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1983-2024, addio Nofx: 10 canzoni per celebrare l'iconica punk band

Ieri notte, a San Pedro, si è tenuto l’ultimo concerto dei Nofx. La storica punk band californiana ha concluso così il tour d’addio, garantendo e giurando che non ci saranno altri concerti, in nessun modo. Mi raccomando, non fatevi trarre in errore: la maglia del tour 2028 annunciata qualche giorno fa, con caption “You wish.” è solo una simpatica gag.



Sì, questo è un articolo celebrativo.


Era qualcosa come l’estate tra la seconda e la terza media, o forse quella dopo: io e un’amica ci scambiammo col bluetooth una manciata di canzoni e tra queste una mi folgorò. Probabilmente ora non la metterei nemmeno nella top 50 della band californiana, è vero, ma se penso ora a quello che fu per me ai tempi sentire “The Man I Killed”, ecco, forse capisco perché più di 15 anni dopo sono qui a farci un articolo su: in un minuto e mezzo di brano la voce di Fat Mike, che qui su una base scanzonata raccontava gli ultimi attimi di vita sulla sedia elettrica del killer del presidente degli USA, mi aprì un mondo.



Da lì in poi ore e ore di ascolti, tra i 14 album in studio, i 18 EP, gli split ed i 3 dischi dal vivo, senza dimenticare i full live su YouTube spesso di infima qualità che ho avuto il piacere di consumare, hanno reso questi 4 scappati di casa la band che ho ascoltato di più nella mia vita. Come me qualche migliaio di ragazzi a cavallo tra gli anni ‘90 ed oggi, che ieri sera hanno dedicato almeno un pensiero a Fat Mike (voce e basso), El Hefe ed Eric Melvin (chitarristi) e Smelly (batteria). La realtà è che non mi andava di non dedicare anche qualche riga a questo momento, quindi ho deciso di farne una playlist che, sicuramente, non farà contenti tutti i fan, ma a mio avviso è un buon modo per scoprire ed avvicinarsi ad una realtà che ha scritto una pagina importante della musica oltreoceano. Buon ascolto!


foto band nofx


1. Linoleum (Punk in Drublic, 1994)

La canzone più bella della storia della musica, non serve aggiungere altro.




2. The Decline (The Decline EP, 1999)

Si, esatto, un pezzo punk di 18 minuti. Un alternarsi continuo di temi, riffoni leggendari, ritmi e un testo che scolpisce alla perfezione tutte le contraddizioni della ”più grande democrazia del mondo”. Pubblicato nel 1999, è stato dapprima reinterpretato dalla Baz’s Orchestra, che poi i Nofx hanno portato dal vivo per una data circa quattro anni fa, di cui esiste una live rec di ottima qualità. Il risultato è tutto da gustare.




3. 72 Hookers (Self Entitled, 2012)

“72 virgins can never stop a war / but 100.000 blow jobs can beat the Marine Corps” è la prima frase del ritornello di questa canzone, un verso a tutto il terrorismo islamico ed ai fanatici di varie religioni. Una battuta un pochino spinta dopo questa canzone in un live a Las Vegas costò loro l’annullamento di una manciata di date negli Stati Uniti, paese nel quale evidentemente le armi le puoi solo comprare, ma guai a farci una gag eh!




4. Arming the Proletariat with Potato Guns (Backstage Passport, 2014)

Questa non è una canzone per davvero, si tratta più di una cozzaglia di barzellette più o meno razziste tra i membri. Tra i più attivi, ovviamente, Fat Mike (ebreo) e El Hefe (messicano).




5. Theme from a NOFX album (Pump Up the Valuum, 2000)

L’introduzione suprema, la presentazione perfetta. In questo sgangherato valzer guidato dalla fisarmonica di Melvin, ogni strofa presenta un membro della band, tecnici compresi, tra imitazioni dei padri, stoccate al pubblico e frasi tipo “My name is Fat Mike, I'm obsessed with big lesbians / I've been a punkrocker for most of my life / I sing kinda flat I'm not really so fat / But that's how I hit them with a hook or a slice”.




6. The Malachi Crunch (Ribbed, 1991)

Tratta da quel capolavoro di disco che è “Ribbed”, alla lunga probabilmente il mio disco punk preferito in assoluto, “The Malachi Crunch” racconta la storia di un fan conosciuto da Eric Melvin e Steve Kidwiller (ai tempi chitarrista) e successivamente invitato ad una festa, alla quale non si presentò, poiché assassinato in un pestaggio ad opera di una gang di skinhead.




7. The Separation of Church and Skate

“When did punk rock become so safe?” è la frase intorno alla quale ruota tutto il brano, è un po’ la colliniana “ci hanno davvero preso tutto”, per tradurre alla musica italiana, anzi, ad una bella nicchia della musica italiana. Una delle canzoni più amate dalla fanbase, un inno al (poco) punk americano non ingurgitato dal capitalismo.




8. “11 songs in 6 minutes”

Un esercizio di stile? Forse sì, chiaramente live. Nell'ordine: "Hobophobic", "Fuck The Kids", "Juice Head", "IQ 32", "Monosyllabic Girl", "I'm Telling Tim", "Instant Classic", "Can't Get The Stink Out", "See Her Pee", "I Wanna Be An Alcoholic", "Fuck The Kids II".




9. Bob (White Trash, Two Heebs and a Bean, 1992)

A questa sono legatissimo: fu forse, a discapito di “The Man I killed” di cui ho parlato nell’intro, il mio vero primo amore di questo malandato quartetto. Un pezzo sincero, punk rock con un bridge prima reggae e poi ska e un finale che è lì da ascoltare. Oi oi oi!




10. Linewleum (Single Album, 2021)

“Da oltre 25 anni migliaia di grandi band hanno coverizzato, male, la nostra canzone “Linoleum”, questo video è dedicato a loro” è la frase che apre il video del riarrangiamento della canzone al punto 1, in featuring con gli Avenged Sevenfold. Spoiler: hanno provato ad inserire nel videoclip tutte le cover che hanno trovato su YouTube, ma erano così tante che ne hanno dovuto fare un altro, ovviamente intitolato “Linewnewleum”.




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