano la title track “Junkie”, che vede la collaborazione con Wayne, conosciuto ai più come membro della Dark Polo Gang; il testo esplora il delicato tema della dipendenza attraverso metafore di vita reali e non, come il più classico dei tira e molla da cui si è soliti non capire per quale motivo si ricaschi. Un po’ trap, un po’ elettronica, un po' disco fine '70, su tutti i Bee Gees di "Stayin Alive", l’italo-dance non abbandona neanche questa traccia.
È ora il turno di Franco126 con “Divisi”, neanche a dirlo primo brano a trasportarci nella dimensione più malinconica di Junkie. Una relazione conclusa, momenti passati che assalgono i ricordi, presa a male e introspezione. Un testo fortemente cinematografico, caratterizzato da immagini evocative che creano il canovaccio perfetto per consentire agli ascoltatori di crearsi un proprio malinconico videoclip mentale. Grazie allo zampino di Franchino ci sembra di essere davanti ad una Stanza singola 2.0, versione synth-pop, e ci piace proprio per questo.
Introspezione e ambiguità sono, a mio parere, i due termini che meglio descrivono “Unici”, brano con Tutti Fenomeni che esplora quel senso di vuoto e desiderio di grandezza che riecheggia un po’ i temi di Enea, film di Pietro Castellitto in cui figura proprio il nostro Giorgio Quarzo Guarascio (nome anagrafico di Tutti Fenomeni, ndr). Inoltre, l'attacco della strofa di Tutti Fenomeni cita, non tanto in maniera velata, "Destra - Sinistra" dell'immenso Giorgio Gaber, brano che sembra aver ispirato anche il sound generale di questo brano.
La quinta traccia ha lo stesso pattern di un qualsiasi brano degli Smiths e dei Cure: base ritmata e allegra vs testo malinconico e sofferente. “Dimensione” è lo spazio in cui Asp126 si rifugia nel tentativo di ritrovare qualcuno, scappare dal dolore che lo assale e a cui non riesce a dare un nome. Vibes: Frankie Hi-Nrg.
Branca ci riporta ad un certo grado di spensieratezza con “Lei quando balla”. Introdotta da un synth alla Stranger Things, questa è una canzone che sembra sia nel testo, che racconta di una serata in discoteca, che nella musica la celebrare italo-disco del grandissimo Pino D'Angiò.
Averti qua accanto mi ha dato lo spunto per pensare a tanto, persino a tutto. Mi sono affranto, sentito un punto disperso nell’universo, distrutto. (da "Lei quando balla")
Altro brano, altro membro Lovegang: Ugo Borghetti ci accompagna in “Alla cieca”, per tutti noi ancora un po’ persi, in perenne confronto con gli altri per trovare risposte nel posto sbagliato. Non è uno dei miei brani preferiti, ma ammetto di sentirlo tutto: l’incertezza della vita, del futuro, di chi siamo e cosa dovremmo essere, sono tutti temi che descrivono in parte la nostra generazione e in cui è facile ritrovarsi. Rispetto a tutte le altre tracce del disco, "Alla cieca" è quella che musicalmente si distacca di più dalle sonorità italo-dance di "Junkie", richiamando quelle ballad indie-pop di dischi come "Multisala" di Franco 126.
“Triste lunedì” conclude la tracklist: anche qui, come nel precedente brano, tocco nostalgico, pianoforte di base e delicati cori sullo sfondo, vanno per la maggiore. La narrazione ci riporta ai ricordi d’infanzia, felici per un sabato di gioco e senza altri pensieri. Il tutto, in contrasto con consapevolezza del presente, fa emergere un tratto dolce, delicato e inaspettato di Asp126, che sceglie così di chiudere questa sua prima tappa da solista.
Ed eravamo certi che saremmo stati liberi, vivendo senza limiti e collezionando lividi. Diventava sabato anche un triste lunedì, sembrava inevitabile comportarsi così. (da "Triste lunedì")
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