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Immagine del redattoreMartina Strada

ABBA - DocuVision

DocuVision capitolo tre vi dà il benvenuto e vi invita ad essere sinceri con voi stessi: oggi parliamo degli ABBA ed è inutile che mentiate perché lo so che la loro discografia la sapete a memoria.


Tutti abbiamo un guilty pleasure musicale, una band o un genere che nascondiamo su Spotify perché la sola idea che qualcuno possa saperlo e quindi deriderci o addirittura giudicarci male ci fa tremare.


Gli ABBA, nessuno ha ancora capito perché, sono uno dei più grandi guilty pleasure musicali e io mi faccio paladina di noi vergognosi fan della band svedese per dire che dobbiamo smettere di nasconderci per ballare “Mamma Mia”, di cantare a bassa voce “Dancing Queen” o di trattenerci dal non rispondere cantando quando qualcuno dice per sbaglio “Waterloo”.


A sostegno di questa tesi vi porto “ABBA”, un documentario che trovate su RaiPlay la cui sola vera pecca è che è doppiato e non potete metterlo in lingua originale.

ABBA” fa parte della serie “Rock Legends” che viene trasmessa su Rai5 ad orari – permettetemi di dirlo – veramente infelici come l’infrasettimanale alle 00.45, ragione ennesima a riprova del fatto che la musica nel Bel Paese è sempre considerata come le penne lisce nel supermercato in pandemia globale.

L’episodio è piacevole (se non si pensa al doppiaggio) e la storia del gruppo svedese è raccontata da diversi giornalisti inglesi della BBC che non si può certo dire che non siano preparati, anzi.


È un peccato che non ci siano interviste o stralci di tali agli ABBA ma questo non lo rende meno carino, dà molti spunti a coloro che non conoscono in maniera approfondita la loro discografia e non accenna purtroppo a “Mamma Mia!” sia musical teatrale che film (per cui invece dovremmo fare un articolo a parte perché chi non ha visto il film si perde molto ma il documentario è del 2005 e il film è del 2008 e temo sia la ragione principale per cui non ne fanno cenno).


È interessante il racconto del cambio di stile del gruppo, le curiosità sul perché i loro iconici abiti sono così sbrilluccicanti al limite di quello che oggi definiremmo trash, gli equilibri tra le due coppie che hanno dato le basi alla musica pop.


Gli ABBA, come tali, si formano nei primi 70 del secolo scorso e si sciolgono intorno ai primi 80. Pensate in circa dieci anni questi quattro artisti che erano grandini già da soli, tutti insieme che cosa hanno lasciato in eredità agli ascoltatori di ogni età dei decenni a venire. Se non ci fossero stati non avremmo avuto la loro influenza nella musica pop o un musical in cui canta Meryl Streep.


Non ci sarebbe stata “Thank You For The Music” il cui ritornello dovrebbe essere stampato nella mente di chiunque ascolti musica anche solo per diletto o per sport.


"So I say thank you for the music

the songs I’m singing

Thanks for all the joy they’re bringing

Who can live without it,

I ask in all honesty

What would life be?

Without a song or a dance what are we?

So I say thank you for the music

for giving it to me"




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